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Claudio Risicato, presidente dell’associazione antiracket di Catania “Rocco Chinnici” scrive al presidente Napolitano
Pubblicato il 16 Gennaio 2012
di iena antimafia
Stamane il presidente dell’associazione catanese antiracket “Rocco Chinnici” ha inviato una lunga lettera al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. Qui di seguito, vi proponiamo il testo integrale della missiva in questione, che reca la firma di Claudio Risicato, un uomo che da tempo lotta contro la criminalità organizzata e che ancora oggi sente il bisogno e trova il coraggio di stare in prima linea.
“La scorsa settimana quattro associazioni antiracket di Catania unitamente a Confcommercio Sicilia, si sono costituite parte civile nel processo IBLIS. Tale processo, secondo l’accusa, vede protagonisti alcuni esponenti politici che insieme a personaggi di spicco di cosa nostra catanese e ad alcuni imprenditori pianificavano appalti, estorsioni, vantaggi elettorali ed altro, alterando in tal modo il corretto funzionamento del sistema economico, la sicurezza e la libertà dei cittadini.
La condotta delittuosa ascritta agli imputati ricostruita attraverso il contenuto di numerosi atti di indagine ha svelato la forza di intimidazione, la minaccia e la violenza che l’organizzazione mafiosa esercitava nel territorio della provincia di Catania al fine di favorire il controllo di interi settori delle attività economiche ed imprenditoriali, di concessioni e di appalti.
Vi era nei fatti, secondo l’accusa, una palese commistione tra potere mafioso, imprenditoriale e politico teso a condizionare il libero mercato e la libertà di impresa, garantita tra l’altro, dall’art. 41 della nostra costituzione. Le indagini del processo IBLIS di cui la stampa ha citato ampi stralci, descrivono una mafia diversa dal passato: meno violenta e più in sintonia con appartenenti all’area dei “colletti bianchi”, una mafia da più parti definita “camaleonte” che si muove con la compiacenza di certa politica e di certi imprenditori per assicurare a se stessa ed ai soggetti collusi vantaggi non solo di natura patrimoniale.
La nuova mafia, con l’attuale strategia che non prevede solo e soltanto la violenza, è capace di penetrare il tessuto economico della società alterando la democrazia economica con grave danno per l’imprenditoria sana. La costituzione di parte civile sopra citata ha voluto essere un forte appello a Catania contro il perverso intreccio tra mafia, politica ed affari che ha determinato e determina in Sicilia povertà ed arretratezza culturale.
Ma, mentre a Catania accadeva ciò, a Roma alla Camera dei Deputati la maggioranza dei parlamentari decideva a votazione segreta e con tifo da stadio finale, di respingere la richiesta di arresto della magistratura nei confronti dell’On. Cosentino, inteso “Nick l’americano”, accusato di forti legami con la camorra di Casal di Principe. L’indagine ha portato all’arresto di ben 56 persone tra politici, camorristi, imprenditori collusi e prestanome dei boss impegnati nel ciclo del cemento e nella costruzione di centri commerciali.
La maggioranza politica che salvando dall’arresto l’On. Cosentino, definendolo perseguitato è praticamente la stessa che lo scorso anno attestava che la signorina marocchina Rubi Rubacuori, amica dell’ex premier, accusata di furto e rimessa in libertà grazie all’intervento dello stesso, era nipote dell’allora Presidente egiziano Mubarak….
In base all’art. 67 della Costituzione ogni membro del parlamento rappresenta la nazione. L’On. Cosentino è vero che non ha subito nessuna condanna, ma persino la Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di arresto inoltrata da diversi organi giudiziari campani era consona alle gravi accuse a lui mosse in relazione alla sua presunta contiguità alle organizzazioni camorriste.
Mi chiedo come tale personaggio possa ancora rappresentare gli interessi della nazione. Personalmente non mi sento rappresentato da quanti hanno riportato condanne penali e hanno gravi procedimenti giudiziari e siedono nei due rami del parlamento. Tra l’altro, con questa decisione della maggioranza della Camera dei Deputati si delegittima l’operato della magistratura creando non solo conflitto tra i poteri dello stato, ma ulteriore sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Quando si verificano tali fatti che hanno avuto clamore mediatico non solo nazionale come può un investitore straniero onesto, avere fiducia nel sistema Italia???
Ho ritenuto opportuno citare i due avvenimenti per ribadire che nella nostra nazione c’è ancora tanta gente perbene che non si rassegna, nonostante tutto, a piegare il capo alla sopraffazione ed alla violenza della criminalità organizzata difendendo i valori della Costituzione.
Va segnalato che, negli ultimi anni il fatturato delle organizzazioni mafiose ha raggiunto livelli record, il costo della corruzione unito al costo dell’evasione fiscale supera i 180 miliardi di euro. La convivenza civile è minata da una diffusa illegalità che scardina alla base l’ordinamento e la coesione sociale. Per la nostra ripresa, non servono solo manovre economiche ma diventa assolutamente prioritario il rispetto della legalità da parte di tutti e in special modo da chi ricopre incarichi pubblici.
La politica con urgenza deve ispirare la sua azione di indirizzo e controllo a modelli etici rispettosi del diritto nell’interesse esclusivo della comunità e deve avere il coraggio di schierarsi non a parole, ma con i fatti, contro le consorterie mafiose responsabili in gran parte del mancato sviluppo di intere regioni italiane. Nel caso contrario si rischia pericolosamente l’implosione del sistema e della tenuta democratica della nostra nazione”.
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