PROLOGOErano appena le dodici del mattino e il giovin signore, distrutto dalla fatica dell’ultima festa estiva, si era appena svegliato. Angosciato. Aveva lasciato accesa la luce. Là fuori, invece, semplicemente non funzionava nulla. Dettagli. Ma il buonumore non mancava di certo a Minchiatilandia, la terra del giovin signore, il feudo dove tutto era consentito fuorchè dire la verità. Perchè la verità -avevano stabilito i cortigiani di corte- significa presunzione. Per questo mentire era diventato automatico. Incosciente. Un costume così diffuso da diventare l’unica verità comune ammessa. Dal villaggio circostante fino al feudo dove regnava incontrastato il giovin signore e la sua corte di cortigiani era tutto un arcobaleno. Nella loro mente, naturalmente. Fra lazzi e ammiccamenti tutto finiva in burla: anche perchè nessuno avrebbe osato alzare la testa oltre la scenografia da loro predisposta.
“Oggi niente buio sul villaggio, niente sporco sul feudo, liquidi per tutti, a cominciare dall’alcool per noi -disse compiaciuto fra sé e sé il giovin signore. Conduceva una vita difficile. Sempre da un posto all’altro del feudo, a sentirsi dire che era il migliore. Il suo mondo era questo. Davvero un’esistenza di stenti. A forza di sentirselo dire, si era convinto che fosse vero. Del resto, fra la verità e la falsità la differenza era di dettagli. Naturalmente, tutto era concesso, tranne la presunzione, la ricerca della verità. “Ma esattamente di che si tratta?”- chiese, lisciandosi la barba, al suo amico “non azzecca nemmeno i garbugli”. Il giovin signore era in uno dei suoi momenti di crisi mistica.
“E’ una strana cosa”-gli spiegò il cortigiano. “L’hanno inventata quegli strani tipi che non hanno due cognomi, soggetti da evitare”. I due erano amici per la pelle: scelte di vita li avevano accomunati nella cattiva ma soprattutto nella buona sorte. Del resto, a Minchiatilandia il confine fra il bene e il male era sottilissimo: bastava poco, un soffio di vento per farlo propendere da una parte o dall’altra. Il vento, ecco il punto dirimente.
Attorno al giovin signore i suoi cortigiani sapevano coglierne i cambi di direzione alla velocità della luce: erano i migliori del resto. Come quel giorno che al giovin signore era stata addirittura rivolta l’infamante accusa di raccolto magro o peggio incapiente rispetto alle sue esigenze di mantenimento. Un affronto. Da lavare col sangue. E allora…
Satira.
Fatti e personaggi sono frutto solo di fantasia, ogni riferimento a fatti e personaggi realmente esistenti è puramente casuale.
iena marco benanti.
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