Vi sono fatti e notizie non sufficientemente evidenziati e collegati che andrebbero considerati con maggiore prudente attenzione.
Sabato 6 gennaio, il quotidiano La Sicilia apre la prima pagina con titolo di testa “Regione sprofondo rosso”, di spalla Bruno Vespa esprime l’opinione “Si chiama Maastricht il problema italiano”; a centro pagina “Delitto Mattarella, torna la pista nera” più un richiamo “Omicidio Fava. Il figlio Claudio: Santapaola mi ha detto: non fui io”.
Girando pagina, oltre allo sviluppo sul tema “sprofondo rosso”, “Busalacchi (I Nuovi Vespri) ricorre al Tar: voto illegittimo, le Regionali vanno annullate”. Completa il quadro la terza pagina con “Riscossione Sicilia nel baratro…” “Rifiuti. E ora il commissariamento”.
A parte Vespa, che la butta sull’Europa (bella la sintesi del killeraggio politico su Berlusconi: Scalfari, al soldo di De Benedetti e Bill Emmont/The Economist, per me al soldo dell’Internazionale socialista!) mettendo in luce come di regole e trattati se ne infischino tutti, mentre per i governi e la stampa italiani sono dogmi, tema dominante: la Regione Siciliana; aggiungo, in retro palato, la Giustizia e la Giurisdizione in Sicilia.
Lo “sprofondo rosso” (disavanzo 5.900 milioni, indebitamento 8.035 milioni, 255 milioni di minori entrate, 355 milioni di entrate non pervenuti alle casse regionali) negato con veemenza sino alla campagna elettorale dalle forze politiche che sostenevano il governo uscente/agonizzante, al di là degli sviluppi e delle decisioni del governo Musumeci, combina in parte con la storia dei 355 milioni non versati nelle casse regionali da Riscossione Sicilia che, a sua volta lamenta la trattenuta di 100 milioni da parte di Monte Paschi su conti correnti propri, ritenendosi creditrice di almeno 120 per l’acquisto delle azioni Serit da parte della Regione al prezzo “provvisorio” di 20 milioni (governatore Cuffaro che non è più presidente della Regione dal 2008: dieci anni fa!) da cui sorgerà Riscossione Sicilia.
Unica vicenda, quest’ultima, a camminare in modo logico, con l’esposto presentato da Giovanni Bologna ai primi di dicembre alla Procura della Corte dei Conti, che segue a quelli presentati da Crocetta e Fiumefreddo. Riuscirà la Corte dei Conti siciliana a fare qualcosa in più del solito sermoncino rammaricato? Questi 355 milioni arriveranno nelle casse della Regione?
L’argomento del trombato Busalacchi punta il dito accusatore sulla Magistratura tout court che, per quello che ne sappiamo, ha il controllo sulle liste. Non si può liquidare un’accusa del genere, di rilevanza costituzionale facendo spallucce: è temeraria o vera? In qualunque caso deve produrre conseguenze.
Passiamo alla politica. Perché tirare in ballo “la pista nera” sull’omicidio Mattarella a pochi giorni dall’insediamento del nuovo Presidente della Regione, che nella precedente legislatura ha ricoperto con prestigio la carica di Presidente della Commissione Antimafia, perché la sua formazione politica origina a destra? Il pezzo di Tony Zermo, pag. 6, smorza il clamore della prima pagina; patetico e corrusco come sempre, Claudio Fava (pag. 31) che “riabilita” Benedetto Santapaola dall’accusa dell’omicidio di suo padre (ma perché non è andato a dirlo in Procura? Meglio la cerimonia commemorativa? Scelte politiche).
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