“Questo non è amore”. Il motto della campagna permanente di sensibilizzazione promossa dalla Polizia di Stato ha scandito i diversi momenti di riflessione programmati dalla Questura di Catania per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa mattina, nell’Aula delle Adunanze del Palazzo di Giustizia, la Polizia di Stato e l’Ordine […]
Cronaca nera, Catania: il “Far West” di una città in caduta libera
Pubblicato il 08 Aprile 2019
E sul caso del giovane di destra aggredito a colpi di casco la sinistra chic “perde” la lingua.
Non è più quella dei cento morti ammazzati all’anno (che tanto faceva inorridire), ma forse da tempo Catania è peggiorata. Anche rispetto a quel periodo che tanto faceva inorridire.
La “caduta libera” di una città o meglio di un luogo dove si è perduto da tempo anche il senso della vita dovrebbe fare riflettere, ma al di là dei soliti riti ipocriti e banali (come le immancabili manifestazioni antiqualcosa, femministe o simili) non si va.
Malgrado la propaganda che celebra da tempo i “successi” della Procura della Repubblica e in generale della magistratura catanese, il “volto” di Catania è da anni sfigurato da un procedere inarrestabile verso il basso, verso il basso degli istinti, i più bestiali.
Al di là di una legalità sbandierata e non praticata, la decima città d’Italia è una enorme periferia: politica (non conta niente o quasi da tempo), economica (è desertificata o sottodimensionata), civile (è attraversata da un degrado umano e morale che sembra senza fine).
La periferia di Catania è non solo più Librino o Monte Po, è periferia ormai da tempo anche e soprattutto il centro storico. E’ qui che è ormai in uso una condotta che nell’ottica di qualificati ambienti investigativi è considerata radicata: l’azione in branco, magari dapprima preceduta da gesti di disturbo e/o di piccola violenza. Che chiama successivamente una sorta di escalation, con l’arrivo di “truppe” di giovinastri. Non conta più nemmeno la differenziazione sessuale di una volta: il vuoto è vuoto anche dalle parti del “gentil sesso” (lo chiamavano una volta così).
Tempo fa due ispettori della “municipale” sono finiti all’ospedale per un’aggressione di gruppo, scaturita per un banale invito a mettere la museruola ad un cane!
In questo scorcio di primavera si sono succeduti poi episodi gravissimi, dall’aggressione al giovane di destra “colpevole” di volantinaggio davanti all’istituto “De Felice”, allo stupro di cui sono accusati tre giovani ai danni di una ragazza americana, con tanto di filmato! C’è qualcuno che ha paragonato la città ad un enorme “manicomio criminale”.
Per un giorno, il 26 marzo scorso, la Sicilia e Catania sono state, allora, in testa a tutte le testate televisive. La parola utilizzata è stata una in particolare: branco.
Che vuole dire?
“branco s. m. [der. di branca, nel sign. di «gruppo»: cfr. l’espressione un pugno d’uomini, e il lat. manus con sign. analogo] (pl. -chi). – Grande moltitudine di animali della stessa specie: un b. di pecore, di capre, di lupi, di porci, ecc. Anche, gruppo di persone, per lo più in tono spreg.: un b. di ragazzacci; sono un b. di ladri;
con uso più recente, e connotazione fortemente spreg., per indicare un gruppo di giovani che compie violenze sessuali e atti delinquenziali: la complicità del b.; uno stupro commesso dal b.; ha connotazione spreg. o pegg. anche nelle frasi fare branco, essere o entrare nel b., far parte o entrare in un gruppo, uniformandosi passivamente al comportamento degli altri; fig., seguire la via della maggioranza, per conformismo o paura; restare nel b., non distinguersi dalla massa, dalla maggioranza;
con valore più generico e oggettivo, nelle locuz. in branco, in gruppo, e a branchi, a gruppi: camminare, andare, mettersi in branco; coloro a cui non era toccato nulla, irritati alla vista del guadagno altrui, e animati dalla facilità dell’impresa, si mossero a branchi, in cerca d’altre gerle (Manzoni). ◆ Dim. branchétto, branchettino.”
Al di là delle questioni semantiche, resta il dato di condotte reiterate, riportate dai media: come quella accaduta all’incrocio fra via Vittorio Emanuele Orlando e via Gabriele d’Annunzio, qualche giorno fa, con il tentativo di accerchiamento di tre uomini ad una donna.
Poi, una vicenda terribile che per poco non si trasformava in tragedia: il 21 marzo scorso,
un giovane militante dello Spazio libero Cervantes, 18 anni compiuti da poco, è stato aggredito mentre stava distribuendo volantini davanti all’Istituto De Felice di Catania. Secondo quanto ha ricostruito l’agenzia Adnkronos, a effettuare l’aggressione sarebbero stati “30 estremisti dei centri sociali di sinistra”. La vittima – ha ricostruito l’agenzia Ansa – medicata nel pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi, ha riportato la frattura dello zigomo e danni a occhi e orecchie giudicati guaribili in 40 giorni.
Dal mondo della politica sono arrivate alcune attestazioni di solidarietà.
Il sindaco di Catania Salvo Pogliese ha espresso “profonda indignazione e amarezza” per il riesplodere della violenza politica, con la vile aggressione di un giovane militante di destra mentre svolgeva un volantinaggio, a opera di una trentina di studenti, a quanto sembra riconducibili ai centri sociali di sinistra, avvenuto nei pressi della Scuola De Felice di Catania.
“Mi auguro – ha aggiunto il primo cittadino- che si tratti di un fatto isolato e che non si ripetano atti di questo tipo che rischiano innescare pericolosissime escalation. Chi ha ordito e messo in atto l’azione criminale si è assunto una grave responsabilità e spero che gli inquirenti individuano i colpevoli di questo penoso episodio, tanto più grave perchè avvenuto nei pressi di un istituto scolastico”.
Il sindaco ha avuto riferito della prognosi di trenta giorni del ragazzo: ”Sono fatti -ha detto il sindaco- che vanno condannati e ripudiati perchè alla violenza si deve sempre anteporre il rispettoso confronto delle idee e del dialogo; evidentemente qualcuno è rimasto fermo a metodi e sistemi di azione politica che speravamo fossero stati per sempre cancellati”.
Successivamente, è arrivata la misura cautelare per cinque giovani.
Una vicenda terribile che, comunque, non ha scosso più di tanto intellettuali e società civile catanesi, in particolare il mondo della sinistra che ha confermato le sue logiche di appartenenza. Niente proclami, niente appelli, niente o quasi: per un giovane di destra non si fa. Il vuoto di una città è anche questo.
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