Corsa alla Presidenza della Regione: ecco perché Claudio Fava vincerà le elezioni

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Analisi e previsioni a meno di 40 giorni dal voto….di Massimo Malerba

Ad un mese è mezzo dalle elezioni regionali, l’unico dato su cui tutti gli analisti concordano è quello relativo all’alto tasso di indecisi e di astenionisti che caratterizzerà la prossima tornata elettorale. Lo dicono i sondaggi -come l’ultimo di Demopolis- che stimano in quasi due milioni gli elettori che non si recheranno alle urne o che, se lo faranno, non hanno ancora chiaro a favore di quale lista o candidato presidente. I sondaggi, in questo caso, coincidono con la percezione comune di chi in questi giorni è impegnato nella campagna elettorale e di chi, quotidianamente, si confronta con gli elettori, nei territori e sul web. Tutti, ma proprio tutti, parlano di “difficoltà” nell’intercettare il consenso.

Da qui l’emergere di un altro dato certo: la crisi del voto strutturato dovuta innanzitutto alla delegittimazione (nazionale e regionale) che colpisce i partiti tradizionali e alla -pressoché unanime- sfiducia degli italiani -certificata dal Censis- nei confronti dei partiti. Una crisi, dicevo, che danneggia in particolare le forze che sostengono il governo Monti, identificate dagli elettori come fonte del malessere sociale ma anche come insuperabile espressione della cosiddetta “Casta”. Tempo fa, ricorderete, sul web spopolò una foto un po’ vintage, scattata da un cellulare e postata su Twitter: ritraeva Alfano, Bersani e Casini sorridenti nello studio di Monti. Quella foto colpì l’immaginario collettivo, invase i social network e si riversò sulle prime pagine dei giornali e nei servizi tv. Diventò l’icona della distanza tra il ceto politico che inciucia nella stanza ovattata e i cittadini alle prese con una crisi economica senza precedenti. Quell’immagine, assieme a tante altre, è depositata nella memoria di ciascuno di noi, incorporata nello storytelling dell’indignazione anti-sistema. A pagare i costi di quello “scatto” saranno principalmente Pdl, Pd e Udc e i candidati che a questi fanno riferimento, ossia Nello Musumeci e Rosario Crocetta. A trarne vantaggio, invece, saranno gli outsider, i candidati percepiti come anti-sistema: Claudio Fava e Gianfranco Cancelleri del 5 Stelle.

Anche il voto clientelare, nonostante gli sforzi delle seconde linee, vive in Sicilia un momento di declino. La sua massima espressione, Raffaele Lombardo, non si muove, come nel 2008, nel pieno delle sue “agibilità” politiche e istituzionali. La prima condizione per rendere incisivo il voto clientelare risiede nella possibilità di offrire, da una posizione di forza, un corrispettivo, un vantaggio, un “favore”, un posto di lavoro (vero o presunto) in cambio del consenso: sfiduciato, impelagato nelle sabbie mobili di un processo per mafia, “sorvegliato speciale” dei media nazionali e dei siti indipendenti che non aspettano altro che prenderlo “con le mani nel sacco”, Lombardo non riuscirà ad esprimere in pieno il suo potenziale. A risentire del declino del voto clientelare sarà principalmente Gianfranco Miccichè che, di fatto, è l’unico tra i quattro candidati più forti a non avere alcuna possibilità di vincere. Ma anche Nello Musumeci e Rosario Crocetta, o meglio i loro terminali più opachi (il Pdl e l’Udc), sconteranno il prezzo di questo declino. Resisterà, invece, ilvoto di scambio, quello comprato a suon di euro, in particolare dai candidati nelle liste Pds, Udc, Pdl e Pid. Mi hanno già segnalato diversi “movimenti” nelle periferie. E tuttavia, il voto di scambio risulterà non decisivo (se non forse per eleggere qualche candidato) a causa della sua scarsa capacità di propagazione pubblica e della sua onerosità.

A diventare presidente della regione (in ogni caso senza maggioranza all’Ars) sarà dunque chi riuscirà ad intercettare consenso dal bacino più grande dell’elettorato siciliano, dentro il quale c’è anche un pezzo maggioritario degli indecisi di cui ho parlato sopra e forse degli attuali astensionisti:il voto d’opinione o, come l’ha definito Pietro Vento di Demopolis, “il voto liquido che rende la competizione di fine ottobre densa di incognite per l’intera classe politica regionale”. Dei quattro candidati in corsa gli unici che hanno le carte per farlo sono Nello Musumeci (a destra e nei settori omofobi dell’Udc a scapito di Crocetta), Claudio Fava (a sinistra, nel variegato elettorato anti-sistema e nei settori più avanzati del Pd a scapito di Crocetta) e, in minima parte, il candidato del 5 Stelle che avrà un’impennata dopo lo sbarco imminente di Grillo in Sicilia.

Claudio Fava, anche in virtù della sua natura extraparlamentare e della sua visibilità pubblica, sarà il destinatario principale del voto liquido. Chi intende “punire” i protagonisti di quello scatto darà a lui il voto, quella stessa maggioranza silenziosa, non rilevabile (direi quel fiume carsico) che si è materializzato nei risultati di Palermo, Parma, Napoli, Milano.

Questi precedenti, per chi osserva con attenzione, sono tutti accomunati da un dato: hanno vinto – coincidenza o tendenza?- candidati e contenuti che nel corso della campagna elettorale sono risultati egemoni anche sul web. Hanno perso i candidati mainstream, quelli il cui risultato dipendeva dalla mobilitazione del voto strutturato e di quello clientelare. In tutti questi casi il web ha anticipato i risultati delle urne (vedi Pisapia, De Magistris, referendum). Questo non significa che il web sia decisivo ma che, semplicemente, indica una tendenza. E nel nostro caso la tendenza parla chiaro: vincerà Claudio Fava.

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Redazione Iene Siciliane

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