di iena dei conti marco benanti
Non si è fatto attendere molto, ma alla fine l’ “uragano” Amt in liquidazione ha colpito Palazzo degli Elefanti con una potenza ragguardevole. Dopo settimane di quasi “depistaggi”, secretazioni, autorizzazioni negate, pubbliche denunce in consiglio comunale e non, varie ed eventuali, alla fine, i documenti, come i famosi puddicini, sono venuti fuori ed il contenuto è davvero micidiale sia per il sindaco che per i suoi “centurioni”. In sintesi: i soldi dell’Amt non si dovevano toccare, i famosi 42 milioni (che in realtà scopriamo essere 44 milioni), dovevano rimanere al loro posto, cioè nei conti correnti bancari intestati alla Amt in liquidazione e adesso le dichiarazioni a mezzo comunicato ufficiale rilasciate sia dal ragioniere capo del comune, Massimo Rosso che dal commissario liquidatore, Roberto Giordano assumono un significato duplice: da un lato lo stile roboante, quasi infastidito con il quale hanno liquidato le critiche all’operazione sino a spingersi quasi a deridere chi giustamente denunciava pubblicamente, dall’altra il tentativo di liquidare velocemente le voci connesse all’irregolarità dell’operazione che -a detta del consigliere Manlio Messina in consiglio comunale”- configurava diversi reati”.
Adesso, finalmente, si riesce a poter leggere questo documento che mette a nudo tutte le leggerezze (reati?) commessi in questa vicenda, nell’ordine: il Collegio dei Revisori della Amt in liquidazione si pronuncia chiaramente sul fatto che “le disponibilità finanziarie trasferite (44 milioni, ndr) si riferiscono ad una anticipazione di liquidità vincolata al soddisfacimento dei debiti certi…” ed aggiunge come “il trasferimento dei fondi (44 milioni, ndr) abbia violato quanto disposto dal DL35/2012”.
Lo stesso Collegio si esprime chiaramente sul fatto che “non vi è alcun presupposto giuridico che consenta il trasferimento delle suddette somme (44 milioni, ndr) dai conti correnti Amt alle casse comunali” e altresì “per il ‘riversamento somme per chiusura liquidazione Amt’, in quanto non sono state rispettate le norme sull’estinzione previste dal DPR902/86 e dallo statuto aziendale”.
E cosa più grave in assoluto, perché ragionevolmente certi che ne sia già stata spesa una parte consistente “Intima al commissario liquidatore di provvedere immediatamente al riversamento nei conti correnti Amt in liquidazione dei fondi trasferiti alle casse comunali (44 milioni, ndr) onde evitare perdite di interessi attivi che maturavano e che dovranno maturare”: in quest’ultimo caso sembra che la perdita a causa del trasferimento -solo di interessi- si attesti su diverse centinaia di migliaia di euro annui.
Di fatto, non esiste, quindi, nessuna chiusura della liquidazione, né esiste traccia della conclusione delle necessarie e relative procedure burocratiche ed amministrative.
Rilette oggi, le dichiarazioni di Rosso a proposito delle denunce di Manlio Messina “…di distratto c’è soltanto chi ha letto le carte senza alcuna attenzione e solo con interessata faziosità” e “sventolare dei pezzi di carta urlando può anche servire a sollevare clamore, ma i numeri sono numeri e le leggi sono leggi…” e quelle di Giordano “…la mia è stata un’azione del tutto trasparente: dal primo agosto scorso tutti gli atti relativi alla liquidazione sono depositati a Palazzo degli elefanti a disposizione degli uffici competenti…” sembrano evidenziare tratti caratterizzati da dilettantismo, spregiudicatezza e magari qualche non verità, con il quale sono state portate avanti queste operazioni contabili che evidentemente non avevano l’obiettivo di liquidare alcunché se non quello di utilizzare quei soldi per altre motivazione che niente avevano a che fare con l’Amt in liquidazione.
Al riguardo, vorremmo sentire cosa ha da dire il nuovo capo di gabinetto, Spampinato, potrebbe essere illuminante? Ne dubitiamo. E dal podestà? Forse, per salvare la faccia sacrificherà qualcuno dei suoi “centurioni”? Potrebbe accadere che, come tutte le tristi vicende come questa, chi è servito potrebbe non…servire più?
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