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Crisi Covi, Sorbello (sindacalista esperto legislazione commercio): altro che ristori, l’economia “boccheggia”
Pubblicato il 20 Novembre 2020
Arrivano i ristori economici, addirittura ci sarà una manovra finanzia “di scostamento” per andare incontro alle esigenze di cittadini e imprese, saranno inibiti i licenziamenti fino al prossimo marzo e “tanto altro ancora” ci sarà. E allora ? Meglio di un pugno in faccia a bruciapelo. Non ci sono dubbi, ma non di più di questo.
E allora? Non ci facciano passare i provvedimenti in corso quale provvedimenti che possano tenere in piedi ancora a lungo la gente normale, coloro che non hanno il “27 pubblico (o parapubblico) e puntuale”. Un cassa integrato con stipendio netto di 2000 euro percepisce 840 euro di cassa integrazione : come deve andare avanti se ha una casa in affitto da pagare, figli da mantenere piuttosto che rate da pagare per finanziamenti fatti negli anni passati? Un ristoratore che si ferma avrà si un ristoro ancorché da ridere, ma con esso si ferma un indotto che non viene sfiorato da alcun beneficio, costoro non rientrano neanche nel più remoto dei pensieri di questi “scienziati al governo”.
Produttori e grossisti di farine, zucchero, vini, oli, paste, piuttosto che fornitori di servizi, solo per citare alcune merceologie, vedono un assoluto e tragico ridimensionamento dei volumi d’affari con conseguenze negative per i bilanci aziendali e familiari. E l’indebitamento con le banche come potrà essere gestito in questi mesi? Gran parte dei ristoratori di mia conoiscenza, così come degli operatori economici, hanno fidi utilizzati a tappo, come devono fare? Qualcuno ha una risposta?
E la beffa è altrettanto crudele per le attività aperte. Qualcuno di voi ultimamente è andato in un gioielliere? Ed i negozi di abbigliamento, non solo alta moda e cerimonia, dei nostri centri storici che non battono scontrino? Beffati! Restano aperti ma non con gli affari sotto i piedi e non hanno alcun ristoro neanche il bonus affitto, sono aperti. Fortunati quei commercianti ddl tessile a cui le industrie non mandano l’invernale per avere interrotto la produzione: meno merce invenduta che ingombra i magazzini e meno scadenze. Ma si può ragionare in questo modo?
E allora? E allora ci vorrebbe una “cura da cavallo”. Una immissione di denaro straordinaria a favore deii songoli Stati europei, tale da permettere di annullare il pagamento delle tasse e tributi per imprese e famiglie, secondo modalità calibrate e sensate, da aumentare l’importo mensile della cassa integrazione, tale da dare vero e sufficiente “ossigeno in cash alle imprese” (a fondo perduto, per intenderci), da permettre una moratoria per i debiti con finanziarie e banche (reale!), altro che abbassamento delle aliquote IVA.
Non servono cure palleative e terapie del dolore, occorre una terapia d’urto. E allora? E allora ci vorrebbe un Mario Draghi che prenda in mano la situazione, che rifinanzi il “Quantitative Easing ” con l’acquisto di titoli di Stato per almeno 200 miliardi al mese nel tentativo di iniettare più denaro nella economia, ovviamente secondo le necessità dei singoli Stati membri, almeno per i prossimo sei mesi. E allora? E allora si vede che non c’è Mario Draghi. Siamo in un dopoguerra e le misure devono essere da Piano Marshall: all’epoca gli americano stanziarono milleduecento miliardi di dollari per l’Italia tra il 48 ed il 51. Tanto per rendere l’idea,
il resto è pura presa per i fondelli, meno di una scarsa terapia del dolore. La sensazione è che “semu ne mani di nuddu”
Francesco Sorbello sindacalista Esperto Legislazione Commercio.
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