“Clamorosa” scoperta svelata all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar di Catania: la giustizia è affare per ricchi

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Inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar di Catania: problemi di organico, di archivio…e gli avvocati sollevano la questione dell’aumento del contributo unificato: migliaia e migliaia di euro per fare un ricorso…il caso degli appalti: aumento generalizzato al di là del valore. Insomma, una misura per le grandi imprese e tanti saluti alla legalità!

di Iena Giudiziaria, Marco Benanti

Quattromila euro per cominciare, per avviare il ricorso: se va male, il rischio di una sanzione di altre migliaia di euro. Poi in caso di ricorso per motivi aggiunti altri quattromila euro. E, naturalmente, il legale da pagare per la prestazione professionale. Per un ricorso al Tar in materia di appalti questa è la situazione attuale, alla luce delle ultime novità normative, frutto del “genio giuridico” del governo Berlusconi, che in questo modo intendeva “deflazionare” il carico dei tribunali. Già perché tutto questo è previsto al di là del valore dell’appalto: centomila euro o un milione di euro fa lo stesso.

E il controllo di legalità? E la possibilità di accedere alla giustizia da parte di chi non ha mezzi economici cospicui? La questione è stata sollevata, dagli avvocati amministrativisti nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar Catania, svoltasi alle “Ciminiere”(nella foto).

Insomma, la giustizia è roba per ricchi? Tempo fa si sarebbe detto “giustizia di classe”, ma non è più politicamente corretto esprimersi in questo modo, pertanto noi lo facciamo. E gli avvocati? Chi non ha clienti facoltosi che farà? Di fatto, sembra che sia ormai, in tema di appalti, questione per le grandi imprese, il che, visto quel che accade in Italia da qualche decennio, non depone proprio per la massima tranquillità in fatto di rispetto delle regole. Ma mai lasciarsi andare al pessimismo: del resto, chi è ricco è spesso anche buono ed onesto. Infatti, in galera ci vanno quasi sempre i poveri e quelli senza grandi fortune economiche. E poi in questo modo si sveltisce tutto, magari forse anche la legalità?

In generale, passando ai temi del Tar, la situazione della giustizia amministrativa sotto l’Etna è fatta di luci ed ombre: un discreto calo dell’arretrato registrato nel 2011 e “nodi” irrisolti per quanto riguarda la carenza di organico per il personale amministrativo (ma anche giudiziario) e la condizione degli archivi, definita drammatica. Poi, la questione della sede attuale, insufficiente: è stato annunciato che presto gli uffici si dovrebbero spostarsi a Librino, alla periferia sud di Catania. Se dovesse accadere, una “mezza rivoluzione”. Che potrebbe avere riflessi benefici per quel quartiere grande come una città, in quanto la nuova sede giudiziaria porterebbe afflusso di persone e richiesta di servizi. Chissà, magari si comincia a fare qualcosa di serio, anche in periferia.

Certo in tema di archivi, la situazione è drammatica anche nel settore penale, ma di fatto passa il tempo ma chi dovrebbe occuparsene, il comune in testa, non si interessa. E topi e infiltrazioni d’acqua “ringraziano”.

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Redazione Iene Siciliane

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