di Charles Dickens
Nel centrodestra il nome di Enrico Trantino sembra mettere d’accordo tutti, o quasi. All’interno di Fratelli d’Italia, infatti, ci sono molti mal di pancia. A tanti non è andata giù l’indicazione di Trantino e qualcuno ha criticato apertamente la scelta del partito, giudicata poco democratica. Altri se ne stanno in silenzio, ma il malessere è molto diffuso. Nella partita per la scelta del candidato sindaco ha “vinto”, per il momento, il duo Musumeci-Razza. Ne esce sconfitto il coordinatore regionale Salvo Pogliese. Sorridono Messina e Galvagno. Soddisfatto Lombardo, il cui unico obiettivo era fermare Valeria Sudano. Ma lei per ora resta in campo, assieme al combattivo Pippo Arcidiacono. Ma entrambi potrebbero essere “ricompensati”. L’ipotesi vice sindacatura per Sudano appare riduttiva, l’obiettivo, si vocifera, è il posto lasciato libero da Augusta Montaruli, sottosegretaria del governo Meloni. Un ruolo prestigioso e, soprattutto, meno problematico. Ma la partita è ancora aperta e non si escludono altri colpi di scena. Se Trantino diventerà ufficialmente il candidato di tutto il centro destra lo scontro per la poltrona più importante della città vedrà due esponenti della Catania radical chic, ma di fronti opposti. Maurizio Caserta ed Enrico Trantino saranno in grado di attecchire nei quartieri popolari? Nessuno dei due, infatti, ha le «physique du rôle» del “candidato ideale” per una città complicata. E cosa succederebbe se alcuni degli altri nomi in campo decidessero di mettersi insieme e dare vita ad un terzo polo con un candidato più spendibile e meno “blasonato”? Uno, insomma, lontano dai salotti, ma capace di dialogare con tutti. A sinistra sono consapevoli che Caserta ha poche chance con un centro destra compatto. Ma su Trantino qualcuno nutre più di un dubbio e in caso di spaccature nella coalizione il ballottaggio non è da escludere. C’è poi il tema delle liste. Il candidato sindaco ne dovrà avere una sua e ci vogliono 36 candidati, cui vanno aggiunti quelle delle municipalità. Trantino è già attrezzato o dovrà chiedere “soccorso” agli alleati? E gli alleati(leggi Pogliese) sono disponibili ad aiutarlo? La questione non è di poco conto. E già da ieri vi è una intensa attività relazionale: incontri, telefonate, proposte, richieste e messaggi esplorativi. Nel frattempo la città affonda, il degrado è ai massimi livelli, l’inciviltà è ormai diventata consuetudine. Ma alla politica questo non interessa. Le questioni importanti sono le “pedine” e le “caselle” da occupare. Tutto il resto non conta. Ma qual è l’idea di città degli attuali candidati sindaco? Quali le loro strategie per superare le difficoltà finanziarie? In che modo intendono riconquistare la fiducia degli elettori, da tempo in fuga? A pagare le conseguenze dell’inadeguatezza politica sono stati, sono e saranno, purtroppo, soltanto i catanesi. Che tristezza!
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