La destra ed i suoi interessati sodali hanno un indiscutibile merito: quello di conoscere nel profondo l’animo del catanese medio concentratissimo sull’apparenza più edonistica e disposto per converso a relegare nel dimenticatoio la sostanza del buon amministrare.In una città fiaccata da una policrisi che la sta dilaniando, in coda ad ogni classifica sul piano della […]
Cronache catanesi: la strategia al potere
Pubblicato il 06 Luglio 2015
di Maurizio Caserta
Sono noti nelle scienze sociali i comportamenti strategici. Si tratta di comportamenti concepiti e messi in atto tenendo conto delle possibili reazioni altrui. A prima vista, dunque, possono apparire ingenui od irrazionali. Ma ad una analisi più attenta si può comprendere la loro perfetta razionalità. Ciò che appare incomprensibile all’inizio diventa perfettamente chiaro una volta che la reazione a quel comportamento si è rivelata. Si possono avere comportamenti strategici in tutti i campi, da quello militare a quello sportivo, da quello personale a quello politico, da quello economico a quello finanziario.
Recentemente nella città di Catania vi è stato un comportamento che non può non dirsi strategico. Alla Presidenza del Comitato per i festeggiamenti agatini è stato eletto uno dei consulenti del Sindaco di Catania, pure componente delle segreteria regionale del PD. Perché dovrebbe essere un comportamento strategico? Cosa c’è di apparentemente inopportuno ed irrazionale in tutto ciò? È noto che quel comitato è costituito dalla Arcidiocesi catanese e dal Comune di Catania. L’Arcivescovo di Catania ed il Sindaco di Catania, che guidano le due istituzioni, devono aver riflettuto a lungo prima di procedere a quella proposta ed alla sua successiva approvazione. Non possono non sapere infatti che: a) la classe politica nel nostro paese è fortemente screditata; b) la sua pervicacia occupazione di posti di responsabilità in diversi campi della vita civile, come quello religioso, sanitario o accademico, è alla base dei radicalismi della vita politica; c) la prevalenza del merito politico su quello professionale può generare forti distorsioni nell’uso delle risorse e, a volte, danni alle persone. Poiché non possono non sapere, è evidente che quel comportamento ha natura strategica, ossia il suo merito non può essere valutato senza tenere conto della reazione altrui. Poiché, dunque, non possono non avere a cuore il benessere e la crescita della comunità catanese devono aver fatto questo pensiero: se noi superiamo il limite e facciamo una cosa fortemente inopportuna, gli abitanti di questa città, che a volte sonnecchiano di fronte alle storture del potere, reagiranno con forza e cominceranno a esercitare un controllo più serrato sugli atti pubblici, con evidente beneficio generale.
Ecco la vera ragione di quella proposta e di quella decisione. Nessuna arroganza del potere politico, nessuna spartizione di sottogoverno, nessuna vergogna istituzionale. Ma atti degni dei più sofisticati strateghi e dei più benevolenti amministratori. Quegli amministratori, come il Sindaco di Catania che ha contribuito a quella decisione, sono perfino capaci di sacrificare la propria reputazione pur di generare un beneficio alla collettività. Quella decisione, pertanto, ha senso compiuto e acquisisce piena razionalità se si tiene conto della reazione. Hanno visto lontano l’Arcivescovo di Catania ed il Sindaco di Catania. Forse così lontano che non ci sarà più nessuno a raccoglierne i frutti.
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