“Circa il 50% dei comuni siciliani non aggiorna i propri piani di emergenza e molti di più non li pubblicano sul sito istituzionale”. A lanciare l’allarme è Carlo Cassaniti, vicepresidente dei geologi di Sicilia


Pubblicato il 08 Settembre 2011

 

Carlo_Cassaniti

Con Carlo Cassaniti (nella foto), vicepresidente dell’Ordine regionale dei Geologi di Sicilia, abbiamo parlato dell’importanza, in chiave preventiva, dei piani di protezione civile. Strumenti essenziali che gli enti territoriali sono obbligati ad aggiornare e diffondere anche per mezzo dei loro siti istituzionali.

Nell’esclusiva intervista che vi proponiamo qui di seguito, il dott. Cassaniti, che è anche un esperto in materie geologiche e minerarie  del Consiglio Regionale delle Miniere, nonché consigliere ad honorem dell’Associazione Geologi della provincia di Catania, ha affrontato anche altri rilevanti tematiche.

Dott. Cassaniti, molte amministrazioni comunali parlano di carenza di prevenzione: ma loro la attuano?
La legge 225 del 1992 che ha istituito il Servizio Nazionale della Protezione Civile prevede all’art. 3 le attività e i compiti di protezione civile che a vario titolo devono svolgere gli enti statali, regionali e comunali. In particolare la Prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti ad eventi catastrofici anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione.

I sindaci costituiscono l’autorità comunale di protezione civile e pertanto devono provvedere ad attuare, in ambito comunale, quanto previsto in termini di prevenzione dalle normative nazionali e regionali. L’informazione degli scenari di rischio e dei comportamenti da assumere prima, durante e dopo l’evento, sono quindi la base di una buona prevenzione. Come già da qualche anno segnalato da noi Geologi proprio la scarsa diffusione di tali informazioni costituisce motivo di preoccupazione anche nei cittadini come è emerso nel rapporto Eurispes Sicilia commissionato dall’Ordine dei Geologi nel 2010 dopo gli eventi tragici del Messinese.

Quali normative obbligano alla diffusione dei Piani di protezione civile?
Le norme che prevedono la diffusione dei piani fanno riferimento alla Direttiva della Comunità Europea 2003/4/CE sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale  e al D. Lgs. 195 del 19 agosto 2005; quest’ultimo prevede che l’autorità pubblica stabilisce un piano per rendere l’informazione ambientale progressivamente disponibile in banche dati elettroniche facilmente accessibili al pubblico, da aggiornare annualmente. Tra le informazioni oggetto di diffusione rientrano “le politiche ed i piani riguardanti l’ambiente, le valutazioni dei rischi, ecc.”.

In che percentuale i Comuni sono in regola con le normative vigenti?
Da una ricognizione effettuata nel 2010 emerge che circa il 50% dei comuni siciliani non provveda ad aggiornare i propri piani di emergenza ed una percentuale molto più alta si registra per i comuni che non pubblicano i piani di protezione civile sul sito web istituzionale.

Quali sono le più ricorrenti violazioni?
Il paradosso nel settore della pianificazione in materia di protezione civile è che non esiste una norma regionale che preveda l’obbligatorietà di periodici aggiornamenti e relative sanzioni, sebbene nel febbraio del 2011 siano state pubblicate in gazzetta le “Linee Guida per la redazione dei piani di protezione civile comunali ed intercomunali in tema di rischio idrogeologico” con l’indicazione per i comuni di aggiornare i piani di protezione civile secondo quanto previsto dalle stesse. Il caso siciliano più eclatante è rappresentato dal Comune di Catania che, considerato tra i primi comuni a più alto rischio sismico (e vulcanico) d’Europa è dotato di un piano di protezione civile redatto nel 2001 e approvato nel 2002: una città metropolitana come Catania negli ultimi dieci anni ha cambiato significativamente volto in termini di infrastrutture, popolazione, etc e pertanto è evidente come un piano “vecchio” di 10 anni non rappresenti più quello strumento di pianificazione previsto dalla normativa vigente. Sul sito del Comune è pubblicata anche la bozza di aggiornamento redatta tra il 2007 e il 2008 che però non è mai stata adottata e risulta, ad oggi (dopo 3 anni), in fase di completamento…

Cosa fate per invogliare gli enti territoriali ad applicare le normative? Sono previste sanzioni?
L’Ordine dei Geologi da anni segnala sia alle istituzioni che alla popolazione l’importanza della comunicazione ambientale e la necessità di aggiornamento delle pianificazioni a tutti i livelli, dai piani di protezione civile ai piani regolatori generali, dai piani territoriali provinciali al piano per l’assetto idrogeologico regionale (P.A.I.). Purtroppo la politica sembra disinteressarsi degli evidenti problemi di fragilità del territorio italiano come evidenzia l’ultima notizia sulla manovra di governo che ha previsto di cancellare il finanziamento da un miliardo del fondo per il dissesto idrogeologico. Siamo una Nazione che vive i problemi legati ai rischi geologici sull’onda dell’emozione dopo una tragica catastrofe… appena si spengono i riflettori si ritorna alla normalità dimenticando tutto.
Più che alle sanzioni credo che le amministrazioni pubbliche debbano adempiere a quanto prevede la norma per senso etico e di responsabilità verso i propri cittadini: un terremoto o un alluvione quando arriva colpisce tutti gli strati della società, a prescindere dal ceto sociale o dall’appartenenza politica. Penso agli “Angeli di San Giuliano di Puglia” quando nel terremoto del 2002 che cancellò la vita di 27 bambini e di una maestra, perse la vita anche la figlia del Sindaco che più che con la giustizia dovrà fare i conti per sempre con la propria coscienza.

Nei comuni pedemontani, quanto importante può essere un piano di protezione civile? Per quali motivi in particolare?
I comuni etnei rispetto al passato oggi rappresentano dei grossi centri abitati e tale trasformazione urbanistica non è stata accompagnata da un progressivo ammodernamento e potenziamento del sistema viario e dei servizi in genere, pertanto in caso di eventi sismici e/o vulcanici ritengo abbastanza probabile il verificarsi di elevate difficoltà in termini di evacuazione (via di fuga, etc). Molti di questi comuni sono ormai oggi separati virtualmente da un limite amministrativo ma rappresentano un tessuto urbanistico continuo e pertanto in tali aree sarebbe necessario un maggiore coordinamento per la pianificazione dell’emergenza.

Rispetto a dieci anni fa, come giudica la situazione attuale, che passi avanti sono stati compiuti?
Come evidenziato negli ultimi comunicati stampa dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia la situazione attuale, rispetto a 10 anni fa, è ancora insufficiente a garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio etneo. Noi geologi riteniamo con grande convinzione che bisogna necessariamente fare “Prevenzione” ed impiegare maggiori fondi per la sicurezza del territorio che abbiamo ereditato dai nostri antenati e che rischiamo di consegnare ancora più fragile ai nostri figli.


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