Corona…Italia: tutto cambia, tutto resta come prima

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Il pericolo sembra allontanarsi o forse non è così. Ecco dobbiamo convivere con il virus e cercare di scansarlo.Adesso, comunque, al diavolo il buonismo ipocrita, godiamoci la vita più che possiamo. Questo è un pensiero interclassista più o meno recondito,  fuoriesce dai meandri della claustrofobia. Così riparte l’Italietta di sempre, la repubblica degli italioti indifferenti, l’eterna repubblica delle corporazioni, si riapre lo scontro tra i comuni bisognosi  di euro, si attizza il protagonismo dei capi regionali, mi raccomando la coerenza è di procedere a truppe sparse, mai solidali e mai d’accordo su nulla . Anche se le strade sono deserte c’è un clamore di parole, di chiasso incontrollato, di una nazione in ginocchio, con centinaia di esperti video collegati, che purtroppo non sono oracoli, arrancano nel capire il nemico invisibile, ci confermano che la scienza non è verità. Aumenta a dismisura non solo la povertà, ma anche l’ansia e la paura.
Così cresce la nevrosi collettiva oltre la necrosi economica. Intanto prosegue il misero egoismo a cominciare dalle 600 euro non rifiutate persino da chi non ne ha bisogno. Sono mance che fanno comodo, anzi costoro sono i primi  a  gridare “governo ladro” per averne 1000 e perché no 2000. Non era a o rimasti due mesi fa che tutto doveva cambiare? Tutti uniti a parole  e ognuno per conto suo nei fatti, pronti allo schiamazzo e al disordine quando si romperanno le righe.
Abbiamo scherzato adesso ci riprendiamo, lasciamo volentieri chi è indietro, basta retorica e dimentichiamo le promesse. Non è un delirio, sarà la realtà di cui i politici ci offrono un saggio esplicito, di quel mondo dell’assurdo in cui non si bada al bene comune, dove conta sovrastare, annichilire il nemico e battere l’avversario dell’altra parte. Non conta quasi nulla l’utile collettivo, soltanto il beneficio personale ha un senso,se non abbiamo il becco di un quattrino per la ripresa, nessuno si pone il problema da dove prenderli, anzi si fa credere al volgo che c’è un paese lontano a Bengodi che ce li regala.
Così la confusione si fa strada con fughe in avanti, ognuno preconizza nuove scenari, mentre affondiamo nelle sabbie mobili, senza aver chiaro cosa fare. Forza avanti più in là  il salvatore della patria, forse è già pronto in pista, tra poco con un bel sorriso ci somministrera la ricetta “lacrime e sangue” per fare quadrare i conti. Intanto ci basta sopravvivere e non incontrare il virus, se siamo fortunati.
Rosario Sorace.

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Benanti

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