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Cronaca nera, Adrano: non fu suicidio, per la morte di Valentina Salamone un arresto. E’ stato il suo amante?
Pubblicato il 04 Marzo 2013
Conferenza stampa in Procura Generale, dove inquirenti ed investigatori hanno svelato retroscena di un fatto di sangue rimasto senza giustizia per due anni…di iena giudiziaria
Valentina Salamone non si è suicidata, è stata uccisa da un uomo con cui aveva una relazione sentimentale travagliata: Nicola Mancuso (nella foto), 30 anni, sposato, che è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Catania Francesca Cercone su richiesta della Procura Generale, che aveva avocato il caso. Si tratta, per adesso, di un provvedimento cautelare, che nasce da un’ipotesi investigativa che dovrà trovare conferma nei successivi passaggi processuali.
Questo è il “colpo di scena” arrivato dopo anni, da quel pomeriggio del 24 luglio del 2011, quando fu ritrovato da operai dell’Enel il corpo della ragazza, una giovane di 19 anni, nel cortile di un’abitazione di Adrano. Una vicenda sulla quale restano perplessità non di poco conto su come sono state condotte le indagini al momento del fatto.Tale ricostruzione è apparsa improbabile ai famigliari che hanno chiesto a gran voce che le indagini non si fermassero a questa prima ipotesi.
Oggi pomeriggio, alla Procura Generale, l’avvocato generale Salvatore Scalia, assieme al sostituto Sabrina Gambino e il comandante del nucleo operativo dei carabinieri Luca Corbellotti (nella foto accanto) hanno illustrato ai giornalisti fatti e ricostruzioni investigative che hanno portato alla misura cautelare.
Le indagini dei carabinieri e dei Ris di Messina hanno condotto a sollevare interrogativi sul caso. Come il nodo utilizzato: non era adatto secondo gli investigatori a procurare il soffocamento.
Nel comunicato dei carabinieri si scrive che “…il tipo di nodo utilizzato per “commettere” l’insano gesto (non adatto a generare un soffocamento), le tracce rinvenute sul corpo della vittima dalle quali è emerso che alcune lesioni erano avvenute ante mortem, la particolare posizione delle mani della ragazza intorno al cappio quale estremo tentativo di liberarsi hanno portato a supporre che l’impiccagione fosse solo l’artefatto finale di un crimine commesso da persone vicine alla vittima che avevano libero accesso alla villetta.
La perizia medico legale disposta dalla Procura Generale della Repubblica ha infatti stabilito che la ragazza, nel corso di una colluttazione, era stata afferrata, strattonata e, in ultimo, sottoposta sia all’azione di costrizione attiva della corda applicata intorno al collo da parte di uno degli aggressori, sia al contestuale sollevamento del corpo dalle gambe da parte di almeno un altro soggetto fino a quando, a seguito di queste azioni, erano cessate le funzioni vitali e il cadavere era stato sistemato e lasciato nella posizione del suo rinvenimento, simulando un impiccamento di tipo suicidario.A conferma che la morte della donna era stata preceduta da una colluttazione, il R.I.S. dei Carabinieri di Messina, delegato ad effettuare più sopralluoghi ed esami di laboratorio, non solo ha ricostruito la possibile dinamica dell’evento ma ha dimostrato la presenza di più soggetti sulla scena del crimine nei momenti immediatamente successivi alla morte della ragazza. Inoltre, dato ancora più importante, a seguito di approfonditi esami di laboratorio, sono state ritrovate sulle suole delle scarpe indossate da Valentina due profili di DNA, uno riconducibile alla stessa ed uno ad un soggetto di sesso maschile.L’attività info-investigativa ha permesso di accertare che, la sera della sua morte, Valentina aveva fatto una “scenata di gelosia” a Nicola MANCUSO, uomo sposato con il quale la ragazza intratteneva una relazione, mentre si trovavano in compagnia di altre persone. Il comportamento della giovane aveva contrariato notevolmente il MANCUSO il quale, dopo aver abbandonato a fine serata insieme agli altri la villetta ove si erano riuniti, aveva lasciato intendere agli amici che quella relazione sentimentale avrebbe potuto compromettere la sua vita coniugale.L’attenzione della Procura Generale, dei Carabinieri e dei consulenti nominati si è focalizzata, pertanto, su Nicola MANCUSO. Dai primi approfondimenti effettuati è emerso che la sera della morte della ragazza il cellulare dell’uomo era nei pressi della villetta in un orario in cui lo stesso aveva affermato di essere da tutt’altra parte. Si è proceduto, pertanto, ad acquisire un campione di DNA dell’uomo che, dai successivi accertamenti di laboratorio, è risultato compatibile con il profilo estratto dalle tracce ematiche rinvenute sotto le suole delle scarpe di Valentina. Si è quindi ipotizzato che il MANCUSO aveva avuto una lite violenta con Valentina, nel corso della quale aveva anche perso del sangue e, successivamente, accecato dall’ira, con la complicità di un altro soggetto, allo stato non ancora identificato, l’aveva uccisa mettendo in scena il suicidio per impiccamento al fine di allontanare da sé ogni possibile sospetto.Il movente dell’omicidio va ricercato nel fatto che Valentina era diventata una presenza ingombrante di cui occorreva liberarsi e ciò perché, sebbene il MANCUSO ritenesse conclusa la relazione con la ragazza, quest’ultima, evidentemente, non si era rassegnata a tale determinazione, anche in ragione del fatto che il MANCUSO aveva ingenerato in lei delle false aspettative promettendole che avrebbe lasciato la moglie.Il provvedimento di custodia cautelare è stato eseguito questa mattina. L’arrestato si trova ora recluso nella Casa Circondariale di Piazza Lanza in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si svolgerà nei prossimi giorni”.
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