Coronavirus: dramma e commedia italiana

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C’è una frase che ieri Conte ha pronunciato e che si aggira per il Paese e che  ci frulla nella testa: “convivere con il virus”. Adesso si mettono in moto i soliti queruli che cominciano a criticare la comunità scientifica che suggerisce queste espressioni al capo del governo. Forse sarebbe meglio prendersela con lui(eccesso di trasparenza?) che ha pronunciato delle parole che era meglio paludare o dissimulare. Nonostante tutto ciò una cosa appare certa e, cioè che il nemico invisibile non se ne andrà  presto anche dopo la fine dell’emergenza e  occuperà ancora gli spazi della nostra esistenza  non abbandonandoci completamente .

Anzi forse potrebbe andare in ferie nel periodo estivo regalandoci un tregua per poi ritornare probabilmente ripresentarsi in autunno. Ma nessuno in Italia o nel mondo sa darci  risposte  certe, scientificamente puntuali e precise e la colpa dell’ assenza  ai quesiti inquietanti posti  non è di nessuno. D’altra parte come tante  altre risposte che nessun virologo, biologo, infettivologo e epidemiologo di fama nazionale o internazionale riesce a darci con certezza e sicurezza.

Allora bisogna solamente abituarsi o adattarsi in fieri  al buon senso che ci impone regole di comportamento nuove e diverse in cui la distanza sociale in pubblico e le stesse regole che teniamo oggi quando usciamo devono essere rispettate o fatte valere anche nel futuro. Così non c’ è bisogno che dall’alto nessuno ci richiami a rispettarle con decreti o ci rimproveri aspramente “scatenandosi” se non lo facciamo. Nessuno comunque sa se neanche per  quanto tempo durerà queste regole o meglio  tali accorgimenti e mi (s)piace che nessun nostro politico nazionale, regionale o locale possa illuminarci. Forse è meglio che ci educhiamo a tale ovvia scoperta e ciò senza che altri ci costringano a farlo  in attesa, speriamo presto,  del miracoloso antidoto alla malattia.

Riusciremo a cambiare qualcosa della banale  quotidianità. Riusciremo  ad educarci ai sentimenti e alle emozioni. Riusciremo a riconciliare la nostra identità con il mondo circostante. Riusciremo a rispettare  la  natura. Riusciremo a non essere indifferenti. Riusciremo a non pensare ai consumismo sfrenato. Riusciremo a non praticare solo al profitto. Riusciremo ad essere responsabili. Riusciremo ad esseri liberi con dei limiti. Riusciremo a non essere maleducati. Riusciremo ad ascoltare gli altri. Sono alcune delle esclamazioni o interrogativi da porsi dopo il panico collettivo e solo i posteri che traguardano la nostra esistenza potranno confermarlo o negarlo. Forse, però, basta solo quel che diceva Kant riusciremo ad affermare l idea “che l’uomo sia un fine e non un mezzo”.

Rosario Sorace.

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Benanti

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