Crisi covid, Sorbello (sindacalista esperto di legislazione terziario mercato):”salvare il salvabile”


Pubblicato il 28 Novembre 2020

“Nessuno ovviamente ritiene che il futuro prossimo,  e più specificatamente il mese di dicembre,  possa considerarsi sovrapponibile sotto il profilo delle abitudini ed economico-commerciale a quello degli anni precedenti, dal dopoguerra in poi. Però quattro conti occorre farli, senza mai  dimenticare l’imprescindibile necessità di evitare una fase tre dell’epidemia drammatica come l’attuale. Ciò detto, con riferimento alle imprese, deve essere altrettanto chiaro che bisogna tentare di salvare il salvabile, di creare i presupposti affinché migliaia di imprese non debbano consegnare la partita Iva a fine anno, dileguando un sistema imprenditoriale fatto di micro e piccole attività che costituiscono la colonna dorsale del sistema Paese. Ed il mese di dicembre è, come non mai, fondamentale: esso rappresenta,  infatti, uno spartiacque decisivo per continuare l’attività il prossimo anno o chiudere definitivamente battenti. Da sempre esso ha permesso a migliaia di.imprese del terziario di mercato di dare un senso all’attività di un intero anno e di mettere in ordine i conti.

Quest’anno significa, invece, sopravvivenza, avere ancora un futuro o ritrovarsi in mezzo ad una strada ad affollare le fila dei disoccupati  In tal senso basti considerare che per il settore moda, a fronte di una spesa annua pro capite di euro 1074, dicembre rappresenta l’11.5% del fatturato annuo e ben il 38.2% di quello dell’ultimo trimestre (ottobre-dicembre). Un trand che solitamente prosegue a gennaio con l’avvio dei saldi invernali. E si consideri  che la.mancanza degli stranieri extra U.E. per il settore dell’alta moda è di per se un durissimo colpo: il loro scontrino medio è di 800 euro.  Insomma.migliaia di aziende ed i loro dipendenti nei prossimi 45/50 giorni si giocano il futuro. Lo stesso dicasi per la filiera del food e più precisamente per il comparto ristorazione che a dicembre vede una impennata del fatturato sia per le consumazioni sul posto sia per l’asporto. Dicembre è irrinunciabile. In tal senso le scelte del Governo devono tenerne conto e rispondere a criteri razionali e ben comprensibili.

A tal proposito,  invece, non si comprende l’intenzione del Governo di tenere chiusi ristoranti e pizzerie dopo le ore 18 mentre i centri commerciali e grandi magazzini, luoghi ad alta potenzialità per la diffusione del virus, restano aperti senza limitazioni di orario. Forse una chiusura alle 22.30/23 per tutti, e poi il coprifuoco, potrebbe contribuire a dare ossigeno a imprese e lavoratori. Insomma per salvare il salvabile occorre necessariamente stabilire un CLIMA DI NORMALITA, con le dovute precauzioni.

Ed un clima di normalità non ci sarà se ci si muove a compartimenti stagni, senza considerare il terziario di.mercato un tutt’uno: COMMERCIO E RISTORAZIONE CAMMININO INSIEME. Ciò per ridurre i danni,  ovvero per ridurre al minimo il saldo negativo tra imprese avviate e quelle cessate. Nel 2019, senza pandemia, il tasso di crescita (rapporto attività avviate e cessate)  è stato solo dello +0.44% contro lo 0.52% del 2018. Nel 2019 alla fine del terzo trimestre registriamo un -17.5% di aperture di nuove attività con conseguenze nefaste per l’impatto occupazionale. In questo quadro c’è di mezzo anche la tenuta delle nostre città, dei centri storici e delle aree urbane.consolidate: senza commercio e ristorazione non c’è Città ed è inesorabile il degrado.  Solo per fare quattro conti, per provare ad attenuare i danni.
Francesco Sorbello. “


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