Giustizia

COSTITUZIONE SOTTO ATTACCO? LA “LEGALITA’ QUOTIDIANA” DI UN AVVOCATO CHE FATICA AD ENTRARE IN TRIBUNALE

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Il vergognoso caso di Francesco Sanfilippo. Come la legge ogni giorno viene calpestata dentro i “luoghi sacri” della “giustizia”.

di iena senza Costituzione Marco Benanti

Lo fanno per difendere la Costituzione-dicono. I magistrati in questi giorni sono fieramente impegnati in una lotta senza quartiere contro la separazione delle carriere. Un tema fondamentale per la legalità si racconta e, infatti, la grande stampa e i giornalisti “alla moda”, con annessi avvocati e intellettuali di varia estrazione, sono accorsi. In genere, in Italia si accorre in soccorso di chi vince, come diceva Ennio Flaiano o più semplicemente si sta con comanda, con chi comanda davvero, tanto da poter disporre a suo piacimento della libertà e quindi della vita delle persone.

Bene, questa ansia di legalità e giustizia (così la raccontano) si staglia perfettamente sull’orizzonte mediatico e di cornice politica-corporativa.

Poi, c’ è la legalità quotidiana e qui le cose, come dire, si complicano. Premessa: ci rendiamo conto che la storia che raccontiamo –e lo abbiamo già fatto in passato https://www.ienesiciliane.it/catania-uno-stato-fuorilegge-impedito-allavvocato-francesco-sanfilippo-di-fare-il-proprio-lavoro/-

 non è da prima pagina delle “Gazzette delle Procure” o delle “redazioni uffici stampa” dei magistrati, ma, purtroppo (per loro) esistono e indicano -in modo solare- violazioni patenti e ripetute della legalità. Che hanno riflesso su valori costituzionali e diritti dell’uomo, che evidentemente contano meno di una manifestazione corporativa di togati privilegiati.

Bene, l’avvocato del foro di Catania Francesco Sanfilippo è ostacolato nell’esercizio della sua professione. La sua condizione di disabile certamente comporta per lui difficoltà quotidiane di vita, ma indubbiamente quando si tratta di accedere nelle aule di giustizia i problemi diventano molto più grandi, talora quasi insormontabili. Perché? Per colpa del destino? No, per colpa delle lacune vistose –che comportano violazioni di legge- delle sedi giudiziarie catanesi, a cominciare dal Palazzaccio di piazza Verga (una struttura dove sono piuttosto carenti le condizioni di sicurezza, solo per citare alcune criticità) per proseguire sino all’ex pretura di via Crispi. Accade, pertanto, che l’accesso alle aule è difficoltoso, spesso legato a “procedure all’italiana”(chiamata telefonica ad un addetto degli uffici giudiziari “volenteroso”), in mezzo all’indifferenza generale (malgrado la conoscenza del caso che è da tempo patrimonio comune dell’avvocatura catanese).

Difficoltà in serie, che si ripetono anche dentro le aule, con situazioni anomale, quando non apertamente fuorilegge. Non si registrano indignazioni mediatiche sul tema, non ci sono interventi in prima pagina (magari con “interviste-verità”), con annesse citazioni latine di “Piemme-Storici-Avvocati di Corporazione e Filosofi Morali”. Nulla: e dire che nel resto d’Italia, a fare una ricerca, la situazione in tema non è paragonabile al “disastro di legalità” di Catania.

 Di fatto, da molto tempo all’avvocato Sanfilippo, malgrado il suo spirito battagliero e le numerose segnalazioni fatte sul tema dell’agibilità delle sedi giudiziarie catanesi (con risultati modesti o quasi inesistenti), è quasi impedito di svolgere il suo lavoro. Da parte sua, è arrivata l’ennesima istanza (inviata anche agli uffici competenti del Ministero della Giustizia) in vista di un’udienza prevista per  il 28 gennaio prossimo.

Cosa scrive il legale? “…Che il Giudice di Pace, sezione penale, di Catania versa in condizioni di grave e protratta illegittimità, perché viola palesemente i dettati di cui alla Legge 13/89 e Legge 104/92. In particolare è impedito l’accesso a soggetti disabili per via delle numerose barriere architettoniche (gradini sprovvisti di rampe e montascale e ascensore che non consente l’ingresso con sedia a rotelle);

Che la suddetta situazione è ben nota al Presidente della Corte d’Appello di Catania, per vie delle svariate segnalazioni fatte dallo scrivente e dal C.P.O. (comitato pari opportunità, ndr) di Catania, di cui lo scrivente, tra l’altro, ne è componente;

Che da settembre lo scrivente attende “l’immediata” convocazione di un tavolo tecnico, promessa dall’Ufficio di Presidenza della Corte d’Appello di Catania;

chiede

il differimento dell’udienza  del 28.01.2025, SENZA SOSPENSIONE DEI TERMINI PRESCRIZIONALI, non trattandosi di un legittimo impedimento del difensore, bensì di una situazione di inagibilità, quindi di illegalità, dell’aula di pubblica udienza. Conseguentemente chiede che la prossima udienza venga celebrata in aula priva di barriere architettoniche.

Con riserva di intraprendere ogni azione utile, anche di ordine mediatica, chiede NUOVAMENTE che venga disposta URGENTEMENTE un’ispezione volta a fotografare la disastrosa situazione in cui versano gli uffici giudiziari del distretto della Corte d’Appello di Catania”.

Ecco, per l’ennesima volta, lo stato della “legalità di fatto” che impera anche a Catania da decenni: troveremo qualcuno che vorrà occuparsi della legalità quotidiana dei “senza Potere”?

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Benanti

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