Chiaroveggenza e Giornalismo, Giustizia ed Editoria: clamoroso a Piazza Verga, richiesta di rinvio a giudizio per l’editore Mario Ciancio per concorso esterno in associazione mafiosa. Gip Alessandro Ricciardolo!

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dei vituperati Marco Benanti e Ignazio De Luca.
“Tanto tuonò che piovve”. Mai tale espressione fu tanto appropriata. Ci sono voluti solo 30 anni: di si dice, di sussurri, di voci di corridoi dei palazzi del Potere e alla fine, dopo il rigido riscontro, quasi maniacale, di tutto quanto accennato sopra, che ha prodotto la  monumentale documentazione contenuta in 57 faldoni, il sostituto procuratore Antonino Fanara, il procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi, hanno chiesto il rinvio a giudizio, dell’editore Mario Ciancio per concorso esterno in associazione mafiosa.
Manca solo l’ufficialità ufficiale, insomma mancano gli “articoli” dei “media ufficiali” della città (il “vecchio” e l’ “erede”), ma la sostanza della notizia c’è tutta.
Una richiesta di rinvio a giudizio, quello per l’Editore, da parte di quella Procura assurta, un tempo, agli onori(?) della cronaca Nazionale, con la nota locuzione di perno essenziale del  “Caso Catania”, che, per questo, definire “storico” appare riduttivo.
“Caso Catania“, emblematico connotato distintivo valoriale,fortemente negativo, della città in cui viviamo, dove i Poteri Forti la fanno da padroni… da sempre.
“Caso Catania“, che il compianto Giudice Titta Scidà “pazzo”, per la Catania perbenista, non si stancò mai di denunciare come sistema putrido e marcio in grado di mostrare i muscoli e i rigori della legge, solo nei confronti degli ultimi e dei diseredati, ancora meglio se minori.
“Caso Catania”, che in coro segmenti minoritari e residuali di società civile, hanno inteso portare come segno distintivo della loro diversità caratterizzata dalle stimmate dell’antimafia e della Giustizia giusta, salvo poi rivedere e magari modificare (a parte una minoranza della minoranza) le intransigenti posizioni iniziali, se fruttuoso per il proprio tornaconto personale.
Oggi il”Procuratore straniero”, col rinvio a giudizio dell’Editore, spazza via 30 anni di sussurri e pettegolezzi.
Senza Titta Scidà tutto questo non sarebbe accaduto.

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Redazione Iene Siciliane

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