Nel celebre film di Carlo Verdone “Un sacco bello”, uno dei protagonisti, Ruggero, “figlio dei fiori” in giro per il mondo con una compagna, risponde ad un certo punto alla sua compagna di viaggi che arriva a definire suo padre “fascio” con una frase da cineteca: “ma quale fascio, se fosse fascista avrebbe fatto almeno una scelta nella vita!”. Ecco, trasposta in un quadro molto più prosaico, qual è quello del comune di Catania, la frase potrebbe essere utilizzata per il gruppo di “Diventerà Bellissima, forza politica legata a doppio filo al Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci. Infatti, a distanza di qualche giorno dal voto per la presidenza del consiglio comunale, che ha visto prevalere nettamente il candidato dell’asse Pogliese- Lombardo- Bianco, mettendo in un angolo Manfredi Zammataro del “gruppo Musumeci”, da quest’ultimo arrivano segnali contraddittori: prima si vota quasi con una “scelta di testimonianza” in consiglio, poi si fanno arrivare -a mezzo stampa- “proclami bellicosi”, poi arrivano dichiarazioni distensive del senatore Raffaele Stancanelli, molto vicino a Musumeci. Finito? No, passano 24 ore e tutto sembra essersi concluso: solo “un mal di pancia”?
E, invece, no: vai sulla bacheca dell’assessore regionale alla sanità Ruggero Razza, ovvero leggi un’altra espressione ufficiale di “Diventerà Bellissima”. Quale? Eccola:
“Su Catania, fino ad oggi, non ho parlato. Ma la lettura dei quotidiani mi obbligherà a farlo. La dignità di una forza politica e la difesa dei nostri consiglieri non può essere derubricata a “mal di pancia”. È offensivo e inaccettabile, al pari del tentativo di restaurare vecchi regimi.” Insomma, “fuoco e fiamme”? In attesa delle dichiarazioni di Razza (arriveranno?), non resta che descrivere la situazione attuale di Palazzo degli Elefanti.
Chi comanda al comune di Catania? L’asse vincente è quello Pogliese-Lombardo, che di fatto hanno messo in un angolo la destra di Musumeci (che vorrebbe un’ “adeguata rappresentanza” in giunta o comunque nell’amministrazione, al pari di qualche consigliere di maggiorana “insoddisfatto”) e hanno ricevuto l’appoggio dell’apposito centrosinistra “targato Bianco”. L’area dell’ex sindaco ha, infatti, appoggiato la scelta di Giuseppe Castiglione presidente del consiglio. Non solo: imponendo Lanfranco Zappalà come vicepresidente (una scelta di altissimo profilo politico grazie al duo Bianco-Burtone) ha prodotto la “spaccatura” del centrosinistra. Infatti, l’ex assessore Salvo Disalvo ha “mollato” Bianco e ora sembrerebbe veleggiare verso il gruppo di Luca Sammartino (“Catania 2.0”), gruppo con cui -secondo voci di corridoio- Di salvo avrebbe tentato un’intesa finalizzata ad ottenere la poltrona di vicepresidente (progetto poi saltato per la “virata” di Bianco su Zappalà). Finire in maggioranza anche per Disalvo sembra oggi operazione complicata: troppo “affollamento”, troppo caos…
Frattanto, il gruppo di Sammartino, non votando Zappalà, ha confermato che la sua alleanza con Bianco è più tattica che reale. Di fatto, per l’asse Pogliese-Lombardo il risultato del 16 agosto è positivo: non solo ha messo all’angolo il gruppo di Musumeci ma ha “legato” con il gruppo “più vecchio” e senza particolari prospettive del Pd qual è quello Bianco-Burtone.
Sarà un caso, ma persino dalla Cgil, con il suo segretario Giacomo Rota (che ha scritto sulla bacheca di DiSalvo un commento in suo appoggio) arrivano segnali di “rottura” dalla vecchia e nefasta (nei risultati) alleanza con Bianco.
In questo quadro, il “MovimentoCinquestelle” ha grandi opportunità di fare seriamente opposizione: se non accadrà, se dovessero prevalere le esigenze del “sistema Catania”, insomma della “città degli amici”, questa ultima speranza che qualcosa cambi davvero finirà nel discredito generale.
Ah, dimenticavamo: la “sinistra radicale” dopo essere stata assente per la visita di Matteo Salvini (esigenze politico-ferragostane?), al ritorno dalle residenze estive potrebbe cominciare a fare qualcosa di serio? Intanto, chi nel suo mondo ha votato -di nascosto- Bianco ha “incassato” un grande risultato: l’elezione, con i suoi voti, di un presidente del consiglio di chiara estrazione fascista. Niente male, l’ennesimo capolavoro, loro sì sono dei professionisti nell’essere funzionali al “sistema Catania”.
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