di iena fuori dal santuario marco benanti (nella foto il santuariodi Mompilieri)
Il diritto di cronaca è inviolabile, così come il dolore di una madre. Almeno dovrebbe essere così. Invece. Noi ne siamo convinti. E non ci vergogniamo assolutamente di affermare che non saremmo mai andati con una telecamera a riprendere una madre in lacrime per la perdita del proprio figlio. Non è retorica, è semplicemente rispetto.
Comunque, dopo il clamore delle prime ore, a Mascalucia si sono celebrati i funerali del piccolo Giorgio, 18 mesi, deceduto dopo l’aggressione di due cani di proprietà della sua famiglia. Cos’è accaduto ieri?
I funerali sono stati anticipati dalle alle ore 15, rispetto alle 17 programmati in precedenza, per esigenze legate alla sepoltura. Il Comune di Mascalucia è, infatti, chiuso di sabato e i familiari non volevano che il piccolo restasse in una cella mortuaria, da solo. Di fronte a questa precisa istanza, l’amministrazione comunale si è attivata. E’ stata individuata una soluzione.
Si è trovato un sostituto, che era anch’esso in vacanza, un soggetto part time incaricato tramite i servizi sociali, che ha dato disponibilità alla famiglia solo per il primo pomeriggio, perché poi avrebbe dovuto raggiungere nuovamente la sua famiglia.
A quel punto, i genitori del piccolo hanno immediatamente contattato padre Alfio Privitera, rettore del Santuario di Mompilieri dove si sono tenuti i funerali, chiedendogli se poteva anticiparli. E’ successo tutto alle ore 14, in fretta e furia, perché per tutto il giorno si era cercato un dipendente disponibile col rischio di dover rinviare anche i funerali alla settimana successiva.
Con un po’ di fortuna si è riuscito a far tutto e a dare una piccola consolazione ai familiari.
Il sindaco Giovanni Leonardi ha proclamato il lutto cittadino e presenziato alla funzione con la fascia tricolore, assieme al vice Fabio Cantarella e al comandante dei vigili urbani. C’era anche tanta gente che arrivava da ogni parte della Sicilia.
Così è stato dato l’ultimo saluto al piccolo Giorgio, con tanta –indovinate un po’- commozione. E dolore. Per riprenderlo, il dolore, ci sarà sempre tempo: chi vive o soltanto difende questo tipo di “giornalismo” saprà trovare “soddisfazione” per sé e i suoi qualificati lettori.
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