Cronache comunali catanesi, collegio di difesa: sindaco Bianco semplicemente in difficoltà o “fuori-legge”?


Pubblicato il 08 Settembre 2015

di marco benanti iena poco convinta

Al di là dei toni cortesi utilzzati dall’Assessore Girlando nei confronti di questa testata e di cui si dà atto, nel suo intervento a difesa del “COLLEGIO DI DIFESA”, rimangano purtroppo tutte le opacità nella scelta del Sindaco Enzo Bianco nel volere a tutti costi ripristinare un organo superfluo e che sembra fatto apposta per determinare un sistema di “scatole cinesi” sulle questioni inerenti le responsabilità delle decisioni in materia di APPALTI E TRANSAZIONI con le imprese private.

Non siamo “azzeccagarbugli” ma appare chiara la volontà del Legislatore Nazionale e Regionale di operare per la SPENDING REVIEW eliminando le spese superflue per organi, comitati, commissioni e collegi ritenuti inutili, costosi e sovrapposti alla ordinaria Pubblica Amministrazione e in questo senso sembra ovvio che non possano più sopravvivere i Collegi di Difesa dei Comuni che hanno una propria Avvocatura Comunale.

In ordine poi ad altre affermazioni manifestate dall’Assessore Girlando, ci sembra lecito considerare che:

1.  Le leggi nazionali e Regionali rendono inapplicabili i Regolamenti del Comune di Catania se contrastanti con l’ordinamento vigente;

2. Le nomine di consulenti o esperti, assunte dal precedente Sindaco Stancanelli o dall’attuale Sindaco Bianco, devono essere effettuate nel rispetto della Legge. Come affermato dall’Assessore Girlando “Debbo, comunque, precisare che il ruolo e le funzioni del consulente legale del Sindaco Stancanelli non sono in alcun modo sovrapponibili a quelle del Collegio di difesa”, si tratta di cose diverse a detta dello stesso Girlando e quindi non si comprende bene il perché di questo riferimento, che appare fuorviante rispetto al tema trattato della “legittimità” dell’esistenza del COLLEGIO DI DIFESA. Non stiamo discutendo l’opportunità di nominare consulenti o esperti, sta poi ad ogni Sindaco fare nomine per propri consulenti legali o per la festa di Sant’Agata, e di questo ovviamente si è chiamati a rispondere sul piano della legittimità, contabile e dell’opportunità politica;

3. L’Assessore Girlando afferma che “il Collegio di difesa è organo terzo di controllo e di garanzia”. In merito ci consenta di esprimere qualche dubbio, considerato che le nomine sono state effettuate solamente su scelte personali del Sindaco Bianco, senza alcuna selezione pubblica.

In conclusione rimaniamo curiosi di conoscere sull’argomento della legittimità di riesumazione del COLLEGIO DI DIFESA al Comune di Catania e sulla conseguente spesa, le eventuali determinazioni del Collegio dei Revisori e della Corte dei Conti.  Anche perché, a questo punto, potrebbe essere tutto un rifiorire di Collegi di Difesa negli altri Comuni, con tanti Sindaci pronti a sbizzarrirsi nel nominare “motu proprio”  tanti avvocati, per essere consigliati nella definizione di APPALTI E TRANSAZIONI.

Ma è veramente concepibile nell’anno del Signore 2015 e in tempi di normativa anticorruzione, un “organo terzo di controllo e di garanzia” dove il controllato nomina i propri controllori?

 

Riflessione sui riferimenti normativi alla luce da quanto affermato dall’Assessore Girlando:

Sembrerebbe da quanto asserito dai rappresentanti del Sindaco Enzo Bianco, in particolare dall’Assessore Girlando, che la Sicilia sia un’isola felice, quasi una zona franca, dove i Collegi di Difesa (ma a questo punto tante e tante altre commissioni) possano continuare ad esistere, in barba alle norme sul contenimento della spesa pubblica, in virtù della “autonomia Speciale” della Sicilia ora stranamente evocata per giustificare le scelte del sindaco Bianco.  Rimane il fatto che il Collegio di difesa in tutta la Sicilia ora esiste solo a Catania (dopo che anche Messina lo scorso anno ha soppresso) e nel resto d’Italia! Qualche dubbio le dovrebbe sorgere assessore, non crede assessore?

Anche in punto di diritto, tuttavia, basta andare su internet per capire che le cose non stanno come sostenuto anche dall’Assessore Girlando. Leggendo l’articolo 24 bis “Clausola di garanzia” della legge n. 135/12 emerge che le disposizioni si applicano anche alle regioni a statuto speciale e che la Corte Costituzionale (sentenza n. 229/13) ha detto che “La predetta clausola è analoga ad altre sulle quali questa Corte si è già pronunciata, affermando che esse sono volte ad escludere la diretta applicazione agli enti ad autonomia speciale delle disposizioni dettate dal legislatore statale che non siano compatibili con quanto stabilito negli statuti speciali e nelle norme di attuazione degli stessi, …… Tale tipo di clausole, lungi dall’essere mere clausole di stile, hanno la «precisa funzione di rendere applicabile il decreto agli enti ad autonomia differenziata solo a condizione che siano “rispettati” gli statuti speciali» (sentenza n. 241 del 2012): esse, in tal modo, prefigurano «un percorso procedurale, dominato dal principio consensualistico, per la modificazione delle norme di attuazione degli statuti speciali, con riguardo all’eventualità in cui lo Stato voglia introdurre negli enti ad autonomia differenziata, quanto alle materie trattate nel decreto-legge, una disciplina non conforme alle norme di attuazione statutaria»”, in pratica, secondo quello che noi cittadini comuni possiamo comprendere, al di là delle speculazioni dei giuristi, è che la Corte Costituzionale ha sancito l’applicabilità delle legge 135/12 purché non sia in contrasto con le leggi e le norme statutarie delle Regioni ad autonomia speciale.

Infatti la Regione Siciliana con la legge 12 agosto 2014, n. 21. Assestamento del bilancio della Regione per l’anno finanziario 2014. Variazioni al bilancio di previsione della Regione per l’esercizio finanziario 2014 e modifiche alla legge regionale 28 gennaio 2014, n. 5 “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2014. Legge di stabilità regionale” ha disposto all’art.7 la Soppressione di Comitati, Commissioni, Consigli, Collegi operanti all’interno dell’Amministrazione regionale, in attuazione dei principi di contenimento della spesa pubblica, i Comitati, le Commissioni, i Consigli, i Collegi comunque denominati operanti all’interno dell’Amministrazione regionale, la cui istituzione è prevista da leggi.

Non risulta che i Collegi di Difesa degli Enti Locali siano stati istituiti con Leggi Regionali.

 Cosa c’entrano i Collegi di difesa con la specificità della Regione a Statuto Speciale Siciliana inopportunamente chiamata in causa dall’assessore? Crediamo proprio nulla.

Senza contare le tante altre inopportunità(Grasso, Libertini do you remember?)  altre discrasie di questa “strana” vicenda, sorgono diversi interrogativi:

1)      Perché la scelta intuitu personae quando queste  nomine vanno fatte inequivocabilmente con selezioni pubbliche come prevede la legge in tutti i casi di incarichi, a eccezione per gli Esperti?

2)      Perché sul sito internet alla voce Amministrazione Trasparente non vi è traccia di questi professionisti, nonostante abbiano un incarico conferito dal sindaco che in tutto e per tutto richiama la tipologia della consulenza?

3)      Perche si è scelta la strada del pagamento mensile con uno “stipendio” fisso, anziché il pagamento  a gettone di effettiva presenza nelle riunioni dei collegi?

4)      Come collima la scelta di nominare un collegio di 4 stipendiati a 1,400 euro al mese oltre iva e cpa(dunque costano al Comune  circa 2000 lordi al mese ciascuno),  col piano di rientro  approvato dal consiglio comunale nel febbraio 2012 e mai modificato dall’attuale giunta e/o consiglio e nel documento dei tagli alle spese che riguardano tutti i settori dell’Amministrazione servizi sociali compresi?

 

 

 

 

 


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