Intervista di Marco Benanti. Faccia a faccia con un It manager, autore di un libro che tratta di un tema di forte impatto sociale e letterario.
CRONACHE DEI DISASTRI COMUNALI,CATANIA, “LUNGOMARE ACCOPPATO”: MALGRADO LA PROPAGANDA E L’UFFICIO STAMPA “ALLARGATO”, UN “POMERIGGIO-DISFATTA” PER BIANCO, CHE PERDE UN “PEZZO” DEL COMMERCIO CATANESE
Pubblicato il 12 Ottobre 2014
Due o tre “considerazioni fuori luogo” mentre già impazza la “verità” del Palazzo e dei suoi trombettieri….
di marco benanti iena anti antimafiosa
Scriviamo quanto segue avendo già visto “partire” a razzo -come nei peggiori regimi- la macchina della propaganda del Palazzo e dei suoi trombettieri. Che punta sull’episodio -avvenuto alla fine- di un’aggressione: episodio da condannare, senza usare troppe parole retoriche e finte come fanno questi propagandisti e i loro corifei. Perchè di cose da raccontare ce ne sono tante, forse troppe per chi vive all’ombra del Potere.
Il dato politico, infatti, è un altro: un “pezzo del commercio” catanese ha detto “Basta!” e ha chiuso. Buttato giù le saracinesche. Basta con l’arroganza, con metodi di governo autoritari, con decisioni dall’alto: questi esercenti non sono contro il “Lungomare Liberato” sono contro i metodi usati per arrivare a questa decisione. Avrebbero voluto altro, altri metodi e altri contenuti. Dall’altra parte è arrivato il silenzio di chi comanda e basta, al limite l’arrivo, trafelato, dell’assessore alla viabilità Saro D’Agata che, nel confronto con i commercianti, pur mostrando pazienza, non ha offerto nulla di concreto.
Nel frattempo, decine e decine di persone si sono fermate a lungo all’altezza di piazza Nettuno. Il lungomare è diventato, col passare del tempo, sempre più spettrale. Senza luci, senza un bar dove prendere una cosa da bere. Hanno chiuso tutti, tranne un esercizio legato ad una catena internazionale. A memoria di cronista non era accaduto mai niente di simile a Catania.
I commercianti hanno, poi, fatto la loro manifestazione, lumini in mano, arrivando in piazza Europa: al di là di slogan e di qualche parola “forte” non abbiamo visto alcun gesto di violenza. Poi, alla fine, in piazza Nettuno, l’episodio che racconteremo a parte.
Capiamo le “ragioni ideali” della propaganda e dei trombettieri di questa amministrazione inadatta ai problemi seri di questa città, ne comprendiamo le strategie: in realtà democraticamente mature sarebbero portate nelle scuole per fare vedere come non si fa, come non si trattano i cittadini.
Ma Catania ha le sue “regole”, le sue antiche “norme” di becero conformismo e disonestà intellettuale.
C’è, per fortuna, chi non china la testa, chi resta vivo e non campa per prendere uno stipendio a fine mese, per una vita da travet al servizio della propaganda di regime.
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