CRONACA, PRECARIATO E LEGALITA’: IL DIPENDENTE COMUNALE FA RICORSO, IL GIUDICE SENTENZIA: “PROCEDURA DI STABILIZZAZIONE ILLEGITTIMA”. 130 FAMIGLIE DI NUOVO IN MEZZO AL MARE?


Pubblicato il 05 Agosto 2014

Raccontiamo una vicenda drammatica. Su sui torneremo. Uno spaccato dell’Italia di oggi…

di iena contro questa legalità marco benanti

 

130 famiglie rischiano di tornare nel “mare magno” dell’incertezza del precariato: senza una sicurezza, senza stabilità, senza essere sicuri che domani si potrà continuare a vivere e non a sopravvivere. Anche se nel frattempo, magari si sono contratti mutui, ci si è fatti una famiglia. Dettagli.

La chiamano “modernità”, perché “il posto fisso” –dicono- fa sempre schifo, non è “economico”. Lo dicono, spesso, coloro che senza lo Stato e il suo sostegno crollerebbero, come tante imprese paraindustriali o paracule. E i loro fan.

Il dramma, perché questo è, si sta per consumare al comune di Noto.  E’ accaduto che un dipendente comunale ha fatto ricorso al Tribunale di Siracusa. Perché? Perché, secondo lui, la procedura di stabilizzazione di numerosi suoi “colleghi” non era legittima. Una stabilizzazione arrivata dopo soli venti anni. Niente di particolare.

Ebbene, il giudice, dott.ssa Parisi, ha sentenziato che la “…procedura in esame va quindi dichiarata nulla per contrasto con una norma che rappresenta principio fondamentale in materia di coordinamento della finanza pubblica”.

Il fondamentale tema di legalità promosso dal dipendente comunale di Noto era questo: “…il comune di Noto con determina dirigenziale del 30.11.2010 aveva indetto un bando di concorso riservato interamente a personale dipendente con contratto a tempo determinato per posti di istruttore direttivo amministrativo, previa esplicazione di prova selettiva di idoneità tramite semplice colloquio, ciò nonostante con precedente delibera fosse stato stabilito che si sarebbe proceduto alla stabilizzazione mediante colloquio e concorso per titoli ed esame orale”. Così è scritto in sentenza.

E ancora: “richiamava i principi più volte ribaditi dalla Corte Costituzionale in materia di pubblico concorso, ed in virtù degli stessi denunciava l’illegittimità della procedura di stabilizzazione in quanto ingiustificatamente riservata a personale esterno, con esclusione dei dipendenti del Comune, e poiché sacrificava all’esigenza di stabilizzazione del precariato la valutazione della professionalità dei soggetti da assumere…”

Segue (alla prossima “puntata con la legalità”).

 


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