Cronache del Regime catanese, “Bianco’s Party” stamane: fuori dal cancello i possibili “disturbatori”?


Pubblicato il 23 Aprile 2016

dalla bacheca facebook di Claudio Melchiorre (foto stamane al cancello di San Leone, centro direzionale)

Vi racconto cosa è accaduto oggi, fuori dai denti. Vado ad un incontro pubblico dell’Amministrazione Comunale di Catania. Il Comune lo ha pubblicizzato a mezzo social e stampa. L’occasione vale anche il primo utilizzo di un centro polifunzionale fino ad oggi trascurato.

Il giardino è perfettamente curato. All’ingresso, mi spiegano che no, non posso entrare. Gli ingressi sono riservati solo a inviti e categorie sociali. Spiego che rappresento un’associazione di cittadini. Se non è qui, non può entrare. Resto fuori dalla porta ed è la seconda volta che accade in pochi giorni. L’amministrazione di Catania ha un originale concetto di confronto pubblico. Anche questa volta, io e i miei compagni di esclusione, spieghiamo che la sede è pubblica, che la manifestazione è stata annunciata a mezzo stampa, che se uno vuole fare una manifestazione a inviti, non la fa utilizzando risorse pubbliche.

Ricordiamo ai dipendenti comunali che loro non sono i tirapiedi dei sindaci, ma garanti della legalità. Tutto inutile. Passiamo a chiedere ai poliziotti presenti di identificare chi ci impedisce di entrare, senza poterci mostrare né i mitici ‘ordini superiori’, né la giustificazione legale, né le loro generalità per poter procedere a una protesta formale. Passa il Sindaco. Lo fermo e gli chiedo come mai non possiamo entrare. “E’ una manifestazione a inviti. Avremo altre occasioni. Qui c’è un limite ai posti.” Supponiamo che ci sia un problema di sicurezza per sovraffollamento, ma ci dicono che dentro di spazio ce n’è tanto. Allora torniamo a insistere. Digos, Polizia locale, funzionari cominciano a dubitare sulle buone ragioni della loro azione, ma restano ancorati ai loro ‘ordini superiori’. Arrivano tanti amici. Passano anche i sindacati. Gli raccontiamo cosa sta accadendo e la loro reazione è semplicemente: “Ah! Io l’invito ce l’ho.” Prendiamo nota per la prossima richiesta di solidarietà. Lucidiamo una pernacchia?
Arriva il Questore. Gli spieghiamo la situazione. Prende l’impegno di capire cosa accade. Entra. Dopo qualche minuto esce e dice: ‘Mi pare che non vogliate fare nulla di che, solo ascoltare. Se così è, e l’ordine pubblico non è in pericolo, entrate con me.’ La sala in effetti è semivuota. Tante autorità. Slides immaginifiche. E capiamo che quello che non voleva l’Amministrazione era solo non svelare il bluff. Nota importante: grande relazione del questore: 1) basta pagare i privati per sedi istituzionali, in presenza di immobili pubblici; 2) mai avere rapporti con la mafia.
Applausi. Sarebbe bastato questo.
Ora i questurini sono le uniche persone di buonsenso.


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