Costituzione italiana, legalità e libertà d’impresa: tre parole, talora solo tre parole


Pubblicato il 03 Giugno 2012

Concluso il ciclo di incontri sulla Carta del 1948, promosso dal coordinamento delle associazioni antiracket del sistema Concommercio nelle scuole della provincia di Catania.E il Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi dichiara: “il costo che la società paga per il peso dell’illegalità, il cattivo funzionamento della macchina giuridica e l’inefficienza della pubblica amministrazione è enorme”A cura di Iena ImprenditorialeNon poteva che chiudersi con un grande evento il ciclo di incontri sulla Costituzione italiana promosso dal coordinamento delle associazioni antiracket del Sistema Confcommercio negli istituti scolastici della provincia di Catania. Dopo gli oltre cinquemila studenti a cui magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine, docenti universitari e gli stessi professori delle scuole che hanno aderito all’iniziativa hanno spiegato le norme della carta costituzionale che regola la vita di ogni italiano grazie al “Progetto 139”, sono stati gli imprenditori e i commercianti di Giarre, Riposto e Fiumefreddo, ma anche tanti rappresentanti della società civile e del volontariato, a confrontarsi sul tema della costituzionalità nel dibattito “La Costituzione della Repubblica: legalità e libertà d’impresa” che si è tenuto presso la “sala del vascello” del comune di Riposto.A esaminare gli articoli della Costituzione prevalentemente legati ai rapporti di lavoro sono stati due ospiti autorevoli, il Procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi e il Presidente regionale di Confcommercio Pietro Agen e con loro il coordinatore provinciale del sistema antiracket –antiusura Claudio Risicato e il presidente della Confcommercio di Riposto Daniele Trombetta.Dopo i saluti del sindaco Carmelo Spitaleri, che ha invitato tutti a un esame di coscienza e a far pulizia all’interno delle Istituzioni per far rivivere i valori della Costituzione, ricordando che proprio il comune di Riposto nel 1991 fu uno dei primi a deliberare sul sostegno alle aziende che denunciano episodi di usura, ha aperto i lavori, moderati dall’avvocato Angelo D’Anna, il coordinatore tecnico delle associazioni antiracket del sistema Confcommercio Francesco Fazio.”E’ un lavoro incessante quello che stiamo facendo da anni ormai nelle scuole del capoluogo etneo – ha detto Fazio – perché siamo convinti che nelle menti ancora libere dei nostri giovani, uomini e donne del futuro, si debba piantare il seme della legalità, costruendo un dialogo e dando buoni esempi per far prendere loro consapevolezza dei diritti e coscienza dei doveri”. Un lavoro svolto con grande impegno dai rappresentanti delle associazioni antiracket del sistema Confcommercio col supporto dei magistrati dell’Anm e del Circolo Libertà e Giustizia, delle forze dell’ordine e del Provveditorato agli studi.Si è partiti proprio dall’articolo 41 della Costituzione, che sancisce la libertà di fare impresa indirizzata ai fini sociali e in modo da non recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. Condizioni che spesso vengono a mancare per l’intrusione della malavita organizzata nel tessuto economico del territorio.”Non ci sono più le condizioni per fare impresa – ha affermato scoraggiato Daniele Trombetta, presidente Confcommercio Riposto – Le difficoltà di accesso al credito per le piccole e medie imprese, il caro benzina che fa alzare il costo dei trasporti si sommano alla concorrenza della malavita organizzata che creando una rete di imprese proprie monopolizza il mercato e inibisce le aziende sane. Provvedimenti come Basilea 1 e 2 si sono rivelati un fallimento e le aziende che hanno difficoltà ad avere credito dalle banche sono costrette a ricorrere a prestiti usurai che fanno salire i proventi delle organizzazioni criminali”.L’illegalità diffusa mina lo stato di diritto mentre la libertà d’impresa condiziona lo sviluppo del territorio. Ma il momento di recessione e l’eccessiva fiscalità insieme alle intimidazioni e la sleale concorrenza della malavita organizzata fanno si che l’imprenditore resti operativo solo sulla carta. L’attività di contrasto a cosa nostra deve essere un dovere etico oltre che autodifesa.

“Il costo che la società paga per il peso dell’illegalità, il cattivo funzionamento della macchina giuridica e l’inefficienza della pubblica amministrazione è enorme – ha spiegato il Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi – un occasione di guadagno per pochi e un danno enorme per l’economia locale. Restare legati ai principi della Costituzione è fondamentale perché, anche se nasce dalle rovine della seconda guerra mondiale e gronda il sangue di chi l’ha scritta, ha origine da un compromesso forte e vive oltre le contingenze guardando al futuro. Dobbiamo cercare di adeguarla ma non cambiarla per restare legati ai principi della Costituzione. Con cautela migliorarla e non distruggerla”.E ritorna sul tema della libertà d’impresa il presidente regionale di Confcommercio Piero Agen ricordando l’invito del Procuratore Grasso a metterci la faccia e non nascondersi dietro le sigle, un incoraggiamento chiaro alla denuncia di episodi di racket ed usura. “La mancata denuncia è un danno a noi stessi poiché lo Stato siamo noi – ha ribadito Agen – La nostra generazione ha vissuto troppi compromessi per questo bisogna puntare sui giovani, ma Confcommercio ha un traguardo ambizioso da raggiungere: la rivendicazione e l’assunzione d’impegno attraverso la raccolta di 1.000 firme come dichiarazione di legalità per essere veramente protagonisti del cambiamento. I fondi europei sottratti, l’evasione fiscale, l’abusivismo e la contraffazione costituiscono oltre il 15% del Pil.L’articolo 53 ci richiama ai nostri doveri, colpire l’evasione che è un reato contro la società e stringere il rapporto col bene comune. Occorrono comportamenti sociali diversi, partendo dai piccoli esempi come la costituzione di parte civile che è una vera presa di coscienza. La Costituzione come punto di riferimento, un esempio di stabilità e continuità che conserva una validità straordinaria”.


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