Coronavirus? No Emergenza Economia: la Fipet-Cidec lancia “Sos”!

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L’EMERGENZA NELL’EMERGENZA: LA CRISI SOCIOECONOMICA CHE VERRA’…ANZI NO…CHE E’ GIA’ QUA.

UN SOS DEL TESSUTO PRODUTTIVO AL SINDACO POGLIESE

I tempi difficili che stiamo attraversando potrebbero essere solo l’inizio di un declino ancora peggiore. E non dobbiamo e soprattutto NON POSSIAMO applicare la logica dello Struzzo. Dobbiamo invece essere ben consci di cosa stiamo parlando, della amarezza della verità e della necessità delle misure che occorrono per attraversare la tempesta, perché come dice un vecchio detto popolare “chi di speranza campa, disperato muore”.

Il fronte principale di questa battaglia riguarda, al momento, l’emergenza sanitaria, ed è più che giusto e doveroso per la tutela della salute pubblica e di ogni singola vita umana, adottare ogni precauzione necessaria e rispettare le regole che vengono emanate dall’autorità.

La Fipet-Cidec , rappresentate dal segretario confederale Cidec Lorenzo Costanzo, e per la Fipet il Pres. Roberto Tudisco e Vicepres. Elena Malafarina, invitano tutte le istituzioni a fare un attento e realistico ragionamento sulle conseguenze economiche di questa emergenza sanitaria.

Lo avevamo già detto, e speriamo di non finire come Cassandra, che questa emergenza è come una GUERRA, poiché la vita ordinaria del nostro paese e della nostra città si è azzerata, le saracinesche sono chiuse, le persone rischiano la vita ed il fronte sul quale si combatte sono le corsie degli ospedali dove migliaia di medici, infermieri, assistenti, personale amministrativo prestano il proprio lavoro, rischiando la propria incolumità personale, per salvare vite umane, così come le migliaia di persone che operano nel settore alimentare, dall’allevatore, al contadino, all’autotrasportatore che ci consentono, sempre correndo i medesimi rischi, di pranzare e cenare lo stesso.

Ma come in ogni guerra esistono anche fronti secondari, sui quali i riflettori non sono accesi con la medesima attenzione, dove si consumano tragedie umane e personali. Il nostro pensiero va alle migliaia di piccoli imprenditori e commercianti ed al loro personale, che tribolanti si mettono le mani tra i capelli e si chiedono come faranno a superare questa crisi economica, come faranno a pagare i conti, come faranno ad evitare il fallimento, come daranno un futuro alle proprie famiglie. La nostra società nel giro di neppure due settimane ha dimostrato la propria inequivocabile fragilità.

Il decreto del governo, “Cura Italia” è purtroppo ridicolo rispetto alle reali esigenze economiche del paese, mentre stati come La Germania e la Francia si armano di piani che prevedono dai 300 MILIARDI ai 550 MILIARDI di euro, noi festeggiamo per 25 MILIONI mal distribuiti e che piegano in ginocchio i commercianti ed i lavoratori.

Pensiamo solo ad un momento a come funziona una ordinaria filiera commerciale, ad esempio quella di una normale pizzeria o di un bar, non ci sono piani economici di lunga scadenza, non ci sono fondi per le emergenze, non perché il povero commerciante sia uno stolto ma perché già da anni cerca di sopravvivere tra un balzello e l’altro, ed a stento con la cassa corrente copre l’affitto, le spese dei professionisti, le tasse, le retribuzioni dei dipendenti e il costo della merce. Solitamente cosa fa? Emette degli assegni, postdatati a 30 o 60 giorni, e poi corre il resto del tempo per accantonare quelle somme, e per quanto la legge dica che questo non si può fare, è così che funziona nella realtà, e oggi ne dobbiamo prendere atto se non vogliamo che quelle saracinesche restino chiuse per sempre. I mancati incassi di questo mese, e realisticamente anche di quelli che verranno prima della fine dell’emergenza, produrranno echi nella nostra economia per anni, se non decenni.

Cerchiamo per un momento di analizzare questo decreto:

  • una sospensione di ben 4 GIORNI – dal 16 marzo originariamente previsto al 20 marzo- dei contributi previdenziali ed assistenziali verso le pubbliche amministrazioni; non si capisce dove troveremo i soldi in quattro giorni stando chiusi a casa e con le attività chiuse, forse si tratta di scherzi a parte.

  • Per imprese, autonomi e professionisti che sono sotto i 2 milioni di ricavi i versamenti alla cassa per saldare le ritenute, l’Iva annuale e mensile, nonché i contributi previdenziali e quelli Inail sono rinviati al 31 maggio e potranno essere pagati in un’unica soluzione o in massimo 5 rate mensili; anche qui ci appare incredibile e assurdo, e l’idea di essere su scherzi a parte continua a consolidarsi.

  • Per gli esercenti di negozi e botteghe è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 60% dell’ammontare del canone di affitto, relativo al mese di marzo; questa misura sottolinea l’innaturale e beffeggiante ottimismo di una classe politica non abituata a fare i conti con la realtà, solitamente come categoria siamo abituati a sospirare, come nel celebre film di Totò….”ed io pago”, ma stavolta la cassa è vuota e salvo che non spunti la fatina dei denti non si riempirà.

  • Ai lavoratori dipendenti stagionali del settore turismo e degli stabilimenti termali «che hanno cessato involontariamente il rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il primo gennaio 2019» e la data di entrata in vigore del decreto, «non titolari di pensione e non titolari di rapporto di lavoro dipendente» alla data di entrata in vigore del provvedimento viene riconosciuta un’indennità per il mese di marzo di 600 euro «erogata dall’Inps, previa domanda, nel limite di spesa complessivo di 103,8 milioni di euro per l’anno 2020. L’Inps provvede al monitoraggio del rispetto del limite di spesa e comunica i risultati di tale attività al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e al ministero dell’Economia e delle finanze». Se dal monitoraggio emergeranno scostamenti rispetto al tetto di spesa «non possono essere adottati altri provvedimenti concessori». Qui davvero nemmeno ci sentiamo di commentare, così come le altre misure presenti nel decreto, invitando tutti a prenderne visione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.

E nel frattempo cosa può fare il Comune di Catania per arginare questa situazione? Sappiamo che la responsabilità politica è principalmente del Governo centrale, ma in questo momento chiediamo al Sindaco Salvo Pogliese ed alla sua Amministrazione di fare tutto ciò che è in suo potere per aiutare i suoi concittadini. Ad esempio, e non sarebbe di poco conto, agire in collaborazione con ASEC e SIDRA per intervenire sulle bollette di acqua e gas in favore dei commercianti, per alleggerire il carico degli oneri cui sono chiamati, sappiamo che si tratta di aziende municipalizzate e che quindi agire in qualche modo è possibile. Chiediamo la sospensione delle relative bollette per almeno sei mesi, con un pagamento rateizzato e senza interessi né mora, per evitare che in molti si ritrovino gli impianti con i sigilli e siano poi anche chiamati a sopportare le relative spese.

Abbiamo necessità di scelte che testimonino una vicinanza della politica alle concrete e pressanti esigenze del tessuto economico cittadino. Già è parso, di cattivo gusto e con una pessima scelta temporale, ritrovarsi nella buca delle lettere la TARI, con scadenza il 30 marzo, che prima sembrava sospesa e che invece adesso pare confermata. Abbiamo chiesto delucidazioni in merito a diversi assessori, che tuttavia non sono in grado di fornirci al momento indicazioni su come dobbiamo comportarci, quel che è invece certo, essendo reperibile sul sito del Comune di Catania è che è sospeso il ricevimento al pubblico dell’ufficio tari fino al 3 aprile.

Abbiamo inoltre deciso di fornire una linea whatsApp di supporto a tutti i commercianti/imprenditori/liberi professionisti ed autonomi, potete scriverci e non sentirvi soli e disperati, non fatevi abbattere, non deve propagarsi il triste fenomeno già conosciuto durante questi anni di crisi economica delle morti per motivi economici, c’è sempre un rimedio, e lotteremo insieme per evitare queste morti, che sono state spesso silenziate e non riconosciute, a cui è stata perfino negata la dignità e per le quali lo Stato non ha mai speso adeguate parole di cordoglio. Potete contattarci e troverete il più ampio sostegno morale ed umano al numero 339 2034442 solo via WhatsApp cercheremo inoltre di fornire informazioni e chiarimenti, in attesa di una maggiore organizzazione.

Lo Stato, le Amministrazioni Comunali e Regionali, si assumano la piena e totale responsabilità sociale ed economica delle conseguenze di questa emergenza sanitaria, smettiamola con questa pantomima del rigore dei conti, che ha veramente stancato e mostrato tutta la sua violenza ed illogicità con una crisi che perduta da anni, smettiamola con le briciole e provvedimenti alla carlona, che mettono pezze senza risolvere alcunchè. È tempo che l’Italia si desti.

 

 

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Benanti

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