Cose di Sicilia fra “politica” e “paludi” assortite

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Vade retro miscredenti e scettici della Sicania che non soppesate con la dovuta oculatezza il grande valore morale ed etico nella Trinacria della demos e della polis. Come non provare commozione per le toccanti iniziative di “mizzicacuccè”, ormai affetto da una sorta di mistica filantropia e convertitosi definitivamente agli “equilibri più avanzati” per lasciare definitivamente nel pantano dell’autoreferenzialità il “rinnovato pizzo più amato dai sicani” che vuole ritornare a governare incontrastato per un altro quinquennio il regno della Trinacria.

Il colonNello si senta difeso dalla magica super co(razza) e non intende assolutamente lasciare a metà quel che non ha  nemmeno iniziato. A proposito di altri amiconi della nostra irredimibile isola stupisce il lungo defatigante e defatigante sulplace dei sinistri che manco a dirlo si guardano in cagnesco alla ricerca dello sfidante del noto militellese  e ogni decisione viene rinviata sine die. Per ora c’è il solito e sempiterno Claudio in campo anche lui in vena di sacrifici( si fa per dire !) e intanto Giancarlo flirta con Anthony , mostrando indifferenza verso qualsiasi pretesa e cercando di coltivare il prato “sfiorito” di futuri patti e alleanze civiche . Niente di nuovo sotto le (5) stelle sempre meno splendenti, anemici e dissanguati dall’uscita degli “attivisti sicani” ormai alla corte del principe Nello e neanche l’avvocato del popolo sembra rianimarli , anzi quel maledetto sogno del ponte adesso li divide e non so se si farà una votazione sulla nuova piattaforma ora che la “casa è leggia”.

Dalle nostre parti il tempo non è una ricchezza da usare per il fare collettivo ma serve solo giustamente a riposare dopo i lunghi pensieri, le cervellotiche strategie e le spregiudicate tattiche. I cercatori di talenti del vecchio potere invece non si riposano mai, Totò e Raffaele , scudieri crociati e martiri della libertas,  sono gli apostoli prodighi di consigli  ben mirati verso il “centro”, sempre al “centro”, fortissimamente “centro”. L’unico veramente in esilio è Saro, che ogni tanto suona  qualche (s)piffero della rivoluzione mancata e rimpiange l’era del suo successo “montante”.

Ghino di Tacchino.

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Benanti

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