“Colon”Nello Musumeci e la kermesse del governo, Mimmo Cosentino(RC): “celebrazione del nulla”


Pubblicato il 28 Giugno 2021

La kermesse voluta da Musumeci per celebrare il nulla dei suoi tre anni di Presidenza della Sicilia, ha prodotto il modestissimo risultato dell’annuncio della sua ricandidatura alle regionali dell’autunno 2022. In un clima surreale segnato dalle tante assenze della sua coalizione e dalla presenza di un Gianfranco Miccichè zigzagante tra i segnali di fumo per un accordo trasversale con il centrosinistra e un ruolo di regista/garante/coordinatore di un nuovo patto di potere. Che deve stare in pericoloso equilibrio tra le ambizioni e le tante pulsioni di un centrodestra inquieto e diviso tra la rinnovata fiducia al leader di Diventerà bellissima (con alle spalle Raffele Lombardo e le sue truppe), le pretese leghiste, la crescita del partito della Meloni, il tentativo di Totò Cuffaro di fare rinascere con gli eredi della vecchia DC un Grande centro. Sullo sfondo, e più o meno nell’ombra, un mondo di parvenu candidati o magari cooptati per essere la nuova elite politica e classe dirigente per una Sicilia che vive una gravissima crisi economica, sociale, di identità culturale e ideale.

Il covid ha accentuato una condizione patologica strutturale sia sul versante della gestione pubblica, asservita agli interessi privati, condizionata dal potere intatto dell’imprenditoria e della borghesia mafiose, dei beni comuni (sanità, rifiuti, acqua, territorio), sia su quello del rilancio di un’idea di crescita non colonizzata nè subalterna all’economia del nord e ai grandi gruppi finanziari, al mondo della digitalizzazione. Le aree interne si svuotano, quelle delle grandi città si ingrossano nel vuoto di una qualsiasi pianificazione urbanistica, ambientale e territoriale.

La vicenda de9 rifiuti è emblematica del fallimento di Musumeci come prima di Crocetta, l’uno e l’altro legati a Montante e al potere quasi intatto mantenuto da Sicindustria/Confindustria. Il centrodestra si muove e si è mosso in piena continuità con il centrosinistra. Disastro su disastro, tanto più che manca una qualsiasi proposta politica degna di questo nome. A meno che vogliamo/vogliono prenderci in giro con i balletti sulle autocandidature ora di Cancellieri, poi più volte di Fava, fino al carosello di nomi fatti circolare: Barbagallo, Bartolo, Abramo. E con le formule che li hanno accompagnato: una coalizione Pd, Leu/Centopassi, 5s (peraltro nel pieno di una crisi da dissoluzione). Con punti programmatici che spaziano dalla realizzazione del Ponte sullo Stretto al nulla di una trita e ritrita unità con i moderati e l’anche oltre della gente perbene anche se di destra. Una situazione desolante, che non può essere risolta dalla scopiazzatura della kermesse musumeciana contrapponendole una improbabile Convention degli Stati generali del centrosinistra, nel cui pagliaio ci potrà essere qualche presenza del quarto e del quinto stato, ma non la sua rappresentanza, ormai persa lungo i versanti del consociativismo, del trasformismo, della piena accettazione della filosofia neoliberista.

Alla sinistra dei movimenti di lotta e dell’opposizione sociale e politica per un’alternativa antiliberista corre l’obbligo di uscire dall’autoreferenzialità, dalla frammentazione, dal politicismo in tutte le sue varianti. La manifestazione contro il g20 di Catania, che si è misurata positivamente sulla tutela del diritto all’istruzione, ai saperi, nel no al lavoro nero e precario, nel no a ogni privatizzazione, esternalizzazione e autonomia differenziata, ha dato un segnale politico. Rifondazione comunista in Sicilia lavora perchè dopo il seme ci siano i fiori e i frutti di una inversione di tendenza.

Mimmo Cosentino, segretario regionale Rifondazione.

 


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