Cronache catanesi: girotondo dell’associazione “Penelope” per la “giornata internazionale dei bambini scomparsi”


Pubblicato il 26 Maggio 2015

di marco pitrella

“Le istituzioni si muovono per cercare il minore scomparso, il silenzio per rispetto  del dolore di queste famiglie, tenersi per mano è il segno della solidarietà, infine le maschere tolte nella speranza che il bimbo, con il contributo d’ognuno, venga ritrovato.”

Ecco l’immagine del flashmob; stretti per mano uomini, donne e bambini a cui si sono uniti gli assessori D’Agata & Villari, il parlamentare nazionale Luisa Albanella e il deputato regionale Concetta Raia.

Penelope, – nota a molti per via della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” – è da parecchi mesi presente nella città etnea. 

Stare al fianco dei familiari delle tante persone scomparse,  è il suo compito. 

 Insieme si può. 

E’ un fenomeno in crescita questo, lo dicono i dati. E il dramma assume contorni ancor più gravi, quando a sparire sono i minori.

Come spiega, infatti,  l’avvocato Elena Cassella, presidente di Penelope Sicilia, “abbiamo voluto dare ad ognuno dei partecipanti una maschera anonima che rappresenta il volto del bambino i cui lineamenti, con il trascorrere del tempo, vengono cancellati.”

Il tormento dei genitori sta tutto nel “come sarà diventato mio figlio”.

Nell’Isola, dalla relazione del Commissario del Governo per le persone scomparse Piscitelli, negli ultimi quarant’anni, sono sparite quasi 13.000 individui, due terzi dei quali sono stranieri, migranti approdati nelle nostre coste che tentano, poi, di raggiungere il Nord Europa.

I minori invece sono 2635 di cui 2130 stranieri, la maglia nera è della provincia di Catania.

Ogni unità è una persona. E il “numero” è in aumento, purtroppo.  

“Non lasciateci soli” è stato l’appello di Don Vincenzo Sansone, sacerdote di Castellamare in provincia di Napoli, “c’è bisogno – ha proseguito – di una chiesa più presente nel territorio.”

La prima “giornata dei bambini scomparsi” si svolse a New York nel 1979, al’indomani del rapimento di Nathan Ptaz. La foto del minore fu incollata nelle buste di latte, alimento che viene consumato quotidianamente, proprio per aiutare anche il ricordo. 

“Chi dimentica cancella, noi non dimentichiamo.”  

Concluso il girotondo in Piazza Università, giù la maschera. Poi un applauso. 

“Il bimbo è stato trovato” è la metafora.


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