Stamattina nei locali della Camera del lavoro (nella foto un momento dell’incontro) c’erano i rappresentanti di Cgil e Cisl, Filctem e Femca, a segnare ancora una volta la strada necessaria per ultimare tutti i passaggi, ma c’erano soprattutto loro, i 74 operai che hanno investito tutto la loro liquidazione per fare il “grande salto” della loro vita, in barba alla crisi ed alla disoccupazione. In testa il presidente e il vicepresidente della cooperativa, e cioè Sergio Magnanti e Salvo Falsaperla. Presenti anche i segretari provinciali delle categorie che hanno seguito la vertenza passo dopo passo, e cioè Peppe D’Aquila della Filctem Cgil e Renato Avola della Filctem Cisl, insieme ai segretari generali di Cgil e Cisl Angelo Villari, ed Alfio Giulio, ed alla segretaria confederale Margherita Patti.
“Quando mi chiedono se siamo finalmente soddisfatti io rispondo che è ancora presto per dirlo- sottolinea D’Aquila- Certo, finalmente i lavoratori si riappropriano degli immobili al 50% (il resto è della procedura straordinaria) e del marchio. Ma per ripartire sul serio è necessario adesso che si attinga ai fondi per la ristrutturazione. Si tratta dei 5 milioni e mezzo previsti dal business plan e possibili da recuperare grazie ai fondi regionali disponibili. Una possibilità, questa, legata ad una legge figlia di un’intesa tra istituzioni e politica, per una volta operativa e vincente. Certo, dovremo partecipare al bando e aggiudicarcelo, ma se tutto andrà per il verso giusto nei primi mesi del 2013 il riavvio dei lavori potrebbe essere finalmente reale”.
L’ “intesa” è quella raggiunta tra deputati di vari schieramenti alla Regione (Arena e Raia, oggi presenti all’incontro, e Cracolici) che curarono un emendamento che si rivelò determinante.
“Un esempio di politica positiva – ha aggiunto Villari- che darà via libera alla ristrutturazione dei locali. Oggi parte una nuova fase della Cesame. Ed è per questo che lanciamo un appello affinché le istituzioni seguano questa vicenda sin in fondo, prendendo spunto dalle buone cose fatte sino ad oggi”.
Per Renato Avola c’è dunque da “essere soddisfatti, ma ancora a metà. Siamo felici di mostrare alla città che esiste un gruppo di 74 persone che ha deciso di investire i loro unici beni in un’operazione difficile. Ma inevitabilmente, non possiamo non pensare agli altri 70 operai che sono due volte vittime: prima del licenziamento, oggi dei tanti protocolli disattesi dalle amministrazioni locali che, eppure, avevano preso un impegno serio per il loro ricollocamento”.
Alfio Giulio insiste sull’ “esempio virtuoso del caso Cesame che potrebbe essere applicato ad altri casi analoghi ed altrettanto difficili, che purtroppo non mancano nella nostra provincia. E’ la dimostrazione che il fronte comune può finanziaria portando a risultati insperati. La Cesame era un fiore all’occhiello della produzione locale e può tornare ad esserlo”. O per dirla con Margherita Patti, “che tutto ciò serva almeno da esempio a tutti gli imprenditori che spesso dimenticano qual è la loro missione fondamentale: creare lavoro e ricchezza rischiando prima di tutto in proprio”.
Del tormentato iter che ha portato gli ex lavoratori Cesame fino a questo punto, e del cammino verso la ricostruzione di cui hanno fatto parte anche la Uil di Catania e le Centrali cooperative, hanno raccontato anche Magnanti e Falsaperla, ringraziando “i sindacalisti che ci hanno supportato ma anche incoraggiato, e persino ideato iniziative importanti per il nostro destino e l’avvocato Andrea Musumeci che ha guidato le fasi più delicate”.
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