CLAMOROSO AL CIBALI : scoperto il retroscena della visita di Bianco alle emittenti Telejonica e Rete 8, che domani cesseranno le trasmissioni. I giornalisti comproprietari, nel frattempo non riceveranno nemmeno il trattamento di fine rapporto. Bingo!
Pubblicato il 27 Febbraio 2015
di Ignazio De Luca
Meno uno. Domani 28 febbraio 2015, dopo 38 anni, accedendo un TV, una schermata nera sostituirà il logo di Telejonica e di Rete 8.
Il nostro direttore, Marco Benanti (nella foto con Valeria Maglia e Grazia Sicali), accompagnato dall’infiltrato Ignazio De Luca, nella tarda mattinata si è recato nella sede dell’emittente televisiva per partecipare, dopo il sindaco Bianco, la solidarietà di tutta la redazione di Iene Sicule.
Grandi professionisti certamente questi di Telejonica, ma ancora di più eccezionali persone. Dignità massima, pur se fra 48 ore perderanno il primo cardine della dignità, il lavoro.
Si diceva di Marco Benanti, che si è recato presso l’emittente dopo il sindaco. Bene! Siamo proprio certi che il sindaco abbia voluto portare solo la solidarietà della cittadinanza ai giornalisti? Oppure magari avrà pensato di stipendiare di tasca sua -sic dixit l’immarcescibile assessore D’Agata- qualche altro addetto stampa? Almeno due!
E mentre nella redazione televisiva, l’atmosfera era densa di mestizia, nei locali attigui, locati al Consiglio Nazionale delle Ricerche, con molto tatto, si festeggiava un qualche evento, a bibite e pasticcini. Molto opportunamente, già l’editore di Telejonica e Rete 8, ha affittato i locali che hanno ospitato le emittenti proprio al Consiglio Nazionale delle Ricerche per farci i locali di catering.
L’ultima riflessione non può non andare ai responsabili di questo “grande risultato”. Un fulgido esempio di tutto quello che non andrebbe fatto per mettere ko realtà economiche ultratrentennali e buttare sul lastrico decine di famiglie.
Entri nel digitale terrestre, chiedi ai lavoratori di decurtarsi lo stipendio del cinquanta per cento, di fatto sono gli stessi dipendenti che contribuiscono all’investimento, dopo tre anni licenzi i cofinanziatori. Addirittura, col solito spirito imprenditoriale d’accatto, non dai loro nemmeno il trattamento di fine rapporto, perché la società, tu dici, è a corto di liquido e ” voi lavoratori dovete tirare la cinghia, fin quando il gruppo a cui ho ceduto le frequenze non mi pagherà fino all’ultimo euro, così dopo anni vi ridarò, come tfr, una parte del salasso che vi avevo fatto con la decurtazione del vostro stipendio i cui risparmi sommati agli oneri riflessi (previdenziali assistenziali e fiscali) mi erano serviti per comprare le frequenze del digitale. Non sono proprio un bravo e “sperto”imprenditore? “
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