Colpo di scena, “guerra a Fontanarossa”: consiglio d’amministrazione Sac scaduto e decaduto!

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Ma il cda si tiene lo stesso: confermata la data del 6 settembre per l’assemblea dei soci. Si possono aspettare ancora 17 giorni, siamo a Catania, no? Non è deliberato nulla che potesse avere riflessi finanziari

di iena con le ali marco benantiNon finisce di sorprendere la “commedia delle commedie”, ovvero il travagliato percorso per il rinnovo delle cariche della società di gestione dello scalo catanese. Stamane, era stato convocato il consiglio d’amministrazione: un consiglio che –come abbiamo già scritto- è scaduto. Ma oggi si è saputo di più: un atto di citazione notificato alla Sac da un lato dai consiglieri d’amministrazione Giovanni Arena e Salvatore Bonura e dall’altro dalla Camera di Commercio di Catania sostiene che non solo il cda è scaduto ma che è decaduto dal 12 agosto scorso (data che scaturisce dalla proroga di 45 giorni dopo il termine fissato dallo statuto per l’approvazione del bilancio dell’ultimo esercizio)! Questo, in particolare, sulla base della disciplina della proroga degli organi amministrativi, recepit a in Sicilia con la legge regionale 22 del 1995.Di fatto, secondo questa autorevole interpretazione (la citazione è firmata dagli avvocati prof. Pietro Abbadessa, Gaetano Franchina e Caterina Fascetto, professionisti di chiara fama) tutti gli atti, di ordinaria ed straordinaria amministrazione, eventualmente compiuti successivamente a questa data sarebbero nulli.Malgrado ciò, il consiglio d’ammnistrazione si è tenuto lo stesso: secondo altra interpretazione la “decadenza” scatterebbe il 22 agosto, non il 12. Comunque, è confermata l’assemblea dei soci per il 6 settembre. Tanto si può aspettare.Comunque, tornando alla sorpresa di stamane, secondo indiscrezioni, la citazione ripercorrerebbe la vicenda del “dimissionamento” dei consiglieri Arena e Bonura, decisione dagli stessi da sempre contestata, ma che di fatto li ha estromessi dai consigli d’amministrazione e dall’assemble dei soci convocati dal maggio scorso.I due consiglieri d’amministrazione, infatti, hanno sempre sostenuto che trattavasi, piuttosto, di revoca dalla carica stabilita dalla Camera di Commercio, che li aveva entrambi indicati, che avrebbe dovuto provocare la decadenza dell’intero consiglio. Invece, la dirigenza della Sac, con il presidente Mancini in testa, avvalendosi di un “parere pro veritate” richiesto ad un professionista vincolato alla Sac da un lungo rapporto di consulenza, avrebbe dato a questo il senso di “dimissioni”, nello specifico una sorta di rinuncia implicita all’incarico. Ma il consiglio è rimasto in carica, operando in formazione ridotta.

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Redazione Iene Siciliane

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