di iena memoria d’elefante marco benanti
Partiamo dalla notizia: il 14 dicembre prossimo, a Cittàinsieme, è previsto un confronto fra l’assessore comunale al bilancio Giuseppe Girlando e una delle pochissime voci d’opposizione vera a Catania, il consigliere comunale Manlio Messina. Al centro dell’incontro la situazione economico-finanziaria del comune: una condizione da predissesto. Dopo quanto ha scritto la Corte dei Conti qualche giorno fa, nemmeno i più disonesti intellettualmente che ancora hanno il coraggio di appoggiare questa “amministrazione-disastro” hanno molti argomenti per difenderla.
Certo che a tornare indietro nel tempo si scoprono cose divertenti, per dirla così: o meglio, in una città appena meno indecente di questa in tema di condizione economico-finanziaria dell’ente comune sarebbero accadute ben altre cose. Anche perché la memoria, malgrado il “sistema Catania”, esiste ancora.
Abbiamo così trovato un articolo dell’ 8 ottobre 2008, pubblicato sul “Giornale di Sicilia”. Allora, nei “tempi bui” della “destra” allo stesso tavolo, a “Cittàinsieme”, erano il prof. di economia Maurizio Caserta, il comunista (molto) italiano Orazio Licandro e padre Salvatore Resca.
A quei tempi il sindaco Raffaele Stancanelli li accusava di “disfattismo”, in quanto responsabili, a suo dire, di volere il “dissesto”. Tutto nasceva da un’altra assemblea (allora sul tema dissesto, i dibattiti fioccavano…) nel mese di settembre.
Il clima in sala, quel giorno di ottobre, era molto “caldo”: non mancavano cartelloni con scritte precise: “chi sbaglia deve pagare”. Proprio lo stesso clima che si respira da quando il podestà Bianco “governa” Catania.
E cosa affermavano i protagonisti? Caserta indicava nel “partito del dissesto” proprio quello del sindaco (Stancanelli).
“C’è una totale assenza dell’etica della responsabilità” aggiungeva Resca. Riferendosi alle onerose consulenze assegnate dal sindaco.
Proprio così: e oggi? Che ne penserà padre Salvatore, ad esempio, degli incarichi professionali per il collegio di difesa del comune?
E il comunista (molto) italiano Licandro cosa diceva allora? “Questa maggioranza politica di fatto opera in regime di dissesto, e lo dimostrano tutte le aliquote che raggiungono quasi il valore massimo, ma senza volerne pagare le conseguenze”. Sante parole, si direbbe, vista la Catania di oggi 2015, pardon di allora.
E cosa aggiugeva Licandro? “Il sindaco accetti un confronto pubblico. L’ho già chiesto più volte, ricevendo in risposta soltanto insulti”. Capito, “ricevendo in risposta soltanto insulti”. Meno male che non c’è più Stancanelli, perché, almeno gli insulti, non dovrebbero esserci più come “risposta politica”. Ma è proprio così? Comunque, per il resto, per un “buon resto”, Stancanelli inteso come forze di maggioranza, c’è ancora: è tutto nell’amministrazione Bianco. Assieme al comunista (molto) italiano Orazio Licandro.
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