Cronache del Regime catanese: mentre si tenta di screditare l’opposizione (vera), arriva il “soccorso” del centrodestra. Che governa con Bianco, come prima, più di prima

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di iena al Servizio della Reazione Marco Benanti

Il Palazzo è nervoso. Vive un periodo di crisi politica profonda. Che dura da tempo.  E come tutti i regimi che si rispettano, in queste condizioni, ha bisogno di invetarsi “nemici”, che puntualmente “fanno il gioco” di qualcosa. Il centrosinistra, da questo punto di vista, ha “brevettato” da molto tempo uno “schemino” per idioti politici. Che serve sempre. Quale? Quello di accusare chi non si allinea di “fare il gioco della destra”.

Ed ecco, magistralmente come suo costume, arrivare il “segretario in trasferta” del Pd (lo chiamano partito democratico) Enzo Napoli. Che ha “sentenziato”:  “nessuno sentiva la mancanza di un ex sindaco, come Stancanelli, che è stato chiaramente sfiduciato dai catanesi al primo turno nel 2013 contro Enzo Bianco. Stancanelli dice di aver fatto meglio dei disastri finanziari del suo predecessore Scapagnini, ma in realtà non c’erano più soldi per creare un altro buco di bilancio. Resta il fatto che al Piano di rientro voluto da Stancanelli mancano un centinaio di milioni di euro di debiti da contenzioso non previsti e che la sua amministrazione non ha saputo o voluto utilizzare il DL 35 che ha permesso al Comune di pagare 450 piccole e medie aziende e salvare centinaia di posti di lavoro. Stancanelli è passato, rapido come una meteora e di lui non ci ricordiamo quasi nulla, come hanno certificato i catanesi.”  

L’avvio è stato fulminante: parole che confermano l’autonomia politica della guida del Pd sotto l’Etna. Magari un piccolo dettaglio sfugge al “segretario in trasferta” (lavora a Palermo, in Regione): che l’amministrazione Bianco ha ripreso, talora peggiorandole, molte cose fatte dall’amministrazione Stancanelli. Ma non possiamo chiedere al segretario del maggior partito italiano (è anche il partito del sindaco) di arrivare a dire anche questo. Quando si è schierati mani e piedi con chi comanda “tutto questo” sarebbe impresa quasi titanica.  

Ma andiamo avanti e andiamo all’apoteosi di Napoli:

“lo invitiamo, per carità di patria, a non fare paragoni con Enzo Bianco che, solo per fare qualche esempio, ha ridato a Catania credibilità a tutti i livelli, ha lavorato per riportare le navi da crociera in città, sta completando la metropolitana, ha avviato la raccolta rifiuti porta a porta, ha firmato il Patto per Catania con Renzi per ben 700 milioni di opere. E ci fermiamo qui. Il paragone tra Stancanelli e Bianco è assolutamente impietoso.

Dalle parole di Stancanelli emerge però un elemento singolare: gli unici esponenti politici citati e difesi dall’ex sindaco nella conferenza stampa di oggi sono Maurizio Caserta, cui Stancanelli affidò gli Stati generali, e Matteo Iannitti. Nelle passate elezioni i tre erano ufficialmente concorrenti come candidati a sindaco. In realtà Caserta e Iannitti, che non avrebbero mai potuto vincere, avevano il solo compito di togliere voti a Bianco e favorire Stancanelli e tutt’oggi sono tra i più acerrimi nemici del sindaco. Un’unione bocciata dai cittadini e che oggi, sorprendentemente, è stata riproposta.”

Insomma,  lo “schemino” utile forse per suggestionare idioti politici è riproposto: Caserta e Iannitti avrebbero “lavorato” per la destra! Diamine, che novità! Un argomento polemico che segue un “ragionamento” tirato fuori per l’ennesima volta contro chi non si allinea. E chi lo tira fuori? La “guida” del partito che sta in giunta con la destra, cioè con pezzi della vecchia amministrazione Stancanelli (ex lombardiani, ex leanziani in primis). Insomma, chi ha aderitto ad una operazione politica che ha tenuto di fatto la destra al governo, accusa altri (quelli che non ci stanno) di avere operato a favore della destra! In italiano, questo si chiama MISTIFICAZIONE. 

Insomma, il Palazzo è nervoso, è in crisi e puntuale si cerca di sostenerlo con “uscite” che confermano quanto di disperazione politica e di incapacità di affrontare il MONDO REALE c’è in chi guida (o meglio pensa di guidare) una città in caduta libera qual è Catania oggi.  

Intanto,  il MONDO REALE (non quello virtuale del Palazzo) dice che il centrodestra catanese sostiene l’amministrazione Bianco.  Ieri sera, grazie all’apporto decisivo di “Grande Catania” –ma non solo- è finalmente passata la delibera sul piano di rifiuti. Che arrancava da tempo, “vittima” della crisi politica dell’amministrazione Bianco.

E invece cosa è accaduto? C’è chi ha consentito di mantenere il numero legale: l’astensione di Catania Futura e di Progetto Popolare e sopra ogni cosa i “no” di Andrea Barresi e Giuseppe Castiglione del gruppo Grande Catania.

Evidentemente, la visita a Palazzo del senatore Antonio Scavone, sabato 28 maggio, non è stata vana! Proprio lui, il “lombardiano”. Ma questi voti un tempo –al naso dei “democrati catanesi”- non “puzzavano”? Evidentemente no.  Ma non tutti sono uguali: il vicecapogruppo di “Grande Catania” Sebastiano Anastasi ha scritto sulla sua bacheca facebook:

“Impossibile andare avanti! – E con questa seduta di consiglio comunale ho concluso. Ho votato e difeso gli emendamenti di tutti i colleghi anche di partiti diversi, nonostante molti di questi fossero inspiegabilmente assenti ma alla fine ho abbandonato i lavori. Non ci sono oggi a Catania le condizioni per poter fare un’opposizione costruttiva seria e intelligente…..questo tipo di aula non mi appartiene”.

Segretario Napoli si è accorto di tutto questo? Ecco il centrodestra, cari “democratici catanesi”. Il centrodestra che tiene in piedi l’amministrazione Bianco. Che, frattanto, “scrittura”, dopo una grottesca giornata in marcia, per il suo “set cinematografico” -l’ennesima intitolazione- anche l’Anpi, per l’ennesima pagina da “Istituto Luce” in “versione partigiana”. L’elenco dell’associazionismo che va a braccetto col Palazzo s’allunga.

La maschera è caduta, ancora una volta. Aveva ragione il Presidente Giambattista Scidà (a lungo voce libera nel deserto della consociazione del “sistema Catania”). Aveva capito e sosteneva:

“… anche a Catania aveva alloggio la Signora: quella certa Signora senza della quale non c’è democrazia che non sia menzogna. Ci aveva alloggio, e il suo nome era inciso “Opposizione”, sopra una grande targa, sempre tirata a lucido, ma era inutile cercarcela, perché al suo posto si faceva sull’uscio un uomo, il Signor Consenso.”  

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Redazione Iene Siciliane

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