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Cronache comunali catanesi, il presidente di “Multiservizi” Michele Giorgianni: “il 2014 l’anno della rinascita”
Pubblicato il 31 Dicembre 2014
di marco benanti
Come sta la “Multiservizi” di Catania? Cosa accade dopo un lungo periodo di polemiche? Abbiamo chiesto questo ed altro al presidente della società comunale (nella foto con alle spalle Davide Ruffino)…
Presidente Giorgianni, finisce l’anno: per la Multiservizi è stato un anno da ricordare o un “anno horribilis”?
E’ stato un anno faticoso, ma spero che un giorno lo potremo ricordare come l’anno della rinascita, perché nel 2014 Multiservizi ha invertito il trand negativo che l’accompagnava da qualche anno e ha rimesso il treno sulle rotaie.
Ma a lei chi glel’ha fatto fare ad accettare l’incarico di vertice alla Multiservizi? Ci sono vantaggi particolari, chessò soldi, prestigio, fama, donne o altro?
Non posso negare che ogni tanto me lo chiedo “ ma chi me lo ha fatto fare???”, poi cerco di non pensare alle difficoltà…soldi, prestigio e fama sinceramente credo siano da scartare.
Quanto guadagna il Presidente della Multiservizi a fine mese?
Il Presidente del C.d.A. di CTM percepisce 40.000 € lordi l’anno che vuol dire circa 2.100,0 € al mese netti. Ma con la solidarietà, il Presidente ha deciso di tagliarsi lo stipendio nella identica misura dei lavoratori. Sembra demagogia e populismo, ma credo che se non diamo il buon esempio, avremo difficoltà a motivare le nostre scelte.
E’ vero o è una leggenda metropolitana che la gestione reale dell’azienda non è in mano ai vertici, ma a gruppi o singole “personalità forti” che deciderebbero sulle “cose che contano”?
E’ vero che la Multiservizi è divisa in settori e i settori sono sovraintesi da Responsabili che hanno piena autonomia. E’, altresì, vero che negli ultimi anni si è andato perdendo il senso di unità in azienda, poiché ciascun settore si muoveva isolatamente senza alcun raccordo con il governo centrale della Società. Ho lavorato molto per “unire” Multiservizi, non lesinando alcuno sforzo di comunicazione con i detti responsabili, ma non vi è dubbio che vi è ancora molto da fare. E’, però, da sottolineare che le scelte di politica aziendale, le grandi scelte, sono state prese dal C.d.A. e ciascun settore si è messo a disposizione dell’Azienda.
Un referendum ha detto “sì” al contratto di solidarietà, ma era proprio necessario “tagliare” orario e stipendi ai lavoratori?
La crisi di CTM viene da lontano. La causa è rinvenibile, certamente, dalla perdita dell’appalto pulizie scuole e dalla perdita di circa 4 milioni di euro di fatturato.
La scorsa gestione licenziò per cambio appalto 180 lavoratori che sono stati reintegrati dal Tribunale del Lavoro di Catania. CTM si è trovata, quindi, sotto la mia gestione ad avere circa 130 lavoratori in esubero a fronte del medesimo fatturato, depennato, cioè, del citato appalto scuole.
E’ evidente a chiunque che la Società – con questo contratto di servizio – non poteva resistere.
Siamo stati messi davanti a un muro: o licenziavamo 130 padri di famiglia o sopportavamo tutti insieme, Presidente compreso, l’esubero. La mia scelta credo sia stata quella del buon padre di famiglia che a fronte della diminuzione del budjet familiare chiede ai suoi congiunti di stringere la cinghia, tutti insieme, partendo dalla propria cinghia.
E’ vero o è una leggenda metropolitana che uno dei due bilanci “In rosso” si sarebbe potuto facilmente “sanare”, senza così creare la condizione di due bilanci in deficit e quindi l’obbligo di sacrifici per evitare di portare i libri in Tribunale?
L’unico bilancio in rosso approvato di cui posso parlare è quello approvato dal mio C.d.A. nell’anno passato che è stato chiuso con una leggera perdita grazie all’approvazione dei debiti fuori bilancio da parte del Consiglio Comunale. Si è trattato di un fatto storico; dopo 10 anni il Consiglio Comunale si è fatto carico di riconoscere circa 10 milioni di euro di debiti fuori bilancio. A questi mancano gli ultimi debiti: circa 1 milione di euro che sono stati portati più volte in Consiglio, ma credo che non si sia raggiunto mai il numero legale. Se fossero stati riconosciuti – penso – avremmo potuto chiudere in attivo. Ma non credo sia quello il problema. Ripeto: il problema della continuità aziendale di CTM era dovuto a una forza lavoro in esubero rispetto al contratto affidatogli dal Comune di Catania.
A proposito: non era più divertente passare serate in un locale del centro e guadagnare invece di andare ad affrontare una realtà complessa e difficile come la Multiservizi? Oppure questa presidenza è il trampolino per altri e ancor di più prestigiosi incarichi?
Lei si riferisce, certamente, alla mia attività di organizzatore di eventi che è stata solo un mero hobby. Io ho fatto sempre l’avvocato e ho avuto la passione della politica. Negli ultimi anni, poiché la politica, mi aveva un po’ messo di lato, mi sono dedicato a promuovere eventi ludici e ricreativi. Era un modo per stare con gli amici e conoscere gente nuova, null’altro.
Dirigere CTM è una cosa del tutto diversa. E non posso negare che tante volte ho pensato di non essere adeguato a un compito così complesso, ma se vogliamo questo è il prezzo da pagare quando si punta sui c.d. giovani, che, poi, in verità non sono più tali: io ho 40 anni.
Rispetto alle mie ambizioni future: non posso negare che voglio dimostrare di poter fare bene nella guida di CTM come riscatto personale e di una generazione che si è, spesso, vista rubare il futuro, le ambizioni, le aspettative dai propri padri con i capelli bianchi, iper presenti e molto ingombranti in tutti gli ambiti, dalla politica al mondo delle professioni.
Quando, fra tre anni, finirà il suo incarico alla Multiservizi, sarà pronto ad altri incarichi di prestigio, magari nella “squadra” di Enzo Bianco?
Direttore, crede realmente che qualcuno, con questo chiaro di luna, possa – con ragionevolezza – pensare a cosa fare tra 3 anni? Io spero tanto di riuscire a portare al termine il mio mandato che è reso impervio da molti ostacoli. Finire bene il mio mandato e tornare al mio piccolo mondo fatto da tante cose poco importanti per la comunità, ma fondamentali per la mia vita, questo è il mio obiettivo.
A proposito: ma lei è stato politicamente sponsorizzato da Crocetta, dal Megafono, da Bianco o dai Liberal Pd?
Il mio curriculum vitae è stato dato al Sindaco di Catania, insieme ad altri 4 (credo), dal Megafono, comunità politica che ho votato e aiutato alle ultime comunali in virtù del fatto che due tra i miei più cari amici si sono candidati nella detta lista.
Poi la scelta l’ha fatta il Sindaco che tra le 5 persone ha preferito il sottoscritto. E di questo lo ringrazio e per questo mi sono sentito, da subito, messo in mora, sapendo che la gestione della CTM era, forse, la cosa più delicata del Comune di Catania. Alla comunità politica del Megafono va la primogenitura della mia scelta e devo dire che, ad oggi, nessun dirigente, onorevole, rappresentante del Megafono ha fatto alcuna pressione indebita sul sottoscritto.
Stando così le cose, la sua professione, quella di avvocato amministrativista, è destinata ad essere messa di lato? Qualche rimpianto?
In questo momento sono in debito di ossigeno nel mio lavoro di avvocato. Cerco di recuperare nei ritagli di tempo, ma non sempre è possibile. Per la mia vita personale fare l’avvocato è sempre stata la priorità. Ho, spesso, messo il mio lavoro prima di tante cose, direi di tutto o quasi. Spero di poter tornare a fare l’avvocato arricchito dalla enorme esperienza che mi è stata concessa di fare, magari, non lo nego, con un po’ più di notorietà che – nella mia professione – per chi non ha nessuno alle spalle è tutta da guadagnare.
Se qualcuno le dicesse che per amministrare un’azienda non conta “essere di sinistra” o “essere di destra” ma conta solo “essere competenti” lei cosa risponderebbe?
Direi che ha tecnicamente ragione. Poi essere di sinistra, per quel che mi riguarda, ha voluto dire avere una propensione a stare dalla parte della gente più in difficoltà. Ma mi rendo conto che, negli ultimi tempi, le parole destra e sinistra hanno perso per la gente molto del loro originale significato.
Quello che le posso assicurare è che ritengo necessario, per non dire fondamentale, che la politica dei partiti esca dalla vita quotidiana della Società.
Per troppo tempo, in CTM la politica dei partiti l’ha fatta da padrone; io sono del tutto disinteressato a conoscere il pensiero politico dei lavoratori di CTM. Ho grande rispetto per la Politica quella con la P maiuscola, ma i partiti e i loro rappresentanti non possono e non devono condizionare le grandi scelte della società partecipata.
Ma non la imbarazza, alla luce delle sue origini politiche, che le critiche maggiori, in campo sindacale, in questi ultimi tempi le arrivino da sinistra, mentra da destra la si difende?
Per la verità le scelte sono state fatte in assoluta concordia con la triplice sindacale e la gran parte dei sindacati autonomi. Gli unici a dissentire sono stati gli Unicobas e la Fiadel, ma attenzione io ho profondo rispetto per chi la pensa diversamente. Va, peraltro, detto che i detti sindacati hanno combattuto correttamente la loro battaglia e lo hanno fatto – va detto – sempre, per quel che dal suo canto riteneva l’interesse dei lavoratori.
Il punto di dissenso con gli Unicobas era nella indifferibilità della scelta della solidarietà. Si riteneva da parte del detto sindacato che andavano valutate altre strade. Il problema è che da parte nostra non erano da scorgere altre vie. Nel 2015 il costo del lavoro, in proiezione, sarebbe diventato il 98% dei costi societari. Con l’attuale contratto – lo ripeto – non era possibile fare altre scelte, a meno di non voler ritenere di dover licenziare più di cento lavoratori. Ma sono certo che l’Unicobas non abbia mai pensato a una soluzione del genere e a ben guardare le vere critiche mosse dal citato sindacato sono state levate nei confronti della politica e non della Società. A ogni buon conto, i sindacati sono una parte importante della Azienda e io li rispetto tutti, anche quelli che la pensano diversamente, purché lo facciano dalla parte dei lavoratori e questo è certamente il caso dell’Unicobas, lo posso testimoniare personalmente.
Ma lei preferisce le “cattiverie” di “ienesicule” o le “leccate” di altri siti, magari più importanti?
Nei miei confronti, negli ultimi tempi, Iene Sicule non ha lesinato critiche.
Non mi sfugge che l’anno che ci stiamo mettendo faticosamente alle spalle è stato un anno duro, fatto di scelte difficili che non sempre chi parla è riuscito a comunicare nella pienezza.
Iene Sicule non ha mancato di muovere critiche legittimamente al sottoscritto che le ha digerite silenziosamente senza mai replicare perché per scelta ho deciso di non replicare ad alcuna nota mi venisse mossa.
Detto ciò, io ricordo, però, che quando non ero il Presidente di CTM questo sito mi è stato vicino allorché, come si dice a Catania, “uscavo coppa”. Chi accetta il compito di amministrare la più grande partecipata del Comune di Catania, nel momento più delicato e difficile della sua esistenza, lo deve mettere nel conto che ci saranno delle critiche sul suo operato. Era inevitabile!
Ultima domanda. Per il concerto di Capodanno l’amministrazione comunale di Catania spenderà oltre centomila euro: lei, anche alla luce dei sacrifici che devono affrontare i lavoratori di Multiservizi, non prova alcun imbarazzo?
Io credo che questa città abbia bisogno di grandi investimenti, di grandi eventi, di rimettere in moto l’economia.
Il Capodanno, l’estate catanese, la propensione per il turismo e per la cultura sono sempre state il biglietto da visita della nostra città. Io spero e credo che il concerto di Capodanno non resti un evento sporadico, ma che possa esserci una continuità, perché ritengo che riaccendere le luci a Catania, anche spendendo risorse, risvegli la città e la faccia vedere agli occhi stranieri come una grande realtà del sud e non come una città degradata.
Il problema è che oggi la coperta è veramente corta, nella crisi economica del paese, la situazione delle casse del Comune impatta in modo ancora più visibile e fa sì che si metta in discussione qualunque investimento non sia strettamente necessario alla sopravvivenza. Ma se il nostro obiettivo è quello di sopravvivere, io capisco le critiche, se, invece, è l’obiettivo è quello di rialzarsi, servono scossoni.
Mi lasci il tempo per ringraziare chi fa informazione in Sicilia e augurare buon anno a tutti i catanesi, con un augurio particolare per i dipendenti della Catania Multiservizi, auguarando che arrivi realmente la svolta di cui tanto, a volte a sproposito, si parla.
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