Cronache catanesi: è iniziata la “differenziata nella 3a Municipalità. Ma la lettera del Sindaco informa sul merito?


Pubblicato il 25 Dicembre 2015

di Domenico Stimolo

Orbene, con l’inizio della raccolta dei rifiuti con  il  sistema “porta a porta” cominciata circa tre settimane addietro, alla quota – minoritaria, circa 4000 abitanti – dei cittadini interessati residenti nella 3° Municipalità ( è prevista l’estensione in tutta quest’area cittadina),  da parte dell’amministrazione comunale, assieme al corredo di bidoni e a un dépliant illustrativo è stata consegnata una lettera a firma del sindaco di Catania Enzo Bianco.

Scrivere è lodevole. La lettera, però, a parte le brevi frasi di circostanza di “buon auspicio” sull’esito dell’iniziativa, non  contiene nessun aspetto innovativo, giusto per dare adeguata informazione di approfondimento, apprendimento, e sollevare pathos partecipativo.

A Catania la raccolta dei rifiuti in maniera differenziata è in atto in maniera diffusa da  circa otto anni, tramite l’uso dei tre variegati cassonetti stradali, distribuiti in tutti i quartieri cittadini, per: carta/cartoni, plastica/metallo, vetro (il tentativo per l’umido/organico non avendo mai avuto “fortuna” fu ritirato  dopo breve tempo). Nello scorrere del tempo sono  stati  altresì tolti gli appositi contenitori per indumenti… chissà perché?

Eppure le comunicazioni avviate nel mese di ottobre 2006  da parte dell’ amministrazione Scapagnini furono reboanti.  Si annunziarono “11 milioni di euro, a sostegno del progetto Sird,  per la raccolta differenziata, per installare 2400 cassonetti per la differenziata, 10 ecopunti a scomparsa, un ecopunto automatico da utilizzare con tesserino magnetico, un ecopunto mobile, isole ecologiche informatizzate per i rifiuti ingombranti, compattatori underground per i mercati, premi per i cittadini modello”- sconto sulla tariffa -, etc.

Ad ora, 2015, purtroppo, i risultati sono stati del tutto fallimentari. La quantità, nella sua complessiva entità, rimane sempre “piatta”, irrisoria nel suo  11,1 %  ( …gli anni passano ma l’indice non si sposta; 91° posto su 104), molto lontana dalla media nazionale pari al 43,90%:  Report Ecosistema urbano 2015 – Legambiente. Per obbligo di legge in tutte le realtà urbane si dovrebbe già essere ad oltre il 65%.

Ai primi tre posti, giusto per avere visione di ciò che avviene in suolo italico, si classificano Pordenone, Trento, attorno all’80%; poi, quaranta città si collocano tra il 50 e il 75 per cento.  Quote assolutamente stratosferiche per la nostra misera realtà territoriale.

Per nostra magra “consolazione”  del quasi record negativo,  tutta la situazione siciliana ci “conforta”. Infatti, la gran parte delle province dell’isola caratterizzano la parte bassissima della classifica nazionale. Si è in “buona” compagnia! In Sicilia nel corso degli ultimi 5 anni – 2009-2014 – la quantità di raccolta differenziata è passata dal 9,4 al 12,5 % ( da Rapporto Rifiuti Urbani edizione 2015 di ISPRA –  Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale -)

Di chi la colpa? A Catania ( e in Sicilia), è noto, lo spirito civico è alquanto rado. Questioni antiche? Mah, chissà,  agli storici di “buono appetito” l’ardua sentenza. Certo gli amministratori non hanno mai fatto nulla di dirompentemente innovativo sul piano operativo per rompere il lascito del bieco atavico passato. E, per intanto, l’indiscriminata monnezza, generalizzata, cresce ed avanza. Nelle quantità, nell’intasamento delle discariche ( tanti furboni sono in agguato “professionale”), nei conseguenti enormi costi, nelle tante micro discariche che caratterizzano il territorio cittadino, nell’indecenza che contraddistingue i cassonetti stradali che mai vengono lavati ed igienizzati, nella tanta “roba” di umido/organico che giace ( che fine fa??) nei mercati cittadini, Fiera, Pescheria, mercati rionali, grandi utilizzatori pubblici e privati).

E’ come se tra amministrati ( gran parte) ed amministratori ci fosse un patto “scellerato” finalizzato a nascondere le scorie…. sotto i “tappeti” cittadini.

Così si va irrimediabilmente verso il disastro. Sullo smaltimento  rifiuti, differenziata e le tante altre cose che caratterizzano la vivibilità  cittadina, come previsti dai parametri ambientali nazionali.

Sul piano globale dell’eco sostenibilità la situazione è di fatto disastrosa, tralasciando, per comodità d’uso di questo scritto, una valutazione di merito sugli aspetti complessivi che riguardano l’assetto socio-economico e della legalità)

Infatti, Catania, nella classifica generale della vivibilità/ Ecosistema urbano – in esame  18  indicatori ambientali  delle città che in maniera rilevante riguardano tutti: dalla qualità dell’aria alla dispersione idrica nelle rete di distribuzione/ capacità di depurazione/ rete delle fognature, dai rifiuti/raccolta differenziata ai trasporti pubblici…ed altro –   si trova collocata al 100° posto/ su 104 posizioni complessive. Questo, tragicamente, offre il magrissimo “convento”. Qualsiasi sia la geografia politica di amministrazione comunale ad ora succedutosi stravince sempre il vecchio motto del “ franze o spagna purché se magni”……..mettendo tutto nello stesso grande sacco che contiene le drastiche negative condizioni di vita dei cittadini.

Del resto nella realtà territoriale catanese  si tiene sempre “ la coda” anche sul piano globale. Giusto per la conoscenza generalizzata che riguarda tutte le province italiane ogni anno il quotidiano “ Sole 24 ore” pubblica un approfondito Report sulla qualità della vita. In esame 36 parametri  riguardanti le condizioni  socio-economici-ambientali- legalità, etc. Fin dall’inizio delle elaborazioni ( 1990) Catania si è sempre trovata sempre in fondo. Anche nell’ultimo report  (2015) pubblicato il 21 dicembre, si ci trova al 95° posto – su 110 posizioni- .

Memori dell’enorme strutturale fallimento in atto, il passaggio graduale alla raccolta rifiuti “porta a porta” nella 3° Municipalità (l’azione messa in opera nel mese di giugno messa in opera nel piccolissimo quartiere di S. Maria Goretti conta molto poco date le dimensioni) dovrebbe rappresentare la “madre” dell’opera, a maggior ragione nell’ipotesi che l’amministrazione comunale estenda ( ?) successivamente il porta a porta in tutta l’area urbana di Catania.

Fare raccolta differenziata non è un fatto “bizzarro” o d’immagine. E’ un atto di prioritario interesse dell’area urbana, dei suoi residenti; di fondamentale importanza sul piano igienico- sanitario- ambientale-economico. Ci riguarda!

 Il comune risparmia in maniera significativa e guadagna nuovi introiti. Il cittadino ha la possibilità concreta di vedere abbassare in maniera importante l’esosa tassa annua  per i  rifiuti. A Catania da parte dei cittadini viene pagata una tassa (ex TARSU,TARES, oggi…. TARI) che si classifica tra le più alte in Italia.  In un arco di dieci anni l’aumento è stato del 146%.

Fare il gran salto di qualità e quantità (differenziate) implica:

la realizzazione di tutte le articolazioni per sensibilizzazione necessaria, il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei cittadini. Bisogna sollevare pathos civile. Dare informazioni ottimali sul metodo di realizzazione e sugli strumenti operativi, sui costi complessivi della gestione rifiuti  compreso gli altissimi  valori economici sull’uso delle discariche (per ogni tonnellata depositata),  sui preventivati risparmi ( meno ecotassa – tributo speciale per lo smaltimento in discarica) e reali guadagni per il  Comune derivanti dalle convenzioni con i consorzi di filiera, “ i corrispettivi in funzione delle quantità e qualità dei rifiuti conferiti”.Sulla composizione dei componenti costituenti la filiera di supporto e sul luogo fisico-piattaforma dedita alla riconversione, “facendola toccare per mano” a tutti, uomini, donne, giovani ed anziani, indicando i referenti e l’ubicazione fisica. Preventivando, inoltre, una reale “convenienza”, intesa, anche, come ritorno economico per il cittadino,   facendo ridurre l’entità della tassa rifiuti annua..

Sono quest’ ultime le norme nazionali concordate con il CONAI – Consorzio nazionale imballaggi che garantisce i risultati di recupero di sei Consorzi dedicati al riciclaggio: acciaio, alluminio, carta/cartone, legno, plastica, vetro. In più, c’è il ritorno sull’umido/organico, trattato da altri Soggetti dedicati alla trasformazione per realizzare compost, ottimo concime organico.

La partecipazione, con l’approfondimento appositamente spronato, rappresenta lo strumento principale di coinvolgimento attivo.  Questo percorso è stato scientificamente realizzato in molte città italiane, con esiti molto proficui. A Roma alla fine del 2013 a cura dell’Amministrazione comunale ( incentivata dal “bistrattato” sindaco Ignazio Marino) fu realizzata una mega indagine titolata “ Ascolto dei cittadini sulla riorganizzazione della raccolta differenziata rifiuti”. Tramite appositi questionari furono invitati a partecipare 130.585 cittadini identificati al Portale di Roma Capitale. Fra questi, hanno aderito all’invito in 34.998.  Alla fine i dati e le valutazioni  prodotti dalla ricerca furono  pubblicati in un tomo di ben 328 pagine.

La richiamata LETTERA del sindaco Enzo Bianco nei fatti non evidenzia, in forma diretta o in allegato apposito, nessuna delle questioni evidenziate.

Eppure molte impellenti questioni “ bollono in pentola”.

Assieme alla lettera si poteva fare pervenire ai cittadini copia dell’apposito Regolamento/Ordinanza  varato dall’amministrazione comunale. La delibera, pur nell’indirizzo operativo che lascia parecchi  rilevanti interrogativi, fornisce elementi di conoscenza più appropriati rispetto a quelli riportati nello scarno vademecum distribuito. In particolare sulla suddivisione e il trattamento dei rifiuti, con deposito dalle 20 alle 22.30.

–          Nel Regolamento vengono indicate 23 voci che riguardano l’indifferenziata ( prelievo settimanale). Nel vademecum solo 11. Su una tipologia particolarmente importante che riguarda i possessori di animali, che  sono numericamente molto consistenti ( gatti…..), non vengono indicati gli escrementi degli animali e il contenuto delle lettiere (il prelievo dovrebbero essere tri settimanale). Lo stesso, per fare qualche esempio, per i pannolini, pannoloni e oggetti di plastica rigida, cicche e cenerei di sigarette, che nel vademecum non vengono indicati.

–          La raccolta differenziata sull’organico è particolarmente delicata. Necessita la massima chiarificazione su ciò che deve essere convogliato. Nel vademecum vengono esposte solo 12 tipologie. La cosa ben grave è rappresentata dal fatto che i preposti alla consegna del kit abbiano informato che l’organico deve essere conferito dentro un sacco biodegradabile ( nello scritto non viene riportato) – come si impone dall’art. 183 ter, D.lgs. 152/2006 e s. m. e i. e  dallo Standard europeo EN 13432 –  ma gli appositi sacchi non sono consegnati! Si lascia il tutto alla libera improvvisazione ed  “inventiva”. La plastica è la maggiore fonte di inquinamento del  rifiuto organico. Sono previsti tre consegne ogni sette giorni. Già dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno la consegna e il prelievo dovrebbe essere giornaliera, giusto per evitare che i miasmi invadano i balconi.

–          Su “plastica e metalli”, giusto per riportare l’aspetto più eclatante, non viene segnalato che i piatti di plastica devono essere depositati dopo una energica ripulitura  ( possibilmente anche con acqua) per liberarlo da tulle le scorie cibarie. Lo stesso trattamento di lavaggio deve essere effettuato per tutti i contenitori di vario tipo e specie, prima dell’immissione nel contenitore della differenziata. Anche su questo aspetto di fondo non  è data nessuna informazione.

–          L’aspetto che suscita grandi interrogativi riguarda i palazzi condominiali con più di dieci residenti. Solo nel regolamento è scritto che “ le utenze condominiali con 10 o più nuclei familiari possono conferire, al servizio porta  a porta, gli scarti….(delle indifferenziate) tramite mediante bidoni carrellati. E’ sconcertante che nell’ordinanza non vengono precisati dove devono essere ubicati i suddetti carrelloni. Nulla viene detto sulla dinamica d’uso  di questi contenitori lasciati (…pare che esita un’intesa tra comune ed amministratori condominiali ? ?) nelle aree interne dei palazzi, a maggior ragione su come dovrebbe avvenire l’accesso degli addetti della nettezza urbana nelle suddette aree (normalmente adibite a garage) chiuse da cancelli, a partire dalle ore 22.30. Si tratta di  ingresso di soggetti “esterni” in aree private. Materia delicata, nell’atto operativo e in specie sul piano giuridico. Il tutto è lasciato alla libera “inventiva” dei residenti e all’ ”estro tipico della catanesità”.  Incredibile ma vero!

–          Infine, a conclusione di questa breve carrellata, certamente non esaustiva.  Una questione molto rilevante è rappresentata dagli escrementi dei cani, portati a passeggiare dai loro “gentili” padroni.

Nelle zona sperimentata della 3° Municipalità i cassonetti sono stati rimossi. Quei non molti catanesi che, in ossequio alle norme della civica educazione, avevano consolidato l’uso di raccogliere “la materia  espulsa” negli appositi sacchetti, adesso non sanno dove più gettarla. Urge l’installazione nelle sedi stradali di appositi piccoli contenitori, come in uso in molte altre realtà urbane.

La qualità di vita della città, il suo ecosistema, la raccolta delle differenziate, la garanzia della nostra salute, sono beni primari assoluti ed inderogabili. ……….Speriamo che gli amministratori cittadini se la cavino ( come disse il maestro Marco Tullio Spinelli, rappresentato nel film da Paolo Villaggio). Si tratta di questioni molto rilevanti caratterizzanti il Bene Comune. Certo, sullo stato dell’arte delle questioni trattate,  i dubbi sulla riuscita dell’impresa sono proprio tanti .

 

 

 

 

 

 


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