“Due anni fa l’inizio della pandemia sfiorò fortunatamente la Sicilia e il servizio sanitario regionale resse, oggi il virus è arrivato come un fiume in piena e sta colpendo con violenza contro gli ospedali siciliani, mettendo a dura prova il personale della sanità, che esce da due anni con le ossa rotte da una pandemia ancora in corso. Mediamente, nelle aziende sanitarie dell’isola, il 4 % dei sanitari fra medici, infermieri, oss e tecnici, risulta contagiato, con punte del 5 % nel palermitano. Un dilagare dell’infezione fra gli operatori della sanità mai visto prima, nelle precedenti ondate. Un numero elevato di assenze se a questi si sommano gli operatori sanitari sospesi per non aver osservato l’obbligo vaccinale. A denunciare la situazione la Fsi-Usae Sicilia Federazione Sindacati Autonomi organizzazione costituente della confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei. Il sindacato denuncia la difficoltà delle 17 aziende sanitarie e ospedaliere a coprire e pianificare i turni per carenza di personale”.
“La situazione è sulla soglia di guardia, e le cure potrebbero essere a rischio”, si legge nella nota – generata dalla grave carenza di infermieri e oss che ad oggi arriva quasi a 15 mila unità nelle sole strutture pubbliche. Alla Fsi-Usae sono arrivate segnalazioni di situazioni che destano forti preoccupazioni per carenza di organico. Le unità operative soffrono la carenza di personale soprattutto nei dipartimenti di emergenza, di area critica e nei reparti covid, e l’organizzazione degli ospedali è sotto stress con il personale vincolato a fare doppi turni e straordinari per garantire i servizi, rinunciando spesso ai riposi, pertanto è necessario dare risposta urgentemente anche allo stato di tensione emotiva, fisica e mentale nel quale costantemente lavorano gli operatori. Le attività sanitarie richiedono serenità psichica, vigilanza e grande attenzione nei processi di assistenza infermieristica specializzata per la gestione di apparecchiature elettromedicali avanzate, quali respiratori, monitor, defibrillatori, aspiratori, elettrocardiografi e dispositivi che salvano la vita dei pazienti, attività che raramente vengono citate”.
“È vero che sono stati fatti degli sforzi l’anno scorso sul fronte delle assunzioni nella prima fase della pandemia, ma la Sicilia arriva da una situazione di carenza storica di organico catastrofica. Con i pensionamenti e l’aumento del fabbisogno assistenziale siamo tornati alla situazione precedente. Se la Regione Siciliana vuole mantenere i servizi sanitari, a questo ritmo deve arruolare personale in quantità bastevole per gestire una situazione sempre più complessa”.
“Gli ospedali siciliani sono in sofferenza e in attesa del picco dell’ondata dei contagi atteso per fine gennaio. D’altronde nei pronto soccorso si presentano, diversamente dalle precedenti ondate, sia pazienti contagiati che pazienti con altre patologie che magari scoprono di essere contagiati in questa situazione. Se il vaccino si sta mostrando una buona risorsa contro il Covid garantendo un decorso clinico dell’infezione caratterizzato da sintomi lievi, anche gli operatori sanitari devono fare i conti con il virus. Se il personale sanitario infetto dovesse essere costretto ad assentarsi, se i pazienti aumentassero e diminuirebbero i posti letto, le aziende si troverebbero a fare i conti con i limiti di capacità ricettiva”.
“La richiesta della Fsi-Usae all’Assessore regionale alla Salute Ruggero Razza è quella di intervenire urgentemente per porre rimedio a questa gravosa situazione che mette a rischio sia i cittadini che il personale, con l’unica cosa utile che si può fare in questi casi: assumere. A fronte di questa drammatica situazione, la linea della Fsi-Usae è ben chiara: in assenza di misure correttive urgentisaremo costretti a mettere in atto azioni protesta”.
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