di Marco Pitrella
Titolo breve e con violenza impacchettiamo la notizia. Il fiocco è un punto esclamativo e lo schiaffo e il pugno a Enzo il sindaco, diventano cronaca viscerale. Lo schema è quello di esagerare l’atto, per sterilizzare qualsiasi riflessione. La regola delle 5 w del giornalista cancellata da un click e ipocrisia dilagante che circola sul web.
Scrivendo per una testata libera non sopporto doveri di giustizialismo e di paraculagine deontologica, dettata da becera diplomazia. Posso scrivere che è successo a Bianco ciò che accade, tutti i giorni, ai molti che diritti non hanno. Nessuno pensi che il non voler usare il verbo condannare equivalga ad avallare il gesto che Bianco ha subito, come qualcuno sta pensando già dalla seconda riga. Asciughiamo il testo da ogni dubbio pericoloso, pericoloso quanto l’equivoco senso d’indignazione, disgustoso e demagogico.
Dove sta la ragione, quando il torto si copre puntando il dito con “vaghe e pubbliche idealità?”
Antimafia e clientelismo lo specchietto delle allodole dei liberi e forti seduti nel salotto buono dei palazzi alti.
Amara u poviru fattu riccu è il pensiero stanco del gattopardo seduto al bar…
Catania ce la fa, è la risposta dello struzzo che si crede pavone…
Lavoratori sul tetto del Bellini, stiamo lavorando per voi. I paninari di belle speranze, la ragion di stato ne ha imposto la chiusura. La scuola forense e le delibere retro-radio-attive. I giornalisti costretti al pigiama, perché troppo liberi. Le saracinesche che si abbassano per l’ultima volta, colpa della crisi… e dei centri commerciali? Rotti gli alibi ed esaurite le categorie concettuali, alla politica l’omelia impone il rimpallo delle “galline che covano odio”; porgere la colpa a quello che c’era prima e che oggi per volere di casta vi è al fianco. A missa cantata.
#Lottimismoèilprofumodellavita… per il gregge che non ha più gli occhi per piangere.
Il senso di solitudine, il senso di comunità che si è smarrito, i pgghiati po culu e una classe dirigente priva di credibilità sono la fotografia di una città che si trasforma in palcoscenico violento? Ci assumiano la responsabilità di dire sì.
Assoluzione per chi ha dato lo schiaffo? No. Il dolore è un sentimento talmente intimo che non ha termini di paragone, sia che lo provi un disoccupato, un amministratore di condominio o un innamorato. Il sistema ha rotto gli argini e qualsiasi nostrofreno inibitorio. Da gregge a branco di lupi il passo è breve, e questo è quanto. Anzi no, manca solo l’implosione-ancora lontana(?)- dei quartieri popolari, ma per fortuna sono alti, minchia quanto sono alti, i palazzi dei quartieri belli.
Eccetera, eccetera, eccetera.
Cosa c’entrano lo schiaffo e il pugno dato al sindaco, con il testo? Nulla. Quello schiaffo e quel pugno, a darli è stato un tale Mario Nicotra. Pare sia stato più volte sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, si dice sia stato titolare di azienda fallita, si mormora che svolga un altro lavoro. E allora niente, ci interessa resto. E’ stato un episodio, da titolo breve e senza punto esclamativo.
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