Catania, un comune “alternativo alla destra”: asili nido per tutti…i ricchi

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Com’è finita ieri sera? Ecco cosa scrive “Catania Bene Comune”… “approvata la riforma. Buona notte asili nido. Privatizzazioni, esternalizzazioni e licenziamenti.

Alle 4,36 della notte di giovedì 19 dicembre 26 consiglieri comunali su 45 hanno approvato la Riforma proposta dalla Giunta Bianco dicendo buona notte agli asili nido e alla città di Catania. Nel nuovo regolamento degli asili nido approvato è prevista la progressiva esternalizzazione dell’intero servizio a cooperative private, l’accreditamento di asili privati che a spese del Comune avranno la possibilità di offrire il servizio e un aumento considerevole delle rette mensili a carico delle famiglie.

Le battaglie coraggiose dei genitori e delle lavoratrici, affiancate da Catania Bene Comune, da collettivi e da associazioni, hanno comunque costretto il Consiglio comunale ad apportare delle modifiche che rendono più eque le fasce di reddito per il calcolo delle rette mensili (viene aggiunta una fascia per i redditi sotto i 12 mila euro annui la cui retta ammonta a 55 euro per il tempo corto e a 144 euro per il tempo pieno). Modifiche che però non mutano la sostanza della riforma che porterà nel breve periodo all’espulsione delle famiglie meno abbienti a causa dei costi elevati delle rette, all’esternalizzazione totale del servizio e, se l’utenza non potrà permettersi il costo, alla chiusura degli asili comunali.

Il 60% dei bambini iscritti fino ad oggi agli asili nido ha pagato dai 0 ai 44 euro per il tempo corto e dai 24 ai 66 euro per il tempo pieno. Importi che hanno assicurato l’accessibilità del servizio alle fasce più deboli e garantito la copertura dei posti disponibili negli asili, con conseguente mantenimento del livello occupazionale. Tale livello di accessibilità del servizio, di equità e di qualità viene smantellato dalla riforma approvata tramite l’abnorme rincaro delle rette e l’aumento del rapporto tra lavoratrici e bambini (da 1 a 6 a 1 a 10 per le educatrici e da 1 a 12 a 1 a 13 per il personale ausiliario). Gli asili purtroppo tenderanno a svuotarsi perché troppo cari, il personale perderà il lavoro e il progetto economico di tenuta degli asili collasserà. Gli emendamenti approvati dal Consiglio Comunale tentano di mettere alcune pezze alle gravi problematiche che la delibera produce ma è l’impianto complessivo della riforma che è votato al fallimento se non si interverrà repentinamente con una ulteriore riduzione delle rette, un blocco delle esternalizzazioni, l’internalizzazione del personale ausiliario e l’assunzione di nuove puericultrici comunali. Sicuramente, in questo quadro, non basterà qualche emendamento a salvare la faccia di una maggioranza consiliare che si dovrà assumere la responsabilità di aver privato di un servizio essenziale la parte di città più debole.

Ma con l’approvazione della riforma è la Giunta Bianco che dimostra ancora una volta la propria inadeguatezza e la propria vocazione antisociale. È infatti gravissimo che sia proprio il Sindaco Bianco, tramite il suo Assessore ai Servizi sociali Trojano, a determinare la progressiva privatizzazione e chiusura degli asili nido dopo aver promesso in campagna elettorale l’estensione del servizio per le fasce più deboli e per i quartieri più disagiati.

Assessore Trojano tra l’altro sfiduciato nei fatti dalla maggioranza del Consiglio Comunale che prima ha criticato la proposta iniziale imponendo degli emendamenti e poi, tramite l’approvazione di un ordine del giorno, ha disposto lo spostamento del servizio degli asili nido dall’Assessorato ai servizi sociali all’Assessorato alla pubblica istruzione, guidato dall’Assessora Scialfa.

Le battaglie condotte nelle ultime settimane da genitori, lavoratrici e da Catania Bene Comune non si arrestano con l’approvazione della delibera sugli asili nido. Da gennaio bisognerà costringere il Comune di Catania ad abbassare le rette tramite l’utilizzo di fondi regionali ed europei, garantire una cospicua copertura al capitolo di bilancio previsto dal regolamento degli asili nidoper permettere l’esenzione dal pagamento delle rette alle famiglie indigenti. bisognerà inoltre garantire l’attuale livello occupazionale degli asili difendendo il posto di lavoro e il reddito delle 99 lavoratrici ausiliarie (se il numero di bambini sarà inferiore a 740 molte verranno licenziate) e controllando il rispetto dell’accordo sindacale che prevede il mantenimento negli asili nido di 100 educatrici comunali, come infine sarà necessario impedire tentativi di privatizzazione e di ulteriore esternalizzazione del servizio.

L’approvazione di alcuni emendamenti, la riduzione parziale delle rette, così come la sostituzione dell’Assessore Trojano nella gestione degli asili nido dimostrano che la lotta paga. La battaglia per la difesa degli asili nido pubblici non finisce qui.

Servizi sociali, asili nido e lavoro sono diritti inalienabili e vengono prima delle leggi di stabilità finanziaria. Le forze politiche che a Catania privatizzano e rincarano le rette sono le stesse che a Roma hanno votato i tagli agli enti locali e hanno obbligato i comuni ai piani di rientro. Da un lato ci sono loro, dall’altro c’è l’opposizione a chi ha governato la città negli ultimi anni e continua a governarla oggi. Da un lato ci sono gli interessi della grande finanza e delle misere clientele, dall’altro c’è la giustizia sociale e la democrazia.Catania Bene Comune”.

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Redazione Iene Siciliane

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