a cura di iena puttan tour marco benanti (vignetta di Vincenzo Baiamonte, a sinistra l’assessore comunale ai lavori pubblici Luigi Bosco, accanto al podestà Enzo Bianco).
ha scritto sulla sua bacheca Matteo Iannitti di “Catania Bene Comune”:“sono passate più di 48 ore dell’ordinanza di chiusura delle vie principali del quartiere di San Berillo.
L’emergenza e la somma urgenza sono finite. Adesso l’amministrazione comunale deve decidere cosa fare.
Ieri il Sindaco Bianco ha dichiarato che la soluzione è l’abbattimento di tutti gli edifici pericolanti. Se tutti i governanti avessero ragionato così noi non avremmo più nessun patrimonio architettonico, non vi sarebbe più l’abside del Duomo e neanche la via Etnea.
Il giudizio su eventuali abbattimenti lo deve dare la sovrintendenza ai beni culturali. San Berillo non va abbattuto ma messo in sicurezza: le sue strade e i suoi palazzi.
Non permetteremo la speculazione. La sicurezza è una cosa seria, non un pretesto per fare affari.
Se lo mettano in testa sindaco e assessore all’urbanistica.”
dopo quanto accaduto due anni fa al Tondo Gioeni, tornerà in moto la “nota compagnia” dell’ amministrazione? Una nuova “emergenza”?
e intanto domenica accade che…
ecco il comunicato:
“Domenica 22 ore 10:30 Via Opificio – Assemblea di quartiere: Come Salvare San Berillo?
Come salvare San Berillo ?
Domenica 22 novembre in via opificio nel quartiere di San Berillo alle ore 10:30, si terrà un assemblea, indetta dalla Casa di Quartiere “Comefa”di cui il Comitato è promotore insieme al Circolo Arci Melquiades e Circolo Faber. Un incontro con abitanti del quartiere, associazioni, giuristi e tecnici urbanisti per discutere sulle soluzioni da individuare nell’immediato sulla questione abitativa e sulla questione della messa in sicurezza degli immobili. Ma cosa è successo esattamente a San Berillo ?
Alle ore 5 del mattino dello scorso 16 novembre un forte boato ha accompagnato il crollo della parte retrostante di un edificio di via Pistone 62, fortunatamente senza avere provocato alcuna vittima. Il collasso della struttura ha provocato danni anche ad un edificio adiacente di proprietà di una residente di origine portoghese. Il Comune e la protezione civile si sono mossi, necessariamente, con un ordinanza sindacale chiudendo tutte le vie di accesso del quadrilatero delimitato da via pistone, via Reggio via delle finanze e parte dei marciapiedi di via Di Prima per non permettere il transito alle persone e contemporaneamente operare la demolizione dei muri a rischio crollo. L’ordinanza, inoltre, proibisce l’accesso alle case, le cui porte sono state saldate.
Un gruppo di 15 senegalesi con regolare contratto di affitto è stato sloggiato dalla protezione civile e vigili urbani dalle proprie abitazioni perché anche la loro dimora è a rischio crollo. Il quartiere è ferito, la chiusura, necessaria, delle strade ha svuotato di vita San Berillo. Una situazione analoga alla chiusura del centro storico dell’Aquila, ma con la differenza che li, il terremoto è stato l’artefice del crollo con buona responsabilità dell’incuria dell’uomo, qui è stata l’indifferenza delle amministrazioni passate e presenti e dei proprietari che forse hanno voluto che si arrivasse ad una tale situazioni per poter operare con le mani libere e procedere ad un nuovo sventramento che ricorda tristemente quello del 1957.
Già perché ricadendo nella zona “A” del centro Storico, non è possibile demolire palazzi e case, ma dal momento che la demolizione è avvenuta per “Cause naturali” e in situazione di rischio crollo si fa un gran regalo agli immobiliaristi che vorranno costruire sulle macerie godendo anche di premi di cubatura. Vi immaginate palazzi di 5/6 piani in pieno Centro Storico di indubbio gusto modernista?
La storia beffardamente si ripete, sembra non insegnare niente, ma qui in gioco c’è anche il futuro del centro storico di Catania, delle sue bellezze architettoniche, che ad ogni piè sospinto vengono ricordate per attrarre nuovi turisti perché il barocco è il “prodotto” che possiamo vedere meglio.
Il Comitato sta monitorando la situazione, ha chiesto di partecipare ai tavoli tecnici in Prefettura e un incontro con la Soprintendenza dei Beni Culturali sollecitando quest’ultimo ad attivarsi visto il pregio storico architettonico degli immobili messo gravemente a rischio. Ma la preoccupazione più forte è che lo stato di emergenza diventi permanente, perché come rilevava il Prof. Prestinenza Puglisi in un articolo di un giornale on line, a San Berillo è mancata la programmazione e aggiungiamo noi continua a mancare. Continua a mancare perché non sono stati presi provvedimenti di messa in sicurezza da parte dell’Amministrazione Comunale, il quale dovrebbe immediatamente intimare i proprietari a mettere in sicurezza i propri immobili, e qualora non adempiessero agire in danno nei confronti degli stessi
Il sospetto che non ci sarà un “dopo” è reale poiché il sistema di chiusura delle strade, con tubi innocenti saldati, non può permettere l’accesso a periti e tecnici ed eventualmente al mezzi di lavoro che possano mettere in sicurezza l’immobile.
Alla luce di questi avvenimenti, è necessario capire quali iniziative promuovere per salvare il corpo ferito di San Berillo e di una parte importante del Centro Storico, insieme agli abitanti, alle associazioni, giuristi e a tecnici si cercherà di individuare quelle soluzioni che possano da un lato mantenere vigile l’attenzione sul futuro del quartiere, e dall’altro trovare soluzioni pratiche dal punto di vista abitativo delle persone che hanno dovuto abbandonare il proprio alloggio e dal punto di vista tecnico urbanistico per poter approntare un piano di messa in sicurezza degli immobili che in una prima fase potrà permettere l’apertura delle strade e successivamente aprire un tavolo di progettazione di rigenerazione urbana del quartiere.
Il Comitato Cittadini Attivi San Berillo.”
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