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Cronache catanesi, la verità di Stancanelli: una lezione di democrazia. E di rispetto del lavoro di tutti
Pubblicato il 02 Giugno 2016
La “famigerata” Destra mostra il suo volto migliore
di iena memoria d’elefante marco benanti
Cominciamo dal finale: Raffaele Stancanelli ha concluso la conferenza stampa -a confutazione delle manipolazioni dell’amministrazione Bianco in tema di conti comunali- con l’abbraccio –vero, sincero- di tanti lavoratori di Palazzo degli Elefanti. L’incontro, aperto a tutti (altro che accrediti o inviti!), era cominciato alla stessa maniera: con attestazioni di stima e di affetto di tanti. Evidentemente, al di là del merito politico, è stato un uomo rispettoso degli altri. Quanti altri potrebbero (o potranno) vantare altrettanti riconoscimenti?
Ma per Stancanelli la giornata ha riservato altre “sorprese”: al suo fianco Manlio Messina (una delle poche voci di autentica opposizione a Palazzo) e l’ex assessore al bilancio Roberto Bonaccorsi, ma non solo. Da Palermo è arrivato l’ex presidente dell’Amt Roberto Sanfilippo, con accanto l’ex esperto della mobilità Giacomo Guglielmo, una persona che ha dato l’anima per il comune di Catania e che ha ideato e realizzato tanto per quanto di sua competenza. In prima fila, poi, anche l’ex assessore Angelo Moschetto, l’ex assessore allo sport Sergio Parisi, dietro anche l’ex presidente di Multiservizi Angelo Sicali.
Questo il quadro d’insieme: quell’esperienza amministrativa aveva un’anima, aveva un progetto, aveva uomini. Senza strombazzamenti, sbagliando e subendo critiche di tutti i tipi, ma aveva un’idea di Catania, una strategia per migliorla, non per usarla a fini tornacontistici.
E allora com’è andata? Stancanelli ha spiegato le ragioni del suo silenzio per tre anni (lo stile non è acqua, non è nemmeno un flash…) poi ha spiegato, documenti alla mano, come stanno le cose sui conti comunali. La versione dell’attuale amministrazione? “E’ la negazione della verità” –ha detto Stancanelli. Da lui anche ironie sulla propaganda (in stile fascista! Detto da Stancanelli…) di Palazzo (“leggendo i comunicati di questa amministrazione mi viene in mente l’istituto Luce), sulla nuova “marcia su Roma” (risate fragorose dal pubblico presente) del sindaco in testa alla parata del 2 giugno: insomma, un clima democratico, quello che non si respira negli incontri di Bianco&Company, tutto controlli ridicoli e sguardi torvi.
A fare rompere il silenzio si Stancanelli è stata la frase, pronunciata durante la conferenza stampa “Operazione Verità” di Bianco e dell’assessore al bilancio Giuseppe Girlando, secondo la quale loro avevano ereditato “una vettura senza benzina, con le ruote a terra e col motore quasi fuso”.
Stancanelli ha ribattuto: “noi la macchina l’abbiamo consegnata con le ruote, abbiamo rifatto il motore e l’abbiamo anche lasciata con la benzina”. Per aggiungere: “la verità è che per guidare una macchina non ci vuole solo la benzina, ma ci vuole anche il conducente. Un conducente serio che si occupi della macchina, non che esibisca la macchina“. E giù con i dati a smentire:
“amministrare significa fare il bene della città: dei 61 milioni di debiti fuori bilancio che abbiamo inserito nel piano, 21 milioni erano stati creati durante l’amministrazione della primavera di Bianco, ma io non ho fatto conferenze stampa additando e dando colpe. Mi sono preso le mie responsabilità di amministratore erano ormai debiti del Comune e noi dovevamo farci carico di dare risposte politiche”.
La nuova giunta si vanta di avere ridotto il debito di quasi 133 milioni di euro. “128 milioni di questi 133 sbandierati da Bianco – ha detto Stancanelli – non sono altro che i mutui pagati nei tre anni. Non volevano pagare neanche i mutui? E vi dico di più: fattivamente non sono stati neanche pagati, perché i fondi vengono trattenuti mensilmente direttamente dalla tesoreria. Si chiamano fondi vincolati e vengono trasferiti direttamente ai creditori”.
E non è finita: “per cui anche a dare ragione alle slide fornite da Girlando non hanno ridotto di un euro il debito della città. Anzi. Lo hanno incrementato“.
Al centro della conferenza stampa è stato, in particolare, il piano di rientro elaborato dall’amministrazione Stancanelli.
“Un piano – ha ricordato l’ex sindaco– che Bianco avrebbe potuto cambiare, la legge glielo consentiva, ma non lo ha fatto. Lo adottato come proprio, se ne è preso i meriti, si è dichiarato contento e soddisfatto perché aveva vinto la città, ha usufruito delle premialità stanziate dalla Regione per i comuni che erano stati in grado di dotarsene entro i tempi stabiliti per legge. L’amministrazione Bianco ha ricevuto nel mese di novembre 2013, 71 milioni euro senza interessi. Adesso quel piano lo disconosce e la colpa è nostra che lo abbiamo redatto”.
Ma Stancanelli ne ha avute per tutti: anche per gli ex della sua amministrazione, quei consiglieri che, cambiata casacca, sono ridotti miseramente al silenzio. E mugugnano in privato, perché le cose non vanno per nulla bene.
“Non basta una slide con dei numeri aggregati per dire che l’attuale amministrazione ha risparmiato – ha sottolineato Bonaccorsi. Che valore scientifico ha un simile rimedio? Nullo.
“Il piano di riequilibrio che abbiamo redatto e che il Ministero ci ha approvato – ha detto l’ex assssore- ha fatto scuola, è stato utilizzato come base anche da altri comuni siciliani che lo hanno visto a loro volta approvato con successo.
Il Ministero si è complimentato con noi perché avevamo inserito un piano di dismissione delle partecipate che avrebbe dato liquidità al Comune. Non doveva servire per sanarne i conti. Che fine ha fatto dopo tre anni questo piano di dismissione?“.
Ha aggiunto Bonaccorsi: “un mese dopo l’insediamento dell’amministrazione Bianco, nel luglio 2013, il documento è stato verificato dal direttore scientifico dell’Ifel e dall’esperto al bilancio dell’assessorato della regione Sicilia. Il 9 agosto 2013 è poi stata approvata una norma che consentiva alle nuove amministrazioni, come quella di Enzo Bianco, di rimodulare entro 60 giorni il piano di riequilibrio, ma nessuno si è mosso, evidentemente perché i tecnici dell’Ifel avevano correttamente valutato quel documento sul quale la giunta Bianco non ha effettuato alcuna modifica, pur potendolo fare. Non hanno usufruito di una facoltà che la legge gli ha dato perché evidentemente il piano gli andava bene, E ora quel piano è un problema nostro?“. Per poi aggiungere:
“la stessa Corte oggi ha chiesto perché non sia stato attuato e messo in campo quel piano di riequlibrio, ma non l’ha considerato non idoneo. Si parla quindi chiaramente di inadempimento dell’amministrazione Bianco. Si riscontra anche una difficoltà di comunicazione tra Corte e macchina comunale, ci sono documenti che non sono stati consegnati che non sono arrivati.”
Bonaccorsi altresì ha ricordato: “con una delibera del dicembre 2012, il Consiglio comunale decise che eventuali vendite di beni immobiliari e dismissione delle partecipate sarebbero servite da valore aggiunto tra le misure destinate al risanamento. Per questa scelta l’istituto Bruno Leoni che certificò il documento ci fece un plauso”.
E il finale è stato da applausi: “è inutile che Bianco lanci appelli alla città, perché siamo stati noi per primi a offrire sostegno e competenze gratuite per il bene di Catania. Ma non si può criminalizzare chi dissente, anche con osservazioni serie, con un atteggiamento di chiusura che vale per tutti, dalla politica fino ai dipendenti comunali messi fuori dal Palazzo”.
E la nostra mente va a grande anime che non ci sono più: grandi anime non servi di Palazzo.
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