Cronaca: Acibonaccorsi piange Don Stefano Cavalli


Pubblicato il 16 Ottobre 2015

ACI BONACCORSI – Lavina – e non solo – piange don Stefano Cavalli. Il sacerdote, primo parroco e rettore della Chiesa/Santuario dedicata a Maria Ss. Ritornata, “figlio spirituale” di San Pio da Pietralcina, è spirato martedì alle 23,30, all’età di 97 anni, nella sua casa di via Roma. L’età avanzata e il fisico provato lo avevano costretto a letto attorniato dai parenti, dai parrocchiani e dai suoi “giovani” della Comunità di Lavina (Associazione cattolica Cultura e Ambiente), provenienti da ogni parte della provincia, che nelle ultime ore lo hanno accompagnato con veglie comunitarie di preghiera. Ieri è stata allestita la camera ardente nella sua chiesetta di Lavina dove, giovedì 15 ottobre, alle 16, saranno celebrati i funerali dal Vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, dall’arciprete parroco di Aci Bonaccorsi, don Carmelo Torrisi  e da altri sacerdoti della diocesi di Acireale (si prevede una massiccia partecipazione).
Da giovane sacerdote, don Cavalli, era stato accolto sotto l’ala protettrice del frate dalle stimmate che lo ha voluto vicino al momento del trapasso, nella notte tra il 22 e il 23 settembre del 1968.  Fu davvero provvidenziale l’incontro che don Stefano Cavalli parroco fresco di nomina ebbe con Padre Pio nel Santuario “Madonna delle Grazie” di San Giovanni Rotondo. Sin da allora si stabilì un vero “ponte spirituale” tra i due Santuari mariani.
Don Cavalli (prete da 72 anni) è stato un sacerdote molto accostato al Curato d’Ars, allegro e sensibile alla fede. Ma capace di tuffarsi con ardore nella sua missione. Il suo è stato un servizio pastorale, tanto semplice quanto straordinariamente fecondo, in un piccolo quartiere – Lavina – di tre comuni, Aci Bonaccorsi, Viagrande e Aci Sant’Antonio. Sull’esempio del Buon Pastore, egli ha dato la vita nei decenni del suo servizio sacerdotale. Un “curato” che è andato a cercare le anime, che ha predicato in maniera semplice ma incisiva, che ha ingaggiato una lotta senza quartiere contro le ingiustizia da qualunque parte esse provenivano. 
Un sacerdote tanto amato e tanto “discusso”, soprattutto da alcuni suoi colleghi, negli anni in cui – ci riferiamo al periodo che va dal ’73 all’’83 – ha saputo fare delle scelte coraggiose a difesa di un movimento di volontari, nato all’ombra del Santuario mariano, considerato “esuberante” ma che negli anni ha dimostrato non solo d’essere fedele alla Chiesa, ma di crescere in numero (sono oggi migliaia i componenti, provenienti da ogni parte della Sicilia) e qualità, sotto la sua guida spirituale. 
E’ stato un maestro del perdono sacramentale, che ha amministrato ininterrottamente per ore, giorni, mesi, anni, dimenticandosi persino di mangiare e di dormire… la sua chiesa è stata sempre aperta, “perché la chiesa non è un ufficio”, diceva.  La sua esistenza fu una catechesi vivente, che acquistava un’efficacia particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale. Per questo oggi abbiamo visto tantissimi giovani, anziani, adulti, sofferenti, stringersi attorno alla salma di don Stefano. Perché ognuno di loro conserva un ricordo tutto suo, particolare, unico, personale, così come particolare, unico e personale è stato il suo rapporto con ognuno di loro. Ma padre Cavalli, oltre ad essere stato un vero pastore che ha saputo governare le sue pecore, ha saputo trasformare la sua casa in un “Cenacolo” vivente, uno spazio di accoglienza destinato alla spiritualità.
Grazie alle sue qualità umane e spirituali – senza mai scendere a compromessi – è riuscito a resistere al logorio del tempo ed è diventato un vero e proprio simbolo per tutta la comunità di Lavina.
Il poeta e scrittore catanese Emanuele Giordano lo descrive “Fermo nella fede, trionfatore sul maligno, pilastro della chiesa. Don Cavalli, indomito nelle battaglie ha retto i suoi giovani tra le braccia uniti dalla speranza sotto il manto di Maria”.
Don Stefano è andato a ricongiungersi con gli altri due sacerdoti che hanno guidato la Comunità di Lavina: il postulatore delle cause di beatificazioni, il romano Padre Gesualdo Maria D’Arrigo da Roma e il messinese don Orazio Natale, ordinario di Filosofia a Messina.
Per Franco Leonardi, primo cittadino di Viagrande “Padre Cavalli ha anticipato negli anni quello che oggi si chiama consorzio dei comuni, la sua opera si è estesa in tutti e tre territori comunali dove ricade Lavina”. Per il collega di Aci Sant’Antonio Santo Caruso ”siamo grati a questo straordinario sacerdote per la sua fattiva testimonianza. Ci mancherà molto”. Il sindaco di Aci Bonaccorsi Mario Alì: “La parrocchia di Lavina ricade interamente su Aci Bonaccorsi, ma per don Cavalli non ci sono state mai barriere di alcun genere”.Il prof. Salvatore Castorina fondatore della Clinica Morgagni e amico personale di don Cavalli: “Lui e padre Pio mi hano insegnato ad amare gli ammalati. Padre Stefano è stato un vero pastore che ha saputo governare le sue pecore”.


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