Cosa non si fa per fare rispettare le regole! A Catania di tutto. E magari si muore!
DI IENA ILLEGALE MARCO BENANTI
E’ veramente una “pagina storica”, da “incorniciare” quella che è stata scritta oggi, per Catania, una delle città più illegali e false del mondo: è morto, dopo quasi dieci giorni di agonia, Salvatore La Fata, l’operaio edile di 53 che, rimasto senza lavoro, si era dato fuoco per disperazione perchè i vigili urbani gli volevano sequestrare qualche cassetta di frutta che lui vendeva in piazza Risorgimento, alla periferia della città. Il tutto per sfamare la sua famiglia. Ma senza rispettare la Legge.
E a Catania chi non rispetta la legalità (la chiamano così) se la passa male, soprattutto -aggiungiamo noi- se è un poveraccio. Quelli, invece, che stanno “in alto” -la cosiddetta “legalità”- se la mangiano a colazione e dopo la buttavano via nel cesso. Per liberarsi e liberare il corpo. E non succede nulla.
A loro, a quelli “in alto”. Film visto e rivisto. Non solo a Catania. Si chiama “società di classe” e a Catania è viva e vegeta, anzi peggio ancora sotto l’Etna è viva e vegeta la “società di status”, una versione ancora più retrograda e arcaica: quella legata al neofeudalesimo siciliano, imperante. Quella per cui c’è la “famiglia giusta”, il “gruppo di riferimento giusto”, l’ Appartenenza che fa status, appunto. In altri ambiti si chiama clan: la sostanza è molto simile.
Insomma, avete presente “Lei non sa chi sono io?” Ecco, quella roba lì…
Ora assisteremo ad un altro film già visto: i funerali, le solite frasi di circostanza, le lacrime di coccodrillo di una “città assassina”, vile, falsa, mercenaria, violenta, fintoperbenista, abituata a rispettare solo i “vincitori”(tradotto, chi si mette al servizio del Potere e ci campa. Sulle spalle della collettività). E dove sono residenti tanti abitanti, pochi o nessun cittadino.
Attendiamo -se ci saranno- sviluppi dalla denuncia della famiglia di La Fata.E ci domandiamo: prossimamente quanti altri Salvatore La Fata ci saranno?
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