Cronache del regime catanese: Bianco-Salvi e un Potere senza maschera

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Nella foto (tratta da LaSicilia) in alto le nozze di Bianco, invitato il Procuratore Giovanni Salvi.

2015

 

 

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di iena illegale marco benanti

Questo 11 luglio 2015, un sabato, sarà da ricordare: stamane, nel Palazzo per antonomasia di Catania, il Municipio, si è stagliato, in tutto il suo sinistro “splendore”, il Potere del CentroSinistra. La massima espressione del fariseismo politico-culturale che la società italiana ha prodotto negli ultimi venti anni: qualcosa che a confronto i Gesuiti sono degli “onesti liberi intellettuali”.  

Nella Catania che la “propaganda di centrosinistra” indica come “liberata” dal “Male” (l’ex governatore Raffaele Lombardo, condannato in primo grado e l’editore Mario Ciancio indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, che volete di più, allocchi?) oggi al Palazzo, chi governa ha salutato chi va via, il Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi. E cosa è accaduto? Si è arrivati ad una giunta straordinaria! E allora: e allora oggi, i vertici della Procura della Repubblica, ufficio pubblico che indaga, sono stati “ospiti” della giunta che governa la città (la cui gestione, con i relativi atti -teoricamente e molto eventualmente- potrebbe essere oggetto di indagine). Una situazione che a memoria non ricordiamo di avere mai visto: qualcosa che –abbiamo verificato- nemmeno la Dc dei “tempi d’oro” aveva immaginato di realizzare. Una situazione sulla quale nessuno, dicasi nessun “intellettuale indignato”, nessun “giornalista d’assalto”, nessun “comunista duro e puro”, magari “arruolato” nelle file dell’ “antimafia vera”, ha avuto finora il coraggio di scrivere due righe!

Allo stesso tavolo con i procuratori, gli assessori dell’amministrazione Bianco e il commissario dell’Autorità Portuale di Catania Cosimo Indaco, che non è assessore, ma per Bianco è uomo di massima fiducia. Che volete, allocchi?

Seduti attorno al tavolo, altri esponenti del governo cittadino (anche ex dell’Mpa, ora non più evidentemente un “problema politico-morale”), capigruppo, dirigenti, gente di staff. Compresi, tutt’attorno, gli abusivi dell’ufficio stampa, quello “parallelo” e che funziona realmente. Lo sanno tutti a Palazzo, ma a chi interessa? E poi loro, il “duo” della giornata.

I due massimi rappresentanti di questa indimenticabile pagina del Potere catanese si sono fatti i complimenti per ore: il sindaco a ricordare tutti i successi contro la mafia (vista in gran parte come fenomeno militare) e il Procuratore della Repubblica uscente Giovanni Salvi a ricordare…i tanti successi del suo ufficio. Che lascia per andare alla Procura Generale di Roma: quando si dice una vita difficile.

Salvi, fra l’altro,poi, si è soffermato sulla questione immigrazione, mettendo in evidenza, a suo dire, gli straordinari risultati di Catania: insomma, quasi un modello per l’Italia. L’altra sera, però, quelli della “Rete Antizzista catanese” hanno detto il contrario. Sempre davanti ai due, Bianco e Salvi, seduti uno accanto all’altro, al Cortile Platamone.

Comunque, si sorriso in sorriso, di applauso in applauso, passando per frasi di circostanze e una campionaria del perbenismo dilagante nel Palazzo di una città agonizzante, si è arrivati al clou: la consegna dell’ “Elefantino” da parte del sindaco al procuratore uscente. Il tutto fra applausi, “interviste”, flash.

Questo offre il Potere del CentroSinistra: quadretti fintobuoni, cornici di carrierismo, oggetti di disgusto per chi ancora crede che chi fa un lavoro di un certo tipo (indagare) deve stare a debita distanza dall’oggetto di possibili investigazioni. Anche solo per una questione d’immagine. Perché nessuno possa solo pensare che la comune appartenenza ad un’ area politico-culturale (diciamo il Pd) possa avere qualche possibile refluenza sul lavoro di ognuno. Come ricordavano gli “indignati” durante l’”era berlusconiana” (la quale, secondo loro, aveva messo in discussione i rapporti fra politica e giustizia, come la chiamano loro): oggi gli “indignati” non c’erano. E non ci saranno ancora per anni: loro sono così, sono “indignati” in base alle circostanze. “Uomini di mondo”, insomma, che sanno che le “verità” si dicono quando serve. Appunto, secondo le –proprie- convenienze: una visione della vita “da supermercato” dove la brava donna calcola sempre cosa è meglio e cosa non è meglio acquistare.

Domani, comunque, è un altro giorno: tutto continuerà nella più assoluta normalità. Del resto, oggi era solo una visita istituzionale, un saluto, mica altro? Il Palazzo dirà così. E tanti, troppi, continueranno a capire e a tacere. In nome della normalità, poi, tutto continuerà come nulla fosse accaduto.

Ognuno con la sua carriera, ognuno con il suo tornaconto, ognuno con il suo “supermercato”. Catania? Una “riserva di caccia”: oggi chi comanda in città ne è convinto, una “roba propria”. Del resto, chi si oppone sul serio a tutto questo? Chi? Gli “oppositori sinistri” che vedono in Bianco sempre e comunque -anche quando lo negano in pubblico- uno della loro “area”? O questa destra, debole, impaurita, che puntualmente (e chi l’avrebbe mai detto?) finisce, con qualche suo esponente, all’ “attenzione” della Procura della Repubblica? 

Peccato, però, per i catanesi (“nuovi” e “acquisiti”), che il mondo non è tutto uguale:oltre il “feudo rossazzurro” ci sono, incredibile a dirsi, altre visioni della vita. E del mondo.

 

 

di di iena illegale marco benantiData: Sabato, 11 luglio 2015.
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