Cronache del Regime catanese, Ciancio e la mafia: sindacato 1 (1982), sindacato 2 (2018). Trovate le differenze


Pubblicato il 27 Settembre 2018

“….Qual è il connotato chiave di Catania? Avere forze imprenditoriali sane -è l’analisi di Lucio Piccolo, segretario della Camera del lavoro in quegli anni- . A Catania non è penetrata la mafia nella sua natura di collegamento fra delinquenza comune, politica e potere economico. Qui il confronto politico è meno imbarbarito come pure civili sono i rapporti negli affari.

 

Parole rassicuranti. Peccato che siano raccolte nello stesso articolo che ospita il lapidario proclama del costruttore Finocchiaro sul ‘patto di ferro’ con gli altri cavalieri: ai piccoli imprenditori, le briciole; al resto ci pensiamo noi. Per la sinistra l’armistizio politico con i grandi capitalisti e i loro protettori aveva perfino una sua nobiltà: era il presupposto per un ‘blocco sociale fra imprenditori e masse’, una condizione di progresso economico, una scelta vincente. In realtà si subiva il vecchio ricatto occupazionale: l’imprenditoria assistita garantiva posti di lavoro, ma quei posti di lavoro -sotto la minaccia della disoccupazione- richiedevano un flusso continuo di finanziamenti pubblici. E il cerchio si chiudeva…” (da “La mafia comanda a Catania”, Claudio Fava, Laterza 1991).

L’articolo citato da Fava è “Intervista di Nicola D’Amico, “Dietro il miracolo i soldi dello Stato”, in Corriere della Sera, 31 marzo 1982, pag 13).

In quella fase Nitto Santapaola imperava sulla città.

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26 settembre 2018

Cgil, Cisl e Uil di Catania con Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil di Catania

Comunicato stampa 

Sequestro beni Ciancio, i sindacati catanesi: “Ora in gioco il futuro di lavoratori di indubbia professionalità”

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Nella vicenda del sequestro dei beni dell’editore Mario Ciancio, le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil e delle categorie Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil

guardano con fiducia, e con spirito garantista, all’operato della Magistratura catanese, con la principale preoccupazione che siano scongiurate ripercussioni negative sui livelli occupazionali delle aziende coinvolte. 

Nello specifico, è il settore dell’informazione cittadina, in balìa ormai di troppe variabili etiche, economiche, identitarie, che va seguito e tutelato. Non come una merce in estinzione ma, al contrario, come un’opportunità sempre viva per lo spirito civico e democratico del territorio etneo. 

Cgil, Cisl e Uil di Catania, insieme a Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, non possono che esprimere rammarico perché ancora una volta, come accaduto per situazioni altrettanto difficili quando ad essere sotto la lente dell’autorità giudiziaria è stata certa imprenditoria catanese, sono in gioco patrimoni di alto valore e risorse umane di indubbia professionalità oltre alla libertà dell’informazione. 

Cgil, Cisl e Uil di Catania con Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, saranno dunque, anche in questo caso, al fianco dei dipendenti del quotidiano La Sicilia e delle TV sequestrate, pronti, se necessario, ad affiancare il sindacato dei giornalisti per la salvaguardia della dignità di tutti i lavoratori e nell’interesse dello sviluppo sociale, civile ed economico della terra siciliana.”

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bacheca facebook di Matteo Iannitti, oggi 27 settembre 2018.

Carmelo De Caudo Egregio sig. Iannitti, evidentemente lei continua a cercare di farsi pubblicità a danno delle organizzazioni sindacali. La storia della CGIL di Catania è da sempre trasparente ed adamantina, per noi parlano le nostre lotte e le nostre battaglie, da anni siamo in primissima linea in importantissime vertenze che i compagni Foti ed Oliva hanno richiamato, io voglio ricordare la lotta della CGIL e della FLAI di Catania contro il caporalato in agricoltura, lotta che va avanti ogni santo giorno sia con denunce penali, sia con il contrasto nelle piazze e nelle campagne! Desidero ancora ricordare la campagna della CGIL di Catania per moralizzare e rendere trasparente il sistema delle assunzioni nel l’igiene ambientale a Catania, lotta che ha portato al bacino prefettizio ed alle assunzioni controllate dalle istituzioni, dando finalmente un lavoro a lavoratori che erano vittime di crisi aziendali risalenti anche al 2005. In fine, egregio Iannitti desidero ricordarle che la sola voce della CGIL di Catania si levò contro l’eccesso di centri commerciali e contro il consumo di suolo e le speculazioni che dietro tutto questo vi erano! Appare evidente che tutto questo costituisce una esplicita e ragionata azzione di contrasto alla mafia ed ai suoi interessi economici. Per ragioni di brevità mi fermo qui, e mi permetto di suggerire a lei ed a qualche altro leone da tastiera di venire a darci una mano nelle strade e nelle piazze quando i lavoratori rischiano di perdere il lavoro o, peggio, lo perdono! In quei momenti siamo solo noi della CGIL ed i lavoratori!

Rosaria Leonardi Ovviamente da uno come Iannitti, non possiamo mai aspettarci complimenti. Nelle sue battaglie ha sempre preso di mira il sindacato ed in particolar modo la Cgil. Ritengo quindi che sia ghiotta l’idea di approfittare anche di questa gravissima situazione, ancora una volta per gettare fango su donne e uomini che tutti i giorni portano avanti azioni sindacali di cui non solo la stampa è piena ma i luoghi di lavoro, oltre che le stanze e gli uffici delle sedi a a Catania e provincia. Probabilmente la sua giovane età, la poca esperienza di vita e l’ignoranza sui meccanismi che regolano la giustizia fa si che lui scambi il sindacato con la magistratura. Per cui se da un lato è possibile compatirlo, dall’altro credo che sia ormai intollerabile che si possa consentire ad un ragazzo di questo tipo di continuare a spostare l’attenzione su queste maldicenze, mentre la vera preoccupazione riguarda il futuro di centinaia di lavoratori. Come donna della CGIL, oltre all’amarezza, per le strumentalizzazioni esercitate da Iannitti, mi convinco sempre di più che il ruolo dei social da voce a populisti e menzognieri e cosa peggiore falsa sempre di più la realtà dei fatti 

Massimo Malerba Sono il primo ad essere autocritico verso la mia organizzazione quando, dal mio punto di vista, c’è da esserlo. Ma scrivere, come hai fatto ieri nel post che poi hai per fortuna rimosso per sostituirlo con questa nuova versione, che la Cgil copre la mafia, mi sembra profondamente ingiusto e inaccettabile. Inaccettabile perché non è vero e perché è offensivo nei confronti di tanti compagni e compagne, compresi quelli che hai citato alla fine del tuo post, che ti ricordo erano dirigenti della Cgil. Così come è inaccettabile scrivere che la Cgil va a braccetto con i cavalieri del lavoro (quali? Chi?). Tanto a braccetto che il sottoscritto, ma anche altri compagni ti assicuro, è sotto processo, assieme a 5 lavoratori, perché denunciato da uno dei nuovi padroni di Catania, solo per aver protestato civilmente a difesa del posto di lavoro.

ecco cosa aveva scritto Iannitti:

“PER I SINDACATI CATANESI LA MAFIA NON ESISTE?

“Nella vicenda del sequestro dei beni dell’editore Mario Ciancio, le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil e delle categorie Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil guardano con fiducia, e con spirito garantista, all’operato della Magistratura catanese, con la principale preoccupazione che siano scongiurate ripercussioni negative sui livelli occupazionali delle aziende coinvolte. Nello specifico, è il settore dell’informazione cittadina, in balìa ormai di troppe variabili etiche, economiche, identitarie, che va seguito e tutelato. Non come una merce in estinzione ma, al contrario, come un’opportunità sempre viva per lo spirito civico e democratico del territorio etneo.

Cgil, Cisl e Uil di Catania, insieme a Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, non possono che esprimere rammarico perché ancora una volta, come accaduto per situazioni altrettanto difficili quando ad essere sotto la lente dell’autorità giudiziaria è stata certa imprenditoria catanese, sono in gioco patrimoni di alto valore e risorse umane di indubbia professionalità oltre alla libertà dell’informazione. Cgil, Cisl e Uil di Catania con Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, saranno dunque, anche in questo caso, al fianco dei dipendenti del quotidiano La Sicilia e delle TV sequestrate, pronti, se necessario, ad affiancare il sindacato dei giornalisti per la salvaguardia della dignità di tutti i lavoratori e nell’interesse dello sviluppo sociale, civile ed economico della terra siciliana”.

Questo il comunicato congiunto di Cgil, Cisl e Uil su sequestro e confisca dei beni e delle società di Mario Ciancio Sanfilippo.
Non una sola volta si pronuncia la parola mafia, mai una volta si mette in discussione l’operato di Ciancio, mai una volta si fa cenno ai soldi occultati in Svizzera, mai una volta si citano le gravi condizioni economiche nelle quali versano da tempo le sue aziende. Nessun cenno all’importante lavoro della Procura, nessun cenno agli interessi criminali portati avanti da Ciancio, nessun cenno agli incontri con Ercolano, ai giornalisti umiliati per far chiedere scusa alla mafia. Non una parola sugli affari, sulle speculazioni edilizie, sulle operazioni finanziarie di saccheggio del territorio.

Proprio ieri sera il Segretario Generale della Cgil di Catania in televisione rassicurava: “Catania è una città sana”. Pensavo fosse un brutto montaggio ma invece no.

Per difendere i posti di lavoro e la dignità dei lavoratori serve cacciare la mafia e le sue infiltrazioni dalla nostra terra. Non citarla nemmeno commentando un sequestro per mafia non è nella storia del sindacalismo antimafia siciliano.

E che significa poi essere “in balìa ormai di troppe variabili etiche, economiche, identitarie”? Forse un sequestro di mafia è un impiccio, un disturbo?

E che significa ancora “esprimere rammarico perché ancora una volta, come accaduto per situazioni altrettanto difficili quando ad essere sotto la lente dell’autorità giudiziaria è stata certa imprenditoria catanese, sono in gioco patrimoni di alto valore e risorse umane”? Forse la magistratura deve fermarsi, deve scegliere il silenzio, l’omertà, non deve toccare certa imprenditoria?

Sembriamo negli anni 80, negli anni dei cavalieri dell’apocalisse mafiosa. Quando i sindacati decisero di andare a braccetto coi cavalieri in cambio della tutela dei posti di lavoro. Quando i sindacati persero la dignità e poi si persero pure i posti di lavoro.

Spero che le tante e i tanti lavoratori iscritti a questi sindacati possano alzare la testa e trovare il coraggio di pronunciare parole diverse.

Viva Placido Rizzotto, viva Salvatore Carnevale!”

 

a cura di iena al Servizio delle Destre Marco Benanti.


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