Intervista di Marco Benanti. Faccia a faccia con un It manager, autore di un libro che tratta di un tema di forte impatto sociale e letterario.
“COA Monarchico”: “Sua Altezza” non vuole “Repubblicani” in mezzo ai piedi
Pubblicato il 27 Giugno 2019
Costretto -addirittura dalla legge- a ridurre la sua presenza nel consiglio dell’ordine, il vecchio gruppo dirigente dello stesso, stretto attorno alla sua “Monarchia”, negli ultimi due giorni sta dando il meglio di sé, mostrando, semmai ce ne fosse di bisogno, tutta la sua cultura, il suo modus operandi, la sua strategia, ovvero restare in sella fino alla fine, malgrado tutto, malgrado tutti, contro tutto, contro tutti. Si chiama gestione di Potere, il resto sono solo chiacchiere buone magari per qualche post dell’ “avvocatura democratica” (che conferma -coerente fino alla fine, anche lei- che i comunisti a Catania servono eccome. Soprattutto per non cambiare niente).
Insomma, il vecchio gruppo di comando domani, in occasione delle scelte per l’ufficio di presidenza, è pronto a fornire una prova di quelle da cineteca: alla presidenza si punta sul lavorista di 67 anni, prossimo alla pensione, Rosario Pizzino. Accanto a lui, la “proposta unica” (in stile bulgaro o simili) prevede gli avvocati Fabrizio Seminara, Lucia Roberta Spampinato e Maria Concetta La Delfa. In sostanza, un “blocco unico” che parrebbe di fatto emanazione diretta della “Monarchia” che da tempo gestisce l’ordine secondo il brocardo “io, io, io, io, ma anche io”.
Come avevamo scritto qualche giorno fa, per uscire dalle logiche all’italiana ed entrare nella “Repubblica” sarebbe meglio una soluzione condivisa, con la partecipazione di tutte le espressioni professionali dell’avvocatura in lizza. Ma, dall’Alto, Sua Altezza avrebbe fatto capire che non c’è spazio per nessuno. Democraticamente.
In conclusione, l’ordine degli avvocati di Catania, grazie anche allo spirito gregario di tanti e anche ai probabili cedimenti di soggetti in cerca di celebrità (e di qualcos’altro?), si avvia alla fine di mesi tormentati in cui la sua immagine è finita piuttosto in basso, ma molto in basso. Purtroppo, la cultura dominante di questo ennesimo pezzo dell’Italietta corporativa questo passa: una sorta di notabilato da fine Ottocento, con suoi fedeli osservanti e qualche piccolo borghese in attesa di ascesa sociale.
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