L’immane tragedia che ha colpito Genova e l’Italia, una delle tante molteplici multiformi che si verificano nel nostro pianeta (non siamo le uniche esclusive vittime del destino cinico e baro!), imporrebbe più intelligenza e rispetto. Da evitare, soprattutto lo sciacallaggio tout-court e lo sciacallaggio mediatico.
Per individuare responsabilità e colpe c’è la magistratura, che però non ha strumenti per contrastare lo strano diffuso fenomeno popolare: l’individuazione del colpevole da parte della piazza, la quale, una volta stabilito chi è il colpevole, può recarsi tranquillamente alla sagra del pesce fritto e a tutte le altre amenità di cui non si può privare, avendone diritto (quale?).
L’odio popolare, in questa circostanza, è stato incanalato contro la società che gestisce le autostrade italiane, censurata severamente perché fa profitti; infatti, come tutti ben sanno, le imprese devono fare perdite tanto più meritorie quanto più consistenti, perché, a quel punto, entrano in scena sindacati, cassa integrazione, politica per recitare la parte: “bravo! come hai perso bene! se ti impegni puoi migliorare: cerca di peggiorare la situazione al prossimo bilancio, anzi, mettiti in casa un esponente della nomenclatura che sa come si fa ed è per noi affidabile”.
Una scelta felice dell’attuale governo italiano è stata aver unito in unico dicastero attività produttive e lavoro, poiché sono le due facce della stessa medaglia: una cosa che risulta ostica e oscura, oltre che a sindacati e politica, al Presidente della Repubblica in occasione del sermoncino di capodanno.
La parcellizzazione dei problemi favorisce la burocrazia, aumenta i costi, ostacola e impedisce soluzioni e realizzazioni pratiche, efficaci, veloci.
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