Per coprire il flop della pedonalizzazione del Castello Ursino, “Enrico ‘u ballerinu” organizza una serata ultrapopulista a base di pallone e di discoteca anni Ottanta.

Ennesima “prova adolescenziale” di un sindaco inadeguato, che con il fumo della propaganda vorrebbe nascondere il nulla della sua azione che non tocca mai i problemi veri di Catania.

di iena conservatrice (contro il cambiamento del piffero).

Fotomontaggio del gruppo anarchico “No Fumo, No Party”.

“…Ed alle feste che organizzava
C’era il bel mondo ed anche lui suonava
Gli altri all’aperto senza protestare
Se no aumentava le tasse da pagare

Meno male che adesso non c’è Nerone, no no no
Meno male che adesso non c’è Nerone

Però in fondo ci sapeva fare
E per distrarli dalle cose serie
Ogni domenica li mandava in ferie
Tutti allo stadio a farli divertire

Meno male che adesso non c’è Nerone, no no no…”

Edoardo Bennato “Io che non sono l’imperatore”.

Poche parole per ricordare come chi governa, anche una città tragicomica come Catania, possa non evolversi. E fare cose vecchie, adolescenziali.

Del resto, il sindaco di Catania è ballerino e che ballerino (vedi link)

https://www.youtube.com/shorts/UW6XU1JIYsg

Ma la trovata della propaganda per la serata di oggi al Castello Ursino è davvero ridicola. Il tentativo è evidente: da settimane la zona è stata pedonalizzata con un atto d’imperio (pochi o nessuno sono contro la pedonalizzazione, ma non pochi non condividono il metodo) e i risultati sono stati disastrosi: un “colpo mortale” a tanti commercianti, non a caso taluni stanno chiudendo o hanno già deciso di farlo. Conseguenza ulteriore: disoccupazione di tanti addetti. Non solo: in queste condizioni, non sono da sottovalutare i rischi per la sicurezza della zona, che di fatto è stata “ingabbiata” ed isolata.

“Enrico ‘u ballerinu”, allora, ha organizzato questa “serata sudamericana”, una sorta di “Benvenuti a Caracas” che potrebbe ricordare anche le “prodezze” della Roma imperiale che solleticava i peggiori istinti del sottoproletariato urbano. E lo ha fatto –da bravo borghese della “Catania bene”- chiamando a raccolta quelli della “sua” città. Che non sono mai stati maggioranza e soprattutto non son mai stati classe dirigente nel senso più nobile del termine. Sono stati come il “loro” sindaco rappresentanti della “Catania del privilegio sociale”.

Il punto è sempre lo stesso: tante iniziative estemporanee, nate come “toppa” alle minkiate del sindaco (che usa la vecchia leva della propaganda, grazie anche agli omaggi dei “media che contano”, per nascondere la volontà di non affrontare i problemi antichi e mai risolti della città), non producono alcun cambiamento reale. Anzi, aggravano la situazione.

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Benanti

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