Coronavirus: lettera Beatrice Pennisi Erasmus


Pubblicato il 13 Marzo 2020

Lettera di una studentessa Erasmus.

Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Catania, premetto che mi appello a Lei, perché realmente non saprei a chi altro rivolgermi.

Nonostante io trovi più che corrette, tempestive e valide le misure adottate da Lei e da chi di competenza per salvaguardare il nostro Ateneo, e quindi la nostra comunità tutta, e fronteggiare per quanto possibile l’emergenza Codiv-19, anticipatamente anche rispetto alle misure prese dal Governo italiano.

Nonostante io comprenda alla perfezione il momento di tensione, difficile da gestire, l’ansia che nutre ognuno di noi per la propria carriera universitaria e non, e quella che nutriamo tutti per la situazione che ci vede protagonisti di un’imprevedibile e brutta pagina della storia.

Nonostante io apprezzi le Sue risposte puntuali, per quanto può, alle domande degli studenti.

Nonostante i Suoi discorsi mi confortino, e credo siano di conforto per tutti Noi, nel momento in cui Lei continua a garantirci il rispetto del diritto allo studio e la ripresa di una normalità nello svolgimento del nostro percorso, e anche adesso, che ciò non è possibile, sta lavorando per garantire il procedere delle lezioni con il sistema online.

Nonostante Lei sia presente per ogni studente, per ogni richiesta, per ogni problema, e la vediamo sempre in prima linea per salvaguardare tutti noi.

Mi sembra doveroso ricordare a Lei, e a chi più di Lei può e deve intervenire che ci siamo dimenticati qualcuno!

Ci siamo dimenticati dei nostri studenti Erasmus,
protagonisti in un progetto che tanto viene sponsorizzato, protagonisti di un’esperienza che li vede, in alcuni casi dopo solo un mese, lontani da casa, in giro per l’Europa, in un clima tutt’altro che sereno che comprende, come sapete, per lo più Università chiuse nei vari paesi europei ospitanti, incertezze su ciò che accadrà, e pochi modi per tornare a casa, se non ormai quasi nessuno, qualsiasi cosa accada, non si sa per quanto tempo.

Io non chiedo a Lei di risolvere il problema, dato appunto che sono consapevole che Lei non è competente nella risoluzione diretta di questa questione, so che sono coinvolte volontà statali, europee, compagnie aeree e quant’altro, ma mi permetto di chiedere a Lei di iniziare a parlarne, o mi auguro, di continuare a parlarne, con la speranza che una parola di conforto possa arrivare anche a noi, che se non lo fanno gli altri, possa iniziare Lei , possa iniziare a farlo la mia comunità, la mia Università, il mio Ateneo, il mio territorio, la mia Nazione.

Che possiate trovare un modo per farci sentire meno dimenticati, meno soli e meno smarriti.

Il mio non vuole essere un suggerimento nel costringere gli studenti a tornare, sia chiaro, ognuno è libero di fare quel che vuole, si tratta di maggiorenni, adulti, e se si decide di restare sicuramente, data la situazione attuale, è anche meglio, ma che almeno non si dimentichi che si tratta di ragazzi che vivono situazioni di disagio e che quindi si ricordi di dover dare loro la possibilità di poter scegliere se rientrare in Italia.

Perché le assicuro, dall’ultimo volo disponibile prima del blocco totale del traffico aereo, dal volo Porto-Amsterdam, con il timore di non poter arrivare mai a casa, non è, non è stato, facile.

I nostri studenti vanno tutelati sempre, anche quando non sono momentaneamente nei nostri dipartimenti, anche quando sono partiti inconsapevoli, come tutti, di ciò che si sarebbero ritrovati a vivere. Colgo l’occasione per ringraziare gli Uffici del mio Dipartimento, che sono stati presenti con mail e direttive da seguire, e che non mi hanno fatto sentire sola, mi auguro che possano essere un esempio per tutti gli Atenei di tutta Italia, di cui ho avuto modo di conoscere la più totale strafottenza.

Cordialmente,

Beatrice Pennisi
Consigliere del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Ateneo di Catania, studentessa Erasmus di ritorno in Italia
.

Sìamo Futuro Catania.

 


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