Cittadella giudiziaria o “Palazzetto dell’ingiustizia”: uno scandalo del “Sistema Catania” nelle parole del M5s


Pubblicato il 12 Settembre 2020

di iena marco benanti

Uno scandalo: questa è la sostanza della vicenda -che è in corso- riguardante la costruzione della cittadella giudiziaria a Catania. Lo scriviamo noi, prima di riferire, in sintesi, quanto dichiarato dagli esponenti del M5s (consiglieri comunali, deputati regionali e nazionali) stamane in conferenza stampa nella sala Coppola del Comune di Catania.

Catania, se non ci saranno novità, vivrà l’ennesima “pagina nera” della sua storia, una storia che quando c’è di mezzo “piazza Verga” intesa come Potere della magistratura ha troppe volte conosciuto momenti di opacità nell’agire amministrativo e di ingiustizia sul piano politico.

Il M5s stamane ha ricordato, con i suoi esponenti in consiglio comunale Emanuele Nasca, Lidia Adorno e Graziano Bonaccorsi e con i deputati Gianina Ciancio (all’Ars) e Laura Paxia (alla Camera), alcuni punti essenziali della sua posizione: no alla localizzazione della nuova cittadella al viale Africa, ma non contrarietà ad un’opera che è ritenuta necessaria, semmai, quindi, una costruzione da realizzare altrove, magari nel quartiere di Librino, nell’ex ospedale “Ascoli Tomaselli” oppure ancora l’area dell’ex cementificio di via Domenico Tempio, come ricordato anche dall’ing. Alberto Campo, coordinatore dell’area tecnica che ha realizzato per il meet-up 101 del Movimento una relazione tecnica già inviata al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, sottolineando talune criticità urbanistiche dell’opera al viale Africa.

Il M5s, inoltre, sottolinea le opacità e le ritenute esistenti violazioni di legge in tema di procedura seguita per realizzare la cittadella. Intanto, mercoledì 16 settembre prossimo, il consiglio comunale è chiamato a votare una delibera che è una variante urbanistica: ma leggendo il testo della delibera si legge “…per superare la difformità..”, insomma secondo alcuni esponenti del M5s si potrebbe anche pensare ad una sorta di “sanatoria”.

Ha detto Emanuele Nasca, capogruppo M5s a Palazzo degli Elefanti proprio in relazione al voto di mercoledì che “tutti gli atti che sono stati fatti finora non possono essere continuati…”. Nasca ha ricordato che il M5s ha promosso interrogazioni, ordini del giorno, insomma tutta un’attività ispettiva, che è stata realizzata anche all’Ars. Sull’opera -lo ricordiamo- quattro associazioni civiche (ArgoCatania, Sunia, Cittàinsieme, Borgo Marinaro di Ognina) hanno redatto un esposto rivolto a tutta una serie di Autorità amministrative e politiche.

Nasca ha sottolineato la contrarietà del M5s a questa localizzazione dell’opera, in una città che ha già problemi di densità di traffico e cementificazione. Insomma, l’opera è necessaria, ma si dovrebbe fare altrove. Ha aggiunto Nasca: “…giusto giusto al viale Africa con iter amministrativi e politici del tutto non trasparenti…”

Il “no” a nuovo cemento, a nuove costruzioni che impedirebbero la fruizione del mare, è arrivato anche dal consigliere Graziano Bonaccorsi, un “no” che indica nella delocalizzazione una soluzione possibile. Ma dallo stesso Bonaccorsi si sono sottolineati i profili di legittimità dell’opera, che appaiono alquanto discutibili, per usare un eufemismo, mentre mancano -ha ricordato il consigliere a cinque stelle- in città e in periferia “mancano i presidi di legalità”, come nel caso del palazzetto della polizia di Stato” al centro di una vicenda controversa e si dovrebbe maggiormente puntare sul turismo.

Ma perchè a Catania non si recuperano gli immobili esistenti, facenti parti di un patrimonio pubblico sempre poco tutelato? Anche su questo ha insistito Bonaccorsi, il quale ha poi dichiarato sul tema della tempistica dell’opera che “….Io sono preoccupato da questa fretta….. Io suppongo che c’è qualcuno che ha fatto forse carriera in passato sia politica che anche nella giustizia attraverso questa operazione, mi dispiace dirlo, ma è così, noi stiamo praticamente scontando le colpe di chi ha sfruttato questa occasione per fare carriera politica e carriera nel settore giudiziario, è questa la verità, perchè non si spiega oggi un palazzetto fronte mare, cosa devono fare gli aperitivi quando finiscono di lavorare?…” Sarà, allora, il tempo del “palazzetto dell’ingiustizia”, definizione utilizzata proprio da Bonaccorsi?

Ma Catania è anche la città dove -a detta dei rappresentanti del M5s- un assessore avrebbe definito la delibera del 16 settembre “un mero atto politico…non obbligatorio”.

Perplessità e dubbi sono stati sottolineati anche dalla consigliera Lidia Adorno in tema di procedura e tempistica dell’opera, per la quale dal Tar è già arrivata una decisione penalizzante, riguardo ai lavori di demolizione, per la Regione Siciliana, ma soprattutto, in prospettiva, per i cittadini. Quanto dovranno pagare? La domanda è stata sollevata dalla Adorno e dalla parlamentare regionale Gianina Ciancio, che ha annunciato su questo un’ interrogazione all’Ars. Il M5s ha sottolineato, collegata alla vicenda cittadella, la più ampia questione dell’accesso al mare: “il centrodestra vuole una città murata al mare”- ha dichiarato Lidia Adorno.

Cosa accadrà adesso? Laura Paxia ha preso l’impegno di portare la vicenda della cittadella all’attenzione nazionale; non a caso, il Ministro Bonafede è già a conoscenza dei fatti.

Fatti sui quali è intervenuto l’ing. Arturo Palermo che ha fatto un quadro generale dell’opera, sottolineando una serie di violazioni di legge (vedi pezzo a parte).

Per finire: conoscendo il “sistema Catania” ci si deve attendere di vedere applicata, nella migliore delle ipotesi, la “regola del silenzio”. La “puzza” attorno a questa brutta vicenda è forte, una storia che si tenterà in ogni modo di affossare. Staremo a vedere. Speriamo di sbagliarci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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