di marco pitrellaEssere Villari, ANGELO, è soprattutto essere un collezionista di «malacumpasse».L’ultima di «malacumpassa» è arrivata dal tribunale di Catania: assolta Debora Borgese, difesa dall’avvocato Eleonora Condorelli, perché il fatto non costituisce reato. Era stato infatti lo stesso Villari, ANGELO, a querelare la Borgese per un articolo di satira pubblicato su «Liotrupazzu» nel settembre del 2017, così titolato: «L’anno nero di Angelo Viillari».Del resto, solo Villari, ANGELO, poteva trovare «irridenti e denigratorie» frasi del tipo «Sì potrebbe candidare a Papa. Papa Angelo»; il riferimento è alle «malacumpasse» che a suo tempo, siamo appunto nel 2017, andava collezionando: «Non gliene è andata bene una, nonostante le abbia provate tutte».E solo Villari, ANGELO, nell’estate del 2022 poteva abbandonare «di notte e notte» il partito di cui era segretario provinciale «da remoto», il Partito Democratico e «di notte e notte» farsi autenticare a Grammichele la candidatura alle elezioni regionali nella lista di Cateno De Luca, «il buddace ducetto». Che poi manco nella prima lista, «lo scienziato», s’è candidato, ma nella seconda; e anche lì, Villari, ANGELO, è riuscito nell’impresa di non essere eletto: altra «malacumpassa».E solo Villari, ANGELO, nel suo continuo girovagare, a Mascalucia, la sua città, poteva creare una sua di lista, dove c’era candidata fra l’altro la sorella, Anna, e allearsi con la Lega.Quindi di che stupirsi? solo Villari, ANGELO, poteva querelare proprio Debora Borgese e proprio per un articolo di satira. Perché da «A famigghia» si sta parlando; di Villari, ANGELO, e di Raia … Concettina, la stessa Concettina che nel 2020 sempre per un articolo di satira (link in basso), tutto a tema fantozziano, aveva querelato il sottoscritto e Marco Benanti: «cena aziendale a casa della ‘padrona’ Concettina Servelloni Mazzanti Vien dal Mare».«Casa della padrona» che si trova sempre a Grammichele, la caput mundi da «A famigghia».Ora, se uno ci ragiona, non è un caso che ad essere querelati da «A famigghia» siano stati prima il sottoscritto e Benanti, ovviamente prosciolti, e dopo la Borgese; insomma, i tre che in questi anni hanno scritto quel che su «A famigghia» il giudizio della storia ha ormai consegnato a verità.La verità fa male, specie quando è detta a mò di sfottò.In fondo, se è vero come è vero, quindi che la satira non è tollerata dal potere, è altrettanto vero che di questi tempi il potere l’hanno avuto persino le macchiette, ed ecco il risultato.Assolta Debora Borgese: il fatto non costituisce reato perché è la satira quando è satira a non costituirlo il reato.Ma chi lo dovrebbe capire Villari, ANGELO? e se fosse egli stesso satira?
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